Da un certo punto di vista, si può parlare di vittoria annunciata. Il trionfo alle elezioni regionali della formazione di destra anti-immigrati tedesca della AfD è il logico epilogo di mesi di furibonda polemica politica contro le politiche di Angela Merkel nella gestione dell'emergenza profughi.
Da settimane la destra e l'ultradestra erano in crescita nei sondaggi, mentre le manifestazioni degli anti-islamici di Pegida vedono aumentare i partecipanti ormai da quasi due anni. Quello dell'ascesa delle formazioni di destra severe de aggressive contro gli eccessi dell'immigrazione incontrollata - e da più parti descritte come populiste - è però un fenomeno che riguarda tutta Europa, a partire da quella centro-settentrionale.
A fare scuola è stata l'Ungheria di Viktor Orban, promotore di una riforma dello Stato in senso nazional-conservatore e costruttore del primo muro anti-migranti nel cuore del Vecchio Continente. Quindi è stata la volta degli altri componenti del "gruppo di Visegrad", l'alleanza che unisce i magiari a polacchi, cechi e slovacchi: altri tre popoli che hanno eletto governi fieramente critici verso le politiche migratorie della Merkel e disposti a (quasi) tutto per evitare al proprio Paese l'ondata di profughi che ha interessato la rotta balcanica.
Nella Mitteleuropa, anche governi di centrosinistra come quello austriaco o quello slovacco hanno iniziato ad adottare politiche di centrodestra in fatto di migranti: chiusura dei confini, controlli serrati, osservanza scrupolosa del trattato di Dublino (che scarica l'onere dell'accoglienza sui Paesi Ue di primo ingresso).
Così hanno fatto esecutivi a guida moderata come quelli di Croazia e Slovenia, ma anche i "tradizionalmente accoglienti" scandinavi: Danimarca, Svezia e Finlandia hanno reintrodotto a vario titolo i controlli in dogana, promesso di rimpatriare i migranti che non abbiano ottenuto la protezione internazionale e rifiutato di accoglierne altri. Sotto la pressione, tra l'altro, di gruppi nazionalisti e populisti in forte ascesa, come i Veri Finlandesi di Timo Soini e i Democratici Svedesi di Jimmie Akesson.
Per non parlare dei nazionalisti olandesi e fiamminghi che da tempo denunciano i pericoli di un'immigrazione senza controlli disgiunta dall'integrazione. E del Front National di Marine Le Pen, riuscito nell'impresa di insidiare il bipolarismo a trazione europeista tra socialisti e repubblicani.
In Italia cresce la Lega Nord, capace in poco meno di due anni di triplicare i consensi e sfidare il governo di Matteo Renzi. Che però, a differenza dei colleghi europei e tira dritto per la sua strada, continua a ripetere: accogliamo tutti, senza se e senza ma.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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