Lo stesso aereo. Lo stesso pilota. Due finali diversi. Roman Volkov, con 3.500 ore di volo alle spalle, alla cloche del Tu-154 del Ministero della Difesa russo era riuscito a portare a termine un atterraggio d'emergenza il 29 aprile 2011. Allora velivolo ed equipaggio riuscirono a sottrarsi alla furia del vento e a mettersi in salvo: la manovra disperata del pilota permise di tornare sulla pista dell'aeroporto militare moscovita di Chkalovsky.
La stessa striscia d'asfalto dalla quale il Tupolev inabissatosi a poche miglia dalla costa era partito alla volta di Sochi per quella che doveva essere la sua destinazione finale: la base russa in Siria per i festeggiamenti di Capodanno.Ora Roman Volkov giace ora a 70 metri di profondità nel Mar Nero.
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