Era da anni che non si assisteva a un dissidio così forte tra l'Unione europea e uno stato membro. Le scintille tra la Polonia e l'Ue durante l'assemblea plenaria del Parlamento europeo testimoniano che lo scontro è altissimo. Un altro dettaglio: il primo ministro polacco, Mateusz Morawiecki, ha cancellato la conferenza stampa prevista dopo il dibattito. Non sono state fornite spiegazioni, ma si intuisce che la tensione è alle stelle.
"Rigettiamo il linguaggio delle minacce e del fatto compiuto - ha detto Morawiecki in aula -. Non permetterò che politici Ue ricattino la Polonia: il ricatto non deve essere un mezzo per le politiche condotte nei confronti di uno Stato membro. Siamo un Paese fiero: abbiamo una delle storie più antiche come Stato e come democrazia. Nel 1939 abbiamo combattuto il Terzo Reich e nel 1991 Solidarnosc ha combattuto contro un altro sistema totalitario".
Altrettanto dura la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen: "Non possiamo permettere e non permetteremo che i nostri valori comuni siano messi a rischio. La Commissione agirà e le opzioni sono tutte note. La prima opzione è la procedura d’infrazione per impugnare legalmente la sentenza del Tribunale costituzionale polacco".
Per ritrovare un clima così aspro dobbiamo ripensare alla Brexit, l'uscita del Regno Unito dall'Ue, decisa da un referendum del giugno 2016 e avvenuta, ufficialmente, il 31 gennaio 2020. Alle elezioni europee del 2014 il Partito indipendentista del Regno Unito (Ukip) si affermò come prima forza politica con il 27.49% dei voti, con 24 seggi sui 73 assegnati al Regno Unito. Il suo leader, Nigel Farage, per anni si vantò del suo ruolo di "serpe in seno" nell’Europarlamento, fin dal suo primo ingresso nell'aula di Strasburgo (1999). Ma le invettive di Farage contro l'Europa facevano parte della normale dialettica politica parlamentare. Altra cosa è lo scontro tra uno stato e l'Unione.
Andando ancora più indietro nel tempo, torna in mente il duro braccio di ferro tra l'Europa e Margaret Thatcher, primo ministro britannico, avvenuto nel giugno 1985. Teatro dello scontro il Castello Sforzesco di Milano. Durante un Consiglio europeo l’Italia riuscì a fare asse con la Francia e la Germania dando vita a un nuovo Trattato con l’obiettivo di rafforzare la Comunità economica europea (Cee). La Thatcher, fortemente euroscettica, tentò strenuamente di opporsi a ogni cambiamento, rivendicando il diritto di veto. Ma il capo del governo italiano, Bettino Craxi, riuscì a far passare la regola della maggioranza, superando il voto all’unanimità per cui bastava solo un no per far saltare ogni delibera. Fu una svolta epocale per l’Europa. In quel Consiglio europeo si posero le basi per la nascita dell'Unione europea.
Oggi, nel dissidio tra Polonia e Ue, si torna a parlare delle regole e dei trattati. Morawiecki sottolinea che l'Unione Europea "non è uno Stato, gli Stati membri restano padroni, sovrani dei trattati. Sono gli Stati membri che decidono quali competenze delegare all'Ue".
Von der Leyen risponde dicendosi disposta a trattare, ma non sui "valori comuni". Lo scontro è durissimo. In ballo c'è il futuro dell'Europa e la scelta su quale modello avremo nei prossimi decenni per la convivenza dei popoli del Vecchio Continente.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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