Ne ha viste tante nella sua vita Luiz Inacio Lula da Silva, settantasette anni a ottobre, ex presidente del Brasile dal 2003 al 2011. Dalle stelle alle stalle, dal massimo potere politico all'onta del carcere dopo uno scandalo giudiziario. Ora, con la fedina penale pulita (vedremo più avanti come), vuol tornare in politica. E ha deciso di riprovarci per la carica più importante, quella di presidente.
La vita poverissima, gli studi lasciati dopo la quarta elementare, il lavoro come lustrascarpe a 12 anni e poi in fabbrica. Dopo un incidente sul lavoro perse il dito di una mano e iniziò a interessarsi all'attività sindacale, in un periodo difficile, in piena dittatura, in cui l'idea di voler rappresentare i diritti dei lavoratori non era ben vista da chi guidava il Paese. Nel 1978, a 33 anni, ottenne la guida dell'organizzazione dei lavoratori dell'acciaio di Sao Bernardo do Campo e Diadema, una delle zone più industrializzate del Paese. Nel 1980, in piena dittatura, insieme ad altri intellettuali, professori universitari e sindacalisti diede vita al Partito dei lavoratori (Partido dos Trabalhadores), con cui due anni dopo si candidò come governatore di San Paolo, senza risultare eletto. Fu l'inizio della sua lunga carriera politica, passata dal'ingresso al Congresso nel 1986 e culminata con l'elezione a presidente il 27 ottobre del 2002, con il 61% dei voti. Quattro anni dopo, nel 2006, fu rieletto con il 60% dei voti.
I suoi guai (giudiziari) iniziarono nel 2016, quando rimase coinvolto nell'Operazione Autolavaggio, che lo vide accusato di aver ricevuto tangenti dall'azienda Petrobras oltre a favori di vario tipo da altre imprese. La presidente in carica, Dilma Rousseff, lo nominò ministro ma la decisione venne bloccata dalla giustizia. Il 7 aprile 2018, dopo la condanna a suo carico, si consegnò alla Polizia e fu portato nel carcere di Curitiba per scontare la pena che gli era stata inflitta. La sua candidatuta alla presidenza fu annullata, in virtù dell'arresto, ma in seguito il Comitato per i diritti umani dell'Onu dichiarò che Lula avrebbe dovuto potersi candidarsi alle elezioni, in quanto nei suoi confronti non c'era ancora una sentenza definitiva. Dopo aver scontato 580 giorni dietro le sbarre, la Corte suprema brasiliana stabilì che gli imputati , come lui, in attesa di sentenza definitiva potessero tornare in libertà. La vicenda giudiziaria per Lula si chiuse il 7 marzo 2021: per lui fu un giorno di grande festa, in quanto il Tribunale supremo federale lo prosciolse da ogni accusa, restituendogli l'onore e i pieni diritti politici.
Dopo poco più di un anno Lula ha ha reso noto di volersi candidare per un terzo mandato presidenziale. "Siamo tutti pronti a lavorare non soltanto per la vittoria (alle presidenziali, ndr) del 2 ottobre - ha detto - ma per la ricostruzione e la trasformazione del Brasile, che sarà un compito più difficile rispetto a ottenere la vittoria alle elezioni". Mentre parlava ad ascoltarlo c'erano circa 4mila sostenitori pieni di entusiasmo per la nuova sfida del loro eroe.
Vera e propria icona della sinistra anche al di fuori dell’America Latina, Lula ha gettato il guanto di sfida al presidente di destra Jair Bolsonaro. Quest'ultimo è in difficoltà, stando ai sondaggi, anche se nelle ultime settimane sta risalendo. La "battaglia" tra Lula e Bolsonaro sarà durissima, com'è facile immaginare.
Due figure lontanissime per ideali politici e stili di vita, si sfideranno presentandosi al giudizio degli elettori il prossimo 2 ottobre e, all’eventuale ballottaggio in programma il 30 ottobre.Dopo essere finito in carcere, vittima (a suo dire) di una vera e propria persecuzione giudiziaria, Lula ora vuole la sua vendetta. E per farlo ha in mente di riprendersi il potere.
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