Tecniche di tortura differenti, tutte accuratamente dettagliate in un rapporto della commissione Intelligence del Senato statunitense, che ieri ha pubblicato un estratto delle migliaia di pagine prodotte per documentare le tecniche di interrogatorio impiegate dalla Cia dopo l'undici settembre, nell'era Bush.
Metodi applicati nelle prigioni in Afghanistan o nell'Est europeo, per convincere a parlare detenuti che - a torto o a ragione - si consideravano vicini e informati sulle mosse di al Qaeda. E che, a secondo della parte politica a cui si chiede, hanno funzionato o meno. Sono convinti della loro utilità i repubblicani, lo è molto meno Obama, che ieri ha chiesto che situazioni simili non si ripetano mai più.
Colpi all'addome, schiaffi in viso
Per umiliare il detenuto e costringerlo a parlare, chi si occupava dell'interrogatorio schiaffeggiava i detenuti violentemente all'addome con il dorso della mano. Un metodo utilizzato da prima del 2004 e approvato dal dipartimento di Giustizia,
Oppure l'agente schiaffeggia in volto il prigioniero, a mani aperte, tra mento e orecchio, per umiliarlo e spaventarlo.
Presa per il collo e presa facciale
La prima tecnica è stata descritta dall'ex consigliere della Cia John Rizzo nel libro Company Man. Consiste nell'afferrare il detenuto per il collo e tirarlo a sé. Nel secondo caso l'agente tiene il detenuto per la testa, costringendolo all'immobilità.
Confinamento soffocante
Il detenuto viene rinchiuso in una scatola, dove rimane fino a diciotto ore, spessa grande appena per entrarci. In alcuni casi, come con Abu Zubaydah, per oltre quattro anni nelle prigioni segrete della Cia perché accusato di fare parte di al Qaeda, vennero anche messi insetti nella scatola.
Dieta, privazione del sonno
Per rompere la resistenza dei prigionieri, gli agenti spesso utilizzavano un passaggio da cibi solidi a liquidi o obbligavano le persone a restare sveglie fino a 180 ore, in piedi o in posizioni di stress, ma anche con le mani legate dietro la testa. Almeno cinque persone sono state sottoposte a questo trattamento abbastanza a lungo da soffrire di allucinazioni e in due casi la Cia ha continuato la pratica.
Nudità, posizione di stress
Ad altre tecniche i carcerieri sommavano il disagio dato ai prigionieri dal dovere rimanere nudi.
Costretti a restare seduti sul pavimento, a gambe distese con le braccia sopra alla testa, o in ginocchio con la schiena all'indietro di 45 gradi, provavano anche un forte disagio muscolare.
In piedi contro il muro, lanci contro il muro
Spesso i prigionieri venivano posti a circa un metro dal muro, con le braccia distese e le dita che quasi toccavano la parete, costretti a rimanere in questa posizione per un tempo indefinito. Altre volte gli agenti lanciavano i detenuti contro il muro. Accade tanto a Zubaydah quanto a Khalid Sheikh Mohammed, uno dei leader di al Qaeda.
Waterboarding, immersione in acqua, roulette russa
Tra le tecniche più condannate quella del "waterboarding", l'annegamento in acqua realizzato mettendo un panno umido sulla faccia del detenuto e poi versandoci sopra acqua, fino a sfiorare la morte. Un metodo che provoca vomito e convulsioni.
I prigionieri venivano anche posti su un telo sul pavimento, sul quale poi venivano versate acqua fredda o ghiacciata. Non di rado a questo tipo di tortura si aggiungevano anche posizioni di stress.
In almeno un caso un detenuto è stato obbligato a puntarsi la pistola alla tempia, come in una roulette russa. In altri casi sono state inflitte delle scosse elettriche.
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