Viktor Orban potrebbe presto ricevere una lettera da Bruxelles contenente la formalizzazione della minaccia di avvio di una procedura d'infrazione contro l'Ungheria. La notizia era nell'aria da tempo, ma fonti della Commissione segnalano che presto l'Unione Europea potrebbe avviare ufficialmente il braccio di ferro con Budapest sulla discussa legge presentata dal partito del premier, Fidesz, pensata contro la pedofilia ma che contiene elementi ritenuti suscettibili di colpire la comunità Lgbt. Firmata di recente dal presidente ungherese Janos Ader, la legge è entrata in vigore a fine giugno.
Con la nuova legge sarà possibile vietare o censurare libri per ragazzi che parlano apertamente di omosessualità e non sarà permessa la diffusione di campagne pubblicitarie pro-Lgbt rivolte ai minori.
I leader europei, da Angela Merkel a Mario Draghi, hanno ritenuto una forzatura la mossa di Orban e hanno accusato il premier magiaro di rompere col consenso generalizzato in campo europeo sulla tutela degli omosessuali. Il premier si è difeso sottolineando che i precetti della legge “non riguardano l’omosessualità”, bensì “la difesa dei diritti dei bambini e dei genitori. Le leggi riguardano il modo in cui i genitori vogliono educare i figli”. Spiegazione ritenuta non soddisfacente da Bruxelles, ora pronta al pugno duro.
Rai News 24 ha avuto modo di apprendere che "le spiegazioni di Budapest a Bruxelles, non sono state considerate soddisfacenti, e salvo cambiamenti di rotta da parte del governo di Orban, l'apertura di una procedura di infrazione appare inevitabile", anche se la lettera non è ancora stata ufficialmente mandata. L'1 luglio scorso la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, durante la conferenza stampa congiunta con il primo ministro sloveno Janez Jansa a Lubiana aveva annunciato la possibilità di una lettera di messa in mora, primo passaggio fondamentale per la procedura di infrazione.
La violazione contestata dalla procedura di infrazione, ai sensi degli Articoli 258 e 259 TFUE, avvia un processo che può portare a sanzioni di vario tipo o alla richiesta esplicita di ritirare una norma, un provvedimento, un regolamento emesso dallo Stato a cui la violazione è imputata o da enti ad esso legati. Inviata la lettera, al Paese sotto inchiesta è concesso un termine di due mesi entro il quale presentare le proprie osservazioni ma, qualora esso non risponda alla lettera di messa in mora nel termine indicato oppure fornisca alla Commissione risposte ritenute insoddisfacenti, quest'ultima può riservarsi ulteriori azioni. La Commissione ha la possibilità di emettere il cosiddetto parere motivato con il quale accerta come fatto e con il crisma del diritto l'inadempimento contestato allo Stato indagato, chiamato a sanare l'asimmetria.
Nel caso ungherese è chiaro che la violazione contestata sarà la legge in sè, ritenuta in contrasto con l'impegno comunitario per i cittadini Lgbt, e la richiesta consisterà nella sua eliminazione. Una mossa che difficilmente Orban potrà assecondare: venerdì scorso Orban ha accusato il premier olandese Mark Rutte, tra i più duri critici della sua legge, di un atteggiamento "coloniale" per le sue prese di posizione.
La faglia tra Budapest e Bruxelles si sta dunque gradualmente dilatando. L'avvio ufficiale di una procedura d'infrazione aprirebbe n procedimento lungo e complesso che può culminare in uno strappo tra le due parti. Il Financial Times dal Regno Unito accusa Orban di utilizzare ad arte il tema Lgbt, "creando un avversario artificioso mentre lavora per depotenziare le fondamenta politiche e giudiziarie della democrazia ungherese", mentre l'analista conservatore statunitense Rod Dreher ha scritto sull'American Conservative che in questa fase l'Unione Europea "derubrica la legge come contraria a un’Unione europea dove sei libero di essere chi vuoi essere e dove sei libero di amare chi vuoi. Ma la legge ungherese non vieta l’omosessualità o l’essere transgender", aggiunge Dreher, che dà voce alla critica di Orban che ha accostato l'Unione Europea all'Unione Sovietica.
La questione Lgbt è dunque sempre più divisiva, cartina di tornasole e strumento politico della rivalità tra la nazione posta al cuore dell'Europa e il suo centro politico a Bruxelles. Le conseguenze di una procedura d'infrazione non sono predeterminabili in partenza: di fronte a una polarizzazione tanto ampia bisogna attendersi di tutto.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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