Con l’avvicinarsi dei prossimi appuntamenti elettorali in Europa, a partire dalle elezioni parlamentari in Olanda del 15 marzo, in cui il Partito della Libertà (Pvv) del leader anti-Ue e anti-Islam, Geert Wilders, è largamente in testa nei sondaggi, è scattato l’allarme sulle possibili interferenze russe nelle prossime competizioni elettorali.
Dopo le accuse, che Mosca ha sempre rispedito al mittente, sul possibile coinvolgimento del Cremlino negli attacchi hacker ai server del Partito Democratico durante le scorse presidenziali americane, tra gli establishment europei si è già diffusa la psicosi sulle possibili interferenze russe nei processi elettorali, anche nel Vecchio Continente. A dirlo è il New York Times, secondo cui i “funzionari di tutta Europa” starebbero lanciando segnali di allarme sul presunto attivismo russo volto ad interferire nell’esito delle prossime elezioni "in Francia, Germania e, nel caso in cui si votasse quest’anno, anche in Italia".
I servizi di sicurezza olandesi, scrive il quotidiano statunitense, hanno asserito, infatti, che negli ultimi mesi sono stati registrati centinaia di tentativi di violazione dei server delle agenzie governative e commerciali dei Paesi Bassi da parte di Paesi stranieri, ed in particolare della Russia. E secondo un quotidiano locale, il Volkskrant, a cercare di penetrare i sistemi governativi olandesi sarebbero stati gli stessi gruppi di hacker russi che hanno sottratto le email dai server del Comitato Nazionale Democratico. Accuse simili sono arrivate, negli ultimi giorni, dal governo norvegese, dal ministro della Difesa britannico, che “ha accusato Mosca di usare la disinformazione come un’arma”, e da “funzionari tedeschi, francesi e italiani”, che hanno denunciato “ingerenze da parte di sostenitori” della politica del Cremlino.
Il rischio, secondo il quotidiano statunitense, quindi, è che attraverso gli hacker e le cosiddette “fake news”, Mosca riesca ad orientare a suo favore l’esito delle prossime elezioni in programma in Europa. Già all’epoca del referendum dell’aprile 2016 sulla ratifica dell’accordo di associazione tra Ue ed Ucraina, infatti, secondo il quotidiano della Grande Mela, alcuni partiti, come quello Socialista di Harry Van Bommel, avrebbero sostenuto, più o meno consapevolmente, gli interessi del Cremlino, attraverso la loro propaganda contro “il governo filo-occidentale dell’Ucraina”. In quell’occasione oltre il 60% degli olandesi votarono, infatti, contro l’accordo, esprimendo un risultato favorevole agli interessi di Mosca.
E, sebbene il leader populista olandese, Geert Wilders, a differenza dei suoi alleati europei, come Marine Le Pen, Frauke Petry o Matteo Salvini, non abbia mai espresso pubblicamente simpatia nei confronti del capo del Cremlino, per il New York Times, anche l’eventuale vittoria del suo partito alle prossime elezioni parlamentari andrebbe tutta a favore di Vladimir Putin. I suoi proclami anti-europeisti, infatti, per il quotidiano statunitense indeboliscono l’Ue e, di conseguenza, rafforzano la posizione della Russia.
I servizi segreti olandesi hanno però riconosciuto come “sia estremamente difficile misurare la scala di eventuali interferenze sponsorizzate dalla Russia, poiché gli sforzi di Mosca per influire sulla pubblica opinione avvengono in una zona d'ombra tra la diplomazia e l'intelligence".
E nei fatti, ammette, infine, pure il New York Times, non ci sono “prove concrete che la Russia, o singoli cittadini russi, siano al lavoro per modificare il regolare svolgimento dei processi elettorali in Europa”. Ma dopo il caso americano e con il rischio dell’avanzata “populista”, la psicosi da hacker russi, ormai si è già diffusa anche in Europa.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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