Da al Qaeda a Boko Haram la multinazionale del terrore che lotta contro l'Occidente

Da al Qaeda a Boko Haram: decine di organizzazioni che non dialogano tra loro, ma tutte con l'obiettivo di distruggere l'Occidente

Da al Qaeda a Boko Haram la multinazionale del terrore che lotta contro l'Occidente

Al Qaeda in Yemen è una delle reti terroristiche internazionali più agguerrite e attive. Il nome ufficiale è al Qaeda nella Penisola Arabica (Aqap) ed è nata nel 2009 dalla fusione di diverse fazioni jihadiste attive in Yemen e nella vicina Arabia Saudita. Fin da subito si è manifestata come una grave minaccia ai paesi occidentali e ai suoi interessi nella regione mediorientale. Ma non è certo l'unica. La multinazionale del terrorismo islamico spazia dai sanguinari macellai di Boko Haram, che sotto la guida di Abubakar Shekau terrorizzano la Nigeria, ai miliziani di Abubakar Al Baghdadi, che in Siria e Iraq ha fondato il violentissimo Stato islamico (Isis). E ancora: i talebani in Afghanistan, al Shebab in Somalia e tutti i lupi solitari che dall'America all'Europa vivono nelle nostre città.

Il primo leader dell'Aqap è stato Nasir Wuhaishi, che era stato uno stretto collaboratore di Osama bin Laden. Ma ben presto un cittadino americano di origini yemenite, Anwar al Awlaki, è emerso come figura chiave dell’organizzazione. Al Awlaki ha a lungo utilizzato Inspire, rivista online in lingua inglese, per rivolgere il suo messaggio ai seguaci di tutto il mondo e per reclutare nuovi jihadisti. È stato ucciso in un raid eseguito da un drone degli Stati Uniti in Yemen nel 2011. All’epoca, la sicurezza yemenita affermò che anche Wuhaishi era stato ucciso in un raid nel sud dello Yemen, ma nel 2014 il leader terrorista è apparso in un video diffuso a marzo. Al Qaeda nella Penisola Arabica è riuscita a trarre vantaggio dalle rivolte della Primavera araba esplose nel 2011, che hanno costretto anche l’allora presidente yemenita Ali Abdullah Saleh a dimettersi. Grazie ai disordini e all’instabilità scatenati dalla rivolta contro Saleh, Aqap è riuscita a espandere l’area in cui agisce, in particolare nel sud del Paese.

Il mondo del terrorismo è in continuo movimento. Dalla tragedia dell'11 settembre a oggi il risiko è cambiato: il 2014 è stato segnato dall'ascesa dello Stato islamico in Siria e Iraq che, dopo la mattanza di cristiani e ostaggi, ha spinti l'alleanza internazionale a intervenire militarmente. Una missione che sembra aver saldato gli intenti di al Qaeda e Isis. Superate le prime divisioni sulle modalità con cui portare avanti la jihad, le due organizzaazioni hanno iniziato a collaborare dalla fine di settembre quando Jabhat al Nusra denunciò gli attacchi in Siria degli alleati occidentali "una guerra contro l'islam" che richiedeva "una risposta comune". Da quel momento le due organizzazioni hanno smesso di combattersi in Siria. Al loro fianco si sarebbe schierato anche il misterioso gruppo Khorasan considerato dai servizi americani la maggiore minaccia alla sicurezza nazionale perché "impegnato a preparare attentati imminenti".

Sebbene i fronti del terrore siano molteplici, le sigle jihadiste non hanno una regia che le tenga insieme. Il Nord Africa, dopo le primavere arabe, è sicuramente l'area più in fermento. Se nel Maghreb islamico al Qaeda sta cercando di riorganizzarsi dopo i colpi subiti in Mali, la Nigeria è il fronte più caldo. Qui Boko Haram sta schiacciando il governo di Abuja mettendo a ferro e fuoco centinaia di villaggia. Nel 2014 il gruppo guidato da Shekau ha ammazzato oltre 10mila persone e adesso punta a espandere la propria egemonia anche in Camerun. Anche la Libia non è da meno. Secondo Michele Farina sul Corriere della Sera, "l'ex regno di Gheddafi in un paio d'anni è diventato il gran calderone delle milizie più o meno islamiste". In Somalia, invece, al Shebab ha perso il controllo di Mogadiscio ma ha esteso il proprio raggio d'azione in Kenya.

Resta, poi, infuocato il fronte dell'Afghanistan. Nonostante il presidente americano Barack Obama continui la strategia del ritiro, i talebani non sono stati sconfitti.

È qui che, infatti, troviamo le roccaforti delle milizie di etnia pashtun, dove vengono addestrati quei lupi solitari che vengono poi a farsi saltare in aria in Europa. Insomma, la situazione è tutt'altro che sotto controllo.

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