Il Qatar è finito al centro del mirino, con l'accusa, pesantissima, di "flirtare" con i terroristi. La decisione di Arabia Saudita, Emirati arabi uniti, Bahrein ed Egitto di rompere i rapporti diplomatici con Doha rischia di scatenare un putiferio. Ma perché è così importante il Qatar? Retto dalla famiglia al-Thani, con appena mezzo milione di abitanti è un emirato minuscolo ma al contempo ricchissimo emirato. Si tratta infatti di uno dei Paesi più ricchi del mondo, perché ha una straordinaria produzione di petrolio ed è il più grande produttore di gas naturale liquido.
L'importanza del Qatar è anche di tipo strategico: è sede, infatti, di uno dei più importanti fondi sovrani del mondo e ospita Centcom, il comando centrale delle forze armate degli Stati Uniti in Medio Oriente. Da tempo l'emirato è accusato di finanziare il terrorismo, e vive una fortissima tensione con i Paesi vicini, prima fra tutti l’Arabia Saudita. Diversi i fronti che dividono i due Paesi, a partire dal programma nucleare iraniano e dalla crescente influenza di Teheran nelle zone di influenza del regno wahabita, soprattutto Siria, Libano e Yemen.
Ma perché si è arrivati a questa clamorosa escalation della crisi, fino alla rottura dei rapporti diplomatici da parte di Arabia Saudita, Egitto, Bahrein ed Emirti Arabi Uniti? Tutto sarebbe dipeso da alcune dichiarazioni fatte dall’emiro, lo sceicco Tamin bin Hamad Al-Thani: uno scontro avvenuto tre giorni dopo la visita di Donald Trump a Riad. L’agenzia ufficiale qatariota Qna ha pubblicato alcune dichiarazioni, che sarebbero state rese dallo sceicco al-Thani, che criticavano le crescente opposizione a Teheran. In quelle parole al-Thani esprimeva invece il proprio sostegno all’Iran, ma anche ad Hamas, Hezbollah e Israele, suggerendo che Trump non durerà al potere a lungo. Arabia Saudita, Emirati, Bahrein ed Egitto non l'hanno presa bene ed hanno bloccato vari mezzi di comunicazioni qatarioti, compresa al-Jazira. Le dichiarazioni sono state rapidamente cancellate e il Qatar ha accusato gli hacker di essere entrati nel sito, liquidando quelle frasi come "fake news". Ma nonostante le smentite, Sky News Arabia e al Arabiya hanno continuato a pubblicare la notizia.
Ma c'è di più: il 27 maggio l’emiro del Qatar ha telefonato al presidente iraniano, Hassan Rohani, per congratularsi con lui per la rielezione. Un chiaro segnale, questo, rivolto a Riad che da sempre cerca di attrarre il Qatar fuori dall’orbita del regime sciita. La monarchia sunnita considera Teheran il suo nemico "numero 1" e una minaccia alla stabilità regionale. Ma il Qatar condivide anche un enorme giacimento di gas in mare aperto con l’Iran.
La tensione va avanti da tempo. Il Qatar è nel mirino perché accusato dai Paesi del Golfo di dare sostegno agli islamisti, primo tra tutti la Fratellanza Musulmana, il movimento politico sunnita islamico considerato terrorista sia in Arabia Saudita, che in Egitto e negli Emirati. È accusato anche di finanziare Hamas nella Striscia di Gaza ed è stato a lungo il luogo in cui risiedeva Khaled Meshaal, quando era capo del politburo del movimento di resistenza islamico. Il Qatar è stato inoltre tra i principali sostenitori dell’allora presidente islamista egiziano, Mohammed Morsi, disarcionato nel 2013 dall’ex capo delle forze armate, oggi presidente egiziano, Abdel Fattah al Sisi. Da allora i rapporti tra Qatar ed Egitto sono tesissimi.
Nel 2014, proprio a causa dello scontro, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti e Bahrein richiamarono i loro ambasciatori, che tornarono al loro posto solo otto mesi più tardi, quando il Qatar costrinse alcuni capi della Fratellanza Musulmana a lasciare il Paese.
La crisi scoppia ad appena di due settimane dal viaggio di Trump nella regione, un viaggio che ha innescato una forte tensione perché la monarchia wahabita - dotata delle Forze Armate meglio equipaggiate in Medio Oriente dopo quelle di Israele, uno dei principali acquirenti di armi del mondo e anche uno degli alleati più vicini agli Usa nella regione - ne è uscita rafforzata. Trump comunque ha incontrato al Thani durante la sua vita a Riad. "Siamo amici, siamo amici da tempo.
Non è cosi?", gli ha chiesto con il consueto tono sbrigativo. E poi ha assicurato: "Il nostro rapporto è molto buono". Scoppiato il bubbone gli Usa, attraverso il segretario di Stato Rex Tillerson, si sono subito offerti di mediare. Ci riusciranno?
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