Rapita dal papà e portata in Siria La piccola Emma torna in Italia

La bimba, sottratta nel 2011 alla madre, ora ha 7 anni L'uomo aveva scritto un sms: "Non ci rivedrai mai più"

Rapita dal papà e portata in Siria La piccola Emma torna in Italia

Milano - Emma è tornata a casa e ha riabbracciato la sua mamma. Dopo più di cinque anni la bambina rapita dal padre siriano è arrivata a Malpensa, dove è atterrata con un volo da Istanbul.

La brutta avventura di Emma, poi ribattezzata Houda, è cominciata domenica 18 dicembre 2011. La piccola non aveva ancora compiuto due anni quando il padre, Mohamed Kharat, l'ha rapita e portata con sé. «Siamo in Siria, non ci rivedrai mai più», aveva scritto via sms alla ex moglie Alice Rossini. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, le indagini in Italia erano affidate ai carabinieri di Trezzo sull'Adda che avevano raccolto la prima denuncia, padre e figlia sono passati dalla Grecia ad Aleppo (dove Kharat è nato 30 anni fa), fino alla Turchia. L'intenzione del siriano era di far crescere ed educare la bambina nel proprio Paese natale.

La mamma di Emma non si è mai arresa, facendo appello più volte alle nostre autorità perché riportassero a casa la bambina, che è cittadina italiana. Neppure dopo che Kharat le aveva scritto che Emma era morta sotto le bombe ad Aleppo, nei mesi caldi della guerra siriana, si era fermata. Alice Rossini, residente a Vimercate non lontano da Monza e oggi 38enne, aveva sposato Mohamed Kharat, allora senza permesso di soggiorno, nel 2008. La coppia era andata a vivere a Carnate d'Adda, ma nel 2011 dopo liti e violenze contro la donna arrivò la separazione. Alice non vedeva né sentiva la figlia dalla fine dello stesso anno. Quel giorno di dicembre il suo ex marito era uscito con Emma, dicendo che l'avrebbe portata alle giostre. Si era invece imbarcato per Atene e da lì era scomparso con la piccola. In questi anni Alice ha cercato la bimba in tutti i modi, con l'aiuto del suo avvocato Luca Zita e di alcuni investigatori privati.

Il siriano si fa vivo a sprazzi, minaccia di uccidere la bambina, chiede anche denaro per riportarla indietro. A un certo punto accetta anche di incontrare un mediatore e lo staff dell'ambasciata italiana per consegnare Emma, ma poi non si presenta. Nell'aprile del 2015 il Tribunale di Monza condanna Kharat a dieci anni di carcere per rapimento e sottrazione di minore. Scatta il mandato di cattura internazionale e l'uomo viene arrestato in Turchia dall'Interpol nel novembre 2016, anche grazie a un servizio-trappola delle Iene. Poi estradato in Italia, dal 12 febbraio si trova a Rebibbia. Nel frattempo il Tribunale per i minorenni di Milano gli ha tolto la patria potestà.

L'annuncio del rientro di Emma è stato dato dalla Farnesina: «In tutti questi anni il ministero degli Affari esteri e il ministero dell'Interno - ha spiegato il ministro Angelino Alfano -, in stretto contatto con l'Autorità centrale italiana presso il Dipartimento della giustizia minorile del ministero della Giustizia, hanno lavorato, senza sosta ma silenziosamente, per giungere al risultato di oggi che sarà confermato dall'esame del Dna, da effettuare in Italia, a conclusione dell'iter della procedura di riconoscimento. Tutto questo è stato possibile grazie alla eccellente collaborazione con la Turchia: le autorità turche, infatti, consapevoli della valenza umanitaria della vicenda, hanno facilitato l'arrivo dalla Siria e il transito in Turchia della piccola Houda Emma». Aurelia Passaseo, presidente del Ciatdm (Coordinamento internazionale per la tutela dei diritti dei minori), che aveva denunciato pubblicamente il caso, esprime «piena soddisfazione per la felice conclusione di una vicenda durata anche troppo».

Giovedì gli uomini del Servizio per la cooperazione internazionale di polizia hanno preso in consegna la piccola al confine turco-siriano. Ieri poco dopo le 18 l'abbraccio tra madre e figlia a Malpensa. Il settimo compleanno, il 20 marzo, Emma lo festeggerà con la mamma.

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