Lo storico Francesco Perfetti è stato professore ordinario di Storia contemporanea presso la Facoltà di Scienze politiche della Luiss Guido Carli di Roma. È un grandissimo esperto della storia britannica e del ruolo svolto dalla monarchia. Gli abbiamo chiesto di aiutarci a comprendere come Elisabetta II abbia cambiato la storia inglese e quali effetti potrebbe avere la sua morte sulla monarchia.
Professore la monarchia inglese perdendo Elisabetta II rischia di diventare più fragile?
«Elisabetta II è riuscita a incarnare perfettamente l'istituzione e ha nazionalizzato la monarchia in un'epoca nella quale il tramonto delle monarchie sembrava ormai un fenomeno irreversibile. Con la sua morte non è detto che questo lascito vada perduto. La monarchia è un'istituzione radicata nella tradizione e da questo punto di vista è quasi inscalfibile».
Quali sono stati i meriti di Elisabetta nel suo lunghissimo regno?
«La Regina è salita al trono in un momento molto complesso e si è trovata a dover affrontare da subito un processo complessissimo come la decolonizzazione. Aiutata dal principe Filippo ha cercato da subito di viaggiare, di farsi conoscere per favorire la nascita del Commonwealth delle nazioni e transitare la Gran Bretagna fuori dall'impero. Da un lato ha portato avanti l'immagine della monarchia tradizionale. Basta guardare le immagini della sua incoronazione per capire quanto si tratti di un rito ancora quasi medievale. Ha accettato la corona incarnando la forza della tradizione. Del resto ancora principessa il 21 aprile 1947, giorno del ventunesimo compleanno disse: «Dichiaro davanti a voi tutti che l'intera mia vita, sia essa lunga o breve, sarà dedicata al vostro servizio e al servizio della grande famiglia imperiale cui noi tutti apparteniamo». Lo ha fatto ed è stata anche capace di farsi sentire come vicina al popolo. E di nuovo in questo il principe Filippo è stato fondamentale: l'ha convinta a viaggiare in aereo, a scrivere al computer...».
Durante un regno così lungo è riuscita a mantenere l'equilibrio con governi e primi ministri molto diversi tra loro qual è stato il suo segreto? La capacità di non ingerire troppo nelle decisioni politiche?
«Ha sempre manifestato chiaramente le sue opinioni e le sue preferenze come nel caso della Brexit o nel caso dello scontro con l'Argentina per le Falkland. Ma ha sempre creato un rapporto positivo con i primi ministri anche quando non li trovava particolarmente simpatici. Basta pensare alla sua capacità di lavorare con Margaret Thatcher che non sopportava. O pensare quanto sia stato influente Blair quando alla fine ha fatto in modo che non sbagliasse completamente le scelte relative al funerale di Lady Diana».
Quello legato alla morte della Principessa del Galles è stato il momento più difficile?
«Probabilmente sì. La morte di Diana Spencer gestita dalle televisioni come una crime story è stata veramente un colpo duro. Ma ci sono stati altri momenti del Regno dove le vicende private della famiglia, come quelle della principessa Margaret, sua sorella minore, hanno creato tensioni o imbarazzi. Ma anche questo fa parte della vicenda secolare della monarchia. Ci sono sempre stati gossip o scandali, certo nell'era dei media la gestione è più difficile. Ma non scalfiscono davvero l'istituzione».
Alla fine Elisabetta II è diventata una vera e propria icona...
«Nella storia inglese è abituale indicare alcuni momenti proprio col nome del monarca. Il periodo elisabettiano, il periodo vittoriano. Non mi stupirebbe se questo fosse indicato come il periodo di Elisabetta II».
Ci sono pericoli per la monarchia?
«Elisabetta ha
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