Come aveva anticipato IlGiornale.it lo scorso 29 aprile, ora è ufficiale: decadono ufficialmente tutte le accuse contro il tenente generale Michael T. Flynn, consigliere per la sicurezza nazionale di Donald Trump dal 20 gennaio al 13 febbraio 2017, tra le prime "vittime" dell’inchiesta sul Russiagate. Secondo quanto riportato dall'Associated Press, il Dipartimento di Giustizia ha confermato poco fa che farà decadere tutte le accuse contro il primo consigliere per la sicurezza nazionale del presidente Donald Trump. Nei documenti giudiziari depositati stamani, il Dipartimento di Giustizia ha dichiarato che sta abbandonando il procedimento giudiziario "dopo un'analisi ponderata di tutti i fatti e le circostanze del caso, comprese le informazioni recentemente scoperte e divulgate".
Come riporta l'Adnkronos, il dipartimento di Giustizia ha detto di non credere più di avere le prove a sostegno di accuse contro il generale. "Il governo non è persuaso che l'interrogatorio del 24 gennaio 2017 fu condotto su basi investigative legittime e quindi non crede che le dichiarazioni di Flynn possano costituire una prova anche se fossero non vere - si legge nella mozione -inoltre non crediamo che il governo possa neanche provare oltre ogni ragionevole dubbio che vi siano state dichiarazioni false". Poco prima della presentazione di questa mozione uno dei principali procuratori del caso, Brandon Van Grack, che era stato uno dei collaboratori di Mueller, ha lasciato all'improvviso e senza spiegazioni l'incarico.
Russiagate, sgonfiata anche l'ultima bugia: Flynn è innocente
Il Dipartimento di Giustizia ha affermato di aver concluso che l'interrogatorio di Flynn da parte dell'Fbi era "ingiustificato" e che è stato condotto "senza alcuna legittima base investigativa". Com’è emerso la scorsa settimana, il team legale del tenente generale Michael T. Flynn ha chiesto alla Corte federale di rendere nota una prova “decisiva” che dimostra la sua innocenza nonché la cattiva condotta degli agenti dell’Fbi che lo interrogarono. Nello specifico, un giudice federale statunitense ha desecretato documenti del Federal Bureau of Investigation (Fbi) che dimostrano come l’ex consigliere di Trump sia stato vittima di un "piano deliberato" del bureau allo scopo di incastrarlo. I documenti dissecretati includono una nota scritta di Bill Priestap, allora direttore del controspionaggio dell’Fbi, nel quale viene suggerita agli agenti dell’agenzia la condotta da adottare negli interrogatori a carico del generale Flynn: "Quale dovrebbe essere il nostro obiettivo? L’ammissione della verità, o spingerlo a mentire, così da poterlo processare e/o farlo licenziare?", recita la nota.
Ora i repubblicani accusano l'Fbi
Come illustrato da InsideOver, ora i repubblicani passano al contrattacco. Come rende noto Fox News, i deputati Jim Jordan e Mike Johnson hanno chiesto che il direttore dell’Fbi Christopher Wray fornisca al Congresso una serie di informazioni dopo le rivelazioni su Flynn: in particolare, i repubblicani vicini a Trump chiedono chiarimenti sul misterioso agente dell’Fbi, Joe Pientka, che partecipò all’interrogatorio con l’ex consigliere per la sicurezza nazionale. Fox News ha precedentemente stabilito che Pientka era altresì coinvolto nell’indagine sull’ex collaboratore Trump, Carter Page. Oltre a un’intervista a Pientka, i repubblicani hanno chiesto di parlare con Bill Priestap, ex vicedirettore della divisione controspionaggio dell’Fbi.
E nelle ultime ore si è
fatto sentire anche l'influente senatore Lindsey Graham, che ospite di Sean Hannity ha dichiarato che le indagini del Procuratore generale Robert Mueller "erano illegittime sin dall'inizio".
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