Siria, aviazione russa uccide due capi militari dell'Isis

Un'operazione condotta a Deir Ezzor dall'aviazione russa, ad inizio giugno, avrebbe neutralizzato "i comandanti sul terreno Abu Omar al-Belgiki e Abu Yasin al-Masri e circa 180 combattenti"

Siria, aviazione russa uccide due capi militari dell'Isis

Il Ministero della Difesa russo, venerdì, ha annunciato di aver probabilmente ucciso, lo scorso 28 maggio, il numero uno dello Stato islamico, il califfo Abu Bakr al Baghdadi.

A distanza di due giorni dalla notizia della presunta morte del “Califfo dei musulmani”, ancora tutta da verificare, il Cremlino ha reso noto un nuovo successo nella lotta allo Stato islamico in Siria. I Sukoi russi avrebbero neutralizzato due capi militari e circa 180 miliziani delle bandiere nere. “Come risultato dei raid aerei del 6 e 8 giugno su obiettivi dei combattenti Isis, i comandanti sul terreno Abu Omar al-Belgiki e Abu Yasin al-Masri sono rimasti uccisi, inoltre sono morti circa 180 combattenti”, si legge nella nota del Ministero della Difesa russo, riportata dall’agenzia AskaNews che cita Interfax.

Si sarebbe trattato di un’operazione preventiva, scattata dopo che una ricognizione con i droni aveva rivelato l’imminente pianificazione di un attacco. Nel mirino dei jihadisti c’era l’esercito arabo siriano, bloccato nella città di Deir Ezzor, nell’Est della Siria, assediata dalle bandiere nere dal 2015. Sono stati inoltre distrutti 16 veicoli militari ed un deposito di munizioni.

L’annuncio del nuovo raid è tuttavia tinto di giallo. Stando infatti ad una ricostruzione fatta a suo tempo, al-Belgiki sarebbe Abdelhamid Abaaoud: ventottenne belga di origine marocchina, nato e cresciuto nel ghetto islamico di Molenbeek-Saint-Jean.

Amico d’infanzia di Salah Abdeslam e considerato la mente della strage di Parigi del 13 novembre 2015, al-Belgiki sembra sia già stato ucciso, il 18 novembre dello stesso anno, nel corso di un blitz antiterrorismo condotto a Saint-Denis dalle forze di sicurezza francesi. La sua morte è stata confermata dalla procura francese dopo le analisi delle impronte digitali.

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