Sull'abbattimento del jet russo da parte dei caccia F-16 inviati da Ankara è tornato a parlare il presidente della Russia. Vladimir Putin ha ribadito il fatto che l'accaduto rappresenta una "coltellata alle spalle", sottolineando che "sembra che la Turchia voglia portare le nostre relazioni bilaterali ad un punto morto". Il russo ha poi detto che Mosca è ancora in attesa delle spiegazioni di Ankara sulla vicenda, aggiungendo che "ci sono paesi che guadagnano milioni facendo affari con lo Stato islamico (Is) tramite il petrolio e la tratta degli esseri umani e questi non solo hanno coperto i terroristi in passato ma li stanno coprendo anche ora".
Putin ha ribadito: "Finora non abbiamo sentito le scuse dal massimo livello politico turco nè tantomeno le proposte di risarcire i danni e di punire i criminali per il reato commesso". Intervenuto a una cerimonia di nomina di ambasciatori al Cremlino, ha espresso il suo disappunto sul governo turco: "Sembra che i governanti turchi stiano spingendo deliberatamente le relazioni fra Russia e Turchia verso un vicolo cieco".
La preoccupazione per il terrorismo è ancora forte, e Putin teme che indugiare nel combattimento crei nuovi e ulteriori problemi in Europa. Ha concluso dicendo: "Mi piacerebbe credere che dopo gli attacchi terroristici su un aereo di linea russo in Egitto, i tragici eventi in Francia, le brutali uccisioni di massa in Libano, Nigeria e Mali, tutti comprendano la necessità di unire finalmente sforzi dell'intera comunità internazionale nella lotta contro il terrorismo"
La risposta del presidente turco Recep Tayyip Erdogan è arrivata puntuale.
"La Russia non sta combattendo davvero l'Isis in Siria, sta uccidendo turcomanni e siriani a Latakia" e ha scansato le accuse di Putin sul greggio acquistato dagli jihadisti: "Quelli che dicono che noi compriamo il petrolio da Daesh (l'Isis)devono provarlo".
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