"La Russia sarà presto difesa da un missile immune allo scudo antimissile"

I nuovi missili della Russia saranno in grado di superare qualsiasi difesa attuale e futura degli Stati Uniti. La verità sullo scudo antimissile

"La Russia sarà presto difesa da un missile immune allo scudo antimissile"

I nuovi missili balistici intercontinentali russi saranno in grado di superare qualsiasi difesa antimissile degli Stati Uniti. E’ quanto ha dichiarato il vice presidente del governo russo Dmitry Rogozin, al canale televisivo Russia 1. Il vice premier ha confermato che il sistema R-36M2 Voyevoda (noto in occidente come SS-18 Satan) resterà in servizio con le forze strategiche fino a quando non si saranno conclusi i test con il nuovo Sarmat. Quest’ultimo dovrebbe entrare in servizio entro il prossimo anno.

“La nostra componente strategica è molto efficace ed affidabile. Presto la Federazione russa sarà difesa da un nuovo sistema missilistico in grado di superare qualsiasi scudo attuale e futuro degli Stati Uniti”.

Le forze missilistiche della Russia mantengono in servizio un certo numero di R-36MUTTKh/SS-18 Mod 4 e di R-36M2 Voevoda (SS-18 Mod 6). Il primo, per definizione implementa “caratteristiche tattiche e tecniche migliorate”, trasporta fino a dieci testate Mirv con un’autonomia di 11 000 km ed una Probabilità di errore circolare di 370 m. E’ stato prodotto in 278 esemplari. L’R-36M2 Voevoda/SS-18 Mod 6 è in servizio dal 1988. Può colpire ad undicimila km di distanza con una singola testata o dieci Mirv con Cep di 220 metri.

Il Sarmat

In fase di sviluppo dal 2015 in risposta al sistema americano Prompt Global Strike, il razzo a propellente liquido, entro il 2025, dovrebbe rappresentare l'80% dell'intero arsenale nucleare basato a terra. I test di volo dovrebbero iniziare tra poche settimane. Il primo stadio del motore del missile Sarmat è stato testato con successo, così come sarebbero stati risolti i problemi tecnici precedentemente riscontrati nel prototipo. Il missile balistico intercontinentale sostituirà il sistema R-36M2 Voyevoda nelle divisioni in servizio nel Territorio di Krasnojarsk, in Siberia orientale e nella regione di Orenburg, negli Urali del sud. Le enormi dimensioni del missile hanno richiesto dei lavori di ristrutturazione dei silos che sono stati completati lo scorso aprile presso il centro spaziale di Plesetsk, nel nord-ovest della Russia. Il missile termonucleare da oltre cento tonnellate, rientra nell’esclusiva categoria dei sistemi super–pesanti: potrebbe colpire bersagli ad oltre dodicimila km di distanza. Dovrebbe raggiungere Mach 20 e rilasciare dieci testate pesanti o quindici leggere a rientro multiplo indipendente. Mosca continua lo sviluppo delle testate Marv, anche se quasi tutti gli sforzi sono ormai concentrati negli asset ipersonici. Il nuovo Icbm sarà in servizio con sette reggimenti delle Forze Missilistiche Strategiche della Federazione Russa. Sia il Sarmat che il Satan sono più potenti dei Minuteman Usa che resteranno in servizio almeno fino al 2030 con una serie di aggiornamenti. Le piattaforme ipersoniche, che entreranno in servizio tra 10/15 anni, riscriveranno il modo stesso di concepire una difesa antimissile. Sistemi come il Sarmat, impongono un cambiamento nella postura nucleare deterrente.

Attaccare gli Usa

E’ chiamato in svariati modi: scudo missilistico, rete di difesa esoatmosferica solo per citarne alcuni. Tuttavia, si tratta di un sistema che potrebbe soltanto sperare di intercettare una manciata di missili provenienti dalla Corea del Nord o dall’Iran. E questo è un dato di fatto.

Il territorio americano affida la sua difesa al sistema Ground-based Midcourse Defense, progettato per intercettare missili balistici a lungo raggio in entrata. I quarantaquattro intercettori sono schierati a Fort Greeley, in Alaska e presso la Vandenberg Air Force Base, in California. Gli intercettori si basano sull’Exoatmospheric Kill Vehicle, sistema cinetico di rilascio che utilizzando i dati di orientamento e sensori di bordo dovrebbe identificare e distruggere un missile in arrivo nello spazio. A questa linea di difesa continentale, bisogna aggiungere le trentatré unità Aegis della Us Navy equipaggiate con intercettori SM-3. Lo scudo americano, sarà integrato nel Ballistic Missile Defense della Nato in Europa. Le postazioni di fuoco europee dello Scudo Spaziale Usa/Nato sono in Polonia ed in Romania. Il Mar Mediterraneo, così come il Mar Adriatico e Ionio, rappresenta il fulcro delle capacità offensive dello scudo con rotazione costante dal 2011 di incrociatori lanciamissili classe Ticonderoga e Arleigh Burke. Le due stazioni di allarme precoce sono state schierate presso la stazione della Raf di Fylingdales ed in Turchia. La stazione mobile AN/TPY (Army Navy / Transportable Radar Surveillance) è stata schierata presso la base Kürecik, in Turchia, nel gennaio del 2012.

Il programma BMD, questo è un punto fondamentale, è stato progettato per intercettare una manciata di missili provenienti dall’Iran o dalla Corea del Nord.

L’attuale tecnologia non è semplicemente in grado di arrestare in modo affidabile un massiccio attacco missilistico russo o cinese. L’intercettore cinetico è ritenuto ancora inaffidabile ed inadeguato per debellare una minaccia stratificata, ad esempio contro un attacco di saturazione portato da centinaia o migliaia di testate a rientro multiplo indipendente.

Ad oggi, gli Stati Uniti avrebbero tra il 50/70% delle possibilità di intercettare un vettore nemico nello spazio. Ed anche questo è un dato di fatto: un missile su due riuscirebbe a rilasciare le sue testate che colpirebbero i bersagli sul suolo americano.

Nessuno scudo di difesa al mondo potrebbe riuscire a debellare un attacco di saturazione, ma quest’ultimo non giungerebbe di sorpresa ne sfuggirebbe alla rete di allarme precoce. L’approccio dalle ben note rotte circumpolari verrebbe certamente rilevato sia dai radar a terra sulla costa orientale e occidentale degli Stati Uniti che dallo spazio. In alcun modo, un attacco preventivo russo o cinese potrebbe cogliere di sorpresa gli Stati Uniti e decapitare la linea di comando. In ogni caso, gli Stati Uniti hanno sempre in mare dai quattro agli otto sottomarini strategici in posizione di lancio a copertura di possibili obiettivi.

Se un solo sottomarino classe Ohio lanciasse tutti i ventiquattro Trident II D5 trasportati a bordo, rilascerebbe fino a 192 testate nucleari a rientro multiplo indipendente in grado di cancellare ventiquattro metropoli dalla carta geografica. L’intera flotta Ohio, composta da quattordici sottomarini, potrebbe cancellare la vita sul pianeta. Diverse volte.

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