"Non c'è stata da parte mia alcuna collusione, e non sono a conoscenza di alcuna da parte di altri, con governi stranieri". E' quanto afferma il genero di Trump Jared Kushner nella testimonianza scritta consegnata ai senatori della commissione Intelligence, che dalle 10, le 16 in Italia, lo ascolteranno, a porte chiuse, sul Russiagate.
Nelle 11 pagine del rapporto, Kushner si descrive come una persona "leale e molto impegnata, pur con una scarsa esperienza politica". Kushner, compagno della figlia del presidente Ivanka, ha fatto da consigliere al suocero nel corso della campagna elettorale delle presidenziali del 2016.
"Io non sono una persona che cercava i riflettori", ha aggiunto il miliardario newyorkese, spiegando che dopo che Trump ha conquistato inaspettatamente la nomination, il suocero gli chiese curare i rapporti con i Paesi stranieri, entrando così in contatto con gli ambasciatori di 15 Paesi.
Tra di essi c'era anche l'ambasciatore russo Sergey Kislayk, con cui ebbe un primo, breve incontro - finora non rilevato - ad un evento al Mayflower Hotel di Washington, lo stesso durante il quale il diplomatico russo incontrò Jeff Sessions, attuale ministro della Giustizia.
Donald Trump è sotto indagine da giugno per avere "ostacolato la giustizia". Questa l'accusa formulata nei suoi confronti dal procuratore speciale Robert Mueller, rispetto al quale il presidente americano - secondo il Washington Post - sta cercando di prendere provvedimenti per destituirlo dall'incarico o comunque alleggerire la sua posizione.
Sempre secondo il principale quotidiano di Washington, il presidente
americano starebbe spingendo con i suoi avvocati per capire se ci possano essere i margini per chiedere l'amnistia nei confronti dei suoi collaboratori (in primis il genero Jared Kushner) o addirittura se stesso.
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