Il lavoro di Rudolph Giuliani ha prodotto frutti: Donald Trump fa sapere che è disposto a essere interrogato dal procuratore speciale Robert Mueller, che indaga sul Russiagate. "Mi piacerebbe parlare - dice ai giornalisti prima di partire per Dallas, dove parlerà ad una convention della Nra, la potente lobby delle armi - ma devo scoprire se saremo trattati correttamente. Mi piacerebbe parlare perché non abbiamo fatto nulla di sbagliato. Non c’è stata collusione con i russi, non c’è stata ostruzione, non c’è stato niente".
Capovolgimento di fronte: Trump non cerca più di sfuggire alle domande ma decide di affrontarle a testa alta. E il messaggio che ne viene fuori, immediato, è questo: non ho nulla da temere.
"Nessuno più di me vuole parlare", prosegue. E spiega che se non l'ha fatto fino ad ora è perché i suoi legali lo hanno sconsigliato. Ora c'è la novità: se mi trattate in modo giusto, spiega, accetterò di rispondere. Difficile credere che dietro questa svolta non ci sia l'abile Giuliani.
Trump fa sapere anche un'altra cosa importante: "Abbiamo una data e abbiamo un luogo, li annunceremo presto". Fa riferimento al proprio vertice con il leader nordcoreano Kim Jong-un.
"Stiamo avendo colloqui molto sostanziali con la Corea del Nord e molte cose sono già accadute a proposito degli ostaggi", cioé i tre americani che sono detenuti in Corea del Nord. "Come ho detto ieri, state sintonizzati, penso che assisterete a cose molto, molto buone".
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