Una nuova ondata di immigrati punta alle coste italiane. Partono dai porti egiziani, e non più soltanto da quelli libici. Nelle ultime ventiquattr'ore la Guardia Costiera Italiana ha soccorso mille disperati. È il risultato della chiusura della rotta balcanica e, secondo alcuni analisti sentita da Repubblica, dello scontro in corso tra Palazzo Chigi e il Cairo sull'omicidio di Giulio Regeni. E dal Viminale arriva un allarme preoccupante: "Potrebbe essere l'inizio di una nuova ondata destinata a ingrossarsi con l'arrivo dell'estate".
Ad Augusta è arrivata la nave della Guardia Costiera "Peluso". A bordo ci sono 342 persone. Altri 250 immigrati sono stati soccorsi dalla nave Merkarhu e sbarcheranno nel porto di Catania. Un'altra nave, la "Rio Segura" con a bordo 173 immigrati è stata dirottata verso il porto di Palermo. Una terza, la Acquarius che ha a bordo 233 disperati, ha ricevuto l'ordine di attraccare al porto di Crotone. "I trafficanti, subito dopo la chiusura dell'accordo Ue-Turchia, si sono messi alla ricerca di rotte alternative, perché la domanda dei profughi che voglio raggiungere l'Europa resta altissima - spiega a Repubblica Christopher Hein, consigliere strategico del Consiglio italiano rifugiati - l'esplosione della rotta mediterranea era prevedibile. Secondo le prime ipotesi, i siriani partono dalla Turchia (dove sono 2 milioni e 700mila), dal Libano (un milione e 48mila), dalla Giordania (642mila) e dalla stessa Siria. Evitano Israele, dove resta impossibile passare, entrano in Giordania via terra, si imbarcano sul Mar Rosso e arrivano in Egitto, nel Sinai. Poi dall'Egitto, partono per l'Italia". Quella dall'Egitto è una rotta ben più lunga e assai più pericolosa rispetto alla tratta libica.
Fino a oggi la rotta egiziana era stata poco battuta. Stando ai dati forniti dal Viminale, dei 31.258 immigrati arrivati finora via mare nel 2016, il 90% è partito dalla Libia. "Dall'Egitto - spiegano dal ministero dell'Interno - abbiamo contato poco più di 5 grandi imbarcazioni in quattro mesi". Eppure i casi di partenze dalle coste egiziane sono in continuo aumento. "Addestriamo agenti egiziani dedicati ai controlli di frontiere e abbiamo nostri operatori in Egitto - assicurano dal Viminale - con il Cairo abbiamo un buon accordo bilaterale per la riammissione dei migranti economici". Qualcosa, però, nei rapporti tra i due governi si è rotto.
"Non vorremmo che il caso Regeni e le tensioni tra i due Paesi spingessero le autorità egiziane a chiudere un occhio sulle partenze dalle loro coste", avvertono i servizi italiani che, già un mese fa, avevano rilevato partenze da zone non egiziane, ma fino a quel momento "controllate" dalle forze di polizia del presidente egiziano Abd al-Fattah al-Sisi. "È un segnale - avevano detto - che qualcosa si sta rompendo".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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