Hanno fatto ampiamente discutere, negli ultimi giorni - grazie a uno scoop de ilGiornale.it - le "linee guida per una comunicazione inclusiva" redatte dalla Commissione europea, documento - poi fortunatamente ritirato dopo le tante proteste - nato per circolazione interna alla Commissione, nel quale si invitava a non utilizzare la parola Natale i nomi Maria e Giovanni perché di origine cristiana per non offendere le minoranze presenti nell'Unione europea. Un vero e proprio vademecum del politicamente corretto, come ha scritto Francesco Giubilei, infarcito da una serie di raccomandazioni paradossali che voleva, fra le altre cose, riscrivere le feste natalizie per come lo conosciamo. Una festività "troppo cristiana" per piacere ai crociati (rigorosamente atei) della correttezza politica e alla sinistra woke.
La storia della guerra alle festività cristiane
Dopotutto, l'avversione della sinistra identitaria alle feste cristiane non nasce certo oggi. Come ricorda The Hill, in Unione Sovietica il Natale ortodosso che si celebra il 7 gennaio fu bandito come festa religiosa nel 1929. Tra il 1922 e il 1947 la Lega degli atei militanti - animata principalmente da bolscevichi - promosse una forte campagna antireligiosa, convincendo gli studenti a mettere in atto una dura campagna contro le festività nelle scuole. Nel libro Religious Policy in the Soviet Union l'autrice Sabrina Petra Ramet sostiene che i leader del movimento arruolarono i bambini per protestare contro l'albero di Natale, invitandoli a sputare sul crocifisso e sui simboli religiosi. Questo però non avvenne solo in Unione Sovietica. Anche sotto il periodo nazista, ad esempio, le celebrazioni natalizie furono cancellate e le canzoni storpiate con dei testi più idonei alla propaganda di regime.
Espressione di pace che non può offendere nessuno
Secondo le testate liberal non c'è alcuna guerra al Natale. È un'invenzione dei conservatori, dicono e - negli Usa - di Fox News e dei seguaci dell'ex presidente Donald Trump. Eppure molte associazioni di insegnanti progressisti s'interrogano su come far passare un Natale "inclusivo" e rispettoso delle minoranze ai propri studenti e la sinistra woke vede nel Natale una forma di privilegio bianco. Ma perché quest'avversione verso i simboli del Natale e verso un'espressione come "Buon Natale"? Cosa ci potrebbe essere di offensivo, anche verso altre religioni diverse da quella cristiana? Come recita la poesia di Madre Teresa di Calcutta, "è Natale ogni volta che sorridi a un fratello e gli tendi la mano. Ogni volta che rimani in silenzio per ascoltare l’altro. Ogni volta che non accetti quei principi che relegano gli oppressi ai margini della società. Ogni volta che speri con quelli che disperano nella povertà fisica e spirituale". E così via. È questo il vero spirito di questa festività, universale.
Natale significa in buon sostanza "nascita" e in epoca romana coincideva con la festività del Dies Natalis Solis Invicti (Giorno di nascita del Sole Invitto), celebrata nel momento dell'anno in cui la durata del giorno iniziava ad aumentare dopo il solstizio d'inverno: la "rinascita", appunto, del sole. Da festa pagana divenne una festa cristiana - Il simbolo del sole rappresenta la speranza nella fede cristiana, poiché è un simbolo della risurrezione di Gesù - ma al di là di ogni religione di qualsiasi credo, "Buon Natale" rimane semplicemente un augurio di pace e di serenità.
E solo i fanatici della correttezza politica, quelli che vogliono cancellare la storia, riescono a vederci qualcosa di potenzialmente offensivo. Un atteggiamento tipico di chi promuove un'ideologia totalitaria, che purtroppo ha permeato molte istituzioni in tutto l'Occidente.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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