Se Trump esce dal Trattato Inf dove saranno schierati i missili?

Se i principali paesi della Nato dovessero rifiutare di ospitare i missili degli Stati Uniti, Trump potrebbe decidere di lasciare la difesa dell'Europa agli europei

Se Trump esce dal Trattato Inf dove saranno schierati i missili?

“La Russia ha violato ripetutamente il Trattato sulle forze nucleari a raggio intermedio. Soltanto noi abbiamo onorato quell’accordo, ma non saremo gli unici a rispettarlo”. E’ quanto ha annunciato da Elko, in Nevada, il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump. E’ la prima affermazione ufficiale dopo le controverse dichiarazioni di Kay Bailey Hutchison, rappresentante permanente degli Usa presso la Nato. Quest’ultima, commentando lo sviluppo dei nuovi missili con capacità nucleare 9M729 Novator di Mosca, aveva ipotizzato contromisure per rispondere alla possibile violazione russa del trattato INF.

“È tempo che la Russia si sieda al tavolo delle trattative. Gli Stati Uniti non hanno alcuna intenzione di violare il Trattato sulle forze nucleari a raggio intermedio (INF), ma potrebbero essere costretti a farlo a causa della Russia. Arriverà un momento in cui l’America deciderà quale strada intraprendere. Washington non tollererà la presenza di quelle armi in Europa o altrove. Quel missile metterebbe a rischio i nostri alleati in Europa e potrebbe colpire l'Alaska. Quindi è nel nostro interesse, anche del Canada”.

Gli Stati Uniti hanno evitato di intraprendere un'azione militare diretta contro Mosca durante la Guerra Fredda così come durante la crisi missilistica cubana. Attaccare la patria russa in tempo di pace sarebbe semplicemente folle.

Il Trattato sulle forze nucleari a raggio intermedio

Il Trattato sulle forze nucleari intermedie si basa sul principio che a causa degli effetti indiscriminati e del rischio di escalation, le cosiddette armi nucleari sul campo di battaglia sono irrilevanti per le operazioni militari del mondo reale. L'accordo vieta lo sviluppo di missili a raggio intermedio con una gittata compresa tra i 500 ed i 5500 km (310 e 3.420 miglia). In sintesi: I missili balistici e da crociera a raggio intermedio potrebbero essere lanciati così rapidamente e quindi coprire la distanza dai bersagli in tempi ridotti da impedire ad un avversario di rispondere. Il Trattato INF del dicembre del 1987 si riferiva soltanto agli asset lanciati da terra. Il documento non aveva come fine quello di rendere impossibile la guerra nucleare, ma di renderla meno probabile eliminando le armi a raggio intermedio. L'accordo ha eliminato un'intera classe di sistemi a medio raggio lanciati a terra con la distruzione di circa 2.700 missili e posto fine ad un pericoloso stallo in Europa. Il trattato INF vieta anche i lanciatori. Il Trattato si applica rigorosamente a Russia e Stati Uniti. L'Asia ospita molti stati con grandi arsenali IRBM. L'idea di multilateralizzare l'INF è in circolazione da più di un decennio, ma né Mosca né Washington hanno dedicato un serio sforzo all'ipotesi di invitare Pechino che, qualora accettasse, dovrebbe eliminare la maggior parte del suo arsenale missilistico.

Russia: sistema missilistico multiuso Iskander-M/SS-26 Stone

Il 9K720 Iskander-M (designazione Nato SS-26 Stone), è un sistema balistico ad alta precisione con capacità nucleare ottimizzato per l’utilizzo a distanza ravvicinata (CEP o probabilità di errore circolare di 10 metri).

Prodotto dalla Kolomna KBM, è stato ufficialmente adottato dall'esercito russo nel 2006. Il missile monostadio a combustibile solido 9M723-1 (da cui deriva il Kinzhal) del complesso Iskander-M è realizzato con accorgimenti per la bassa osservabilità. Il missile a guida Gps/Glonass, si affida nella fase terminale del volo ad una guida optoelettronica compiendo brusche manovre per eludere le difese aeree e rilasciando esche per ingannare i radar nemici. Secondo Missile Threat l'arma potrebbe manovrare a più di 30g durante la sua fase terminale. Tuttavia tali profili di volo non convenzionali non sono mai stati verificati dall’Occidente. Il sistema di navigazione indipendente non è influenzato dalle condizioni climatiche avverse. Il missile non lascia mai l'atmosfera mentre segue una traiettoria relativamente piatta prima di raggiungere il bersaglio ad una velocità stimata di Mach 2.5. La versione interna o M ha una gittata massima dichiarata di 480 km grazie ad un tender integrato.

I due missili monostadio possono essere lanciati in 16 minuti ed in quattro in caso di prontezza operativa. Il secondo missile (solo per la versione interna) può essere lanciato in meno di 50 secondi. Ogni missile può essere indirizzato in modo indipendente. È quasi impossibile anticipare il lancio di un missile Iskander-M a causa della mobilità del sistema.

L'Iskander non è un'arma strategica, ma un sistema balistico tattico progettato per distruggere bersagli nemici fissi di alto valore come le batterie terra-aria, missili a corto raggio, campi d'aviazione, porti, centri di comando, fabbriche ed obiettivi corazzati. I missili possono essere riprogrammati durante il volo in presenza di nuovi bersagli di alto profilo individuati. Il sistema 9K720 Iskander-M è concepito per azzerare il vantaggio logistico delle forze nemiche negli scontri regionali. Si ritiene che la versione interna abbia un carico utile di 700/750 kg per una singola testata termonucleare da 50 Kt. L’Iskander-M2, già in programma, avrà una maggiore gittata. La versione Iskander-E destinata all'esportazione ha una serie di limitazioni con il raggio massimo di 280 km e la testata teleguidata 9M723K1 non separabile.

Russia: Iskander-K 9M728/R-500

Il sistema missilistico multiuso Iskander-M è solitamente armato con due missili 9M723-1. Tuttavia l'Iskander possiede la capacità secondaria di lanciare anche i missili da crociera antinave a medio raggio 9M728/R-500 (SSC-7). L'R-500, sviluppato dai sistemi RK-55 Relief, 3M-54 Kalibr e dalla versione cruise e nucleale Kh101/102 del missile nucleare aria-superficie Kh-55, è in grado di colpire bersagli fino ad una distanza utile di 500 km. Per la Nato l'autonomia è invece di oltre 1500 km. L'Iskander-K è stato testato per la prima volta il 29 maggio del 2007. L'R-500 a guida astro-inerziale con aggiornamento GLONASS, trasporta un carico utile convenzionale da 500 kg o una testata nucleare con una resa di circa 10-50 kT. La variante nucleare dell'Iskander-K dovrebbe essere stata schierata alla fine dello scorso anno. Il missile ha una CEP di circa 5 metri. L'R-500 è in grado di colpire bersagli in movimento. La variante antinave dell'Iskander è concepita per azzerare il vantaggio delle cacciatorpediniere e degli incrociatori della Nato. Nella fase finale, quando si avvicina il bersaglio, il missile accelera fino a Mach 3 volando a cinque/dieci metri dal livello del mare. La versione antinave dell'Iskander è stata coinvolta poche settimane fa in un'esercitazione di fuoco reale che ha coinvolto il Distretto Militare Meridionale.

Russia:Iskander-K 9M729 Novator

Secondo gli Stati Uniti, la Russia avrebbe schierato su due battaglioni Iskander il missile da crociera a propellente solido 9M729 Novator (SSC-8) con un'autonomia stimata di 5500 km. Se così fosse, l'Iskander-N violerebbe i trattati INF. Basato probabilmente sul Caliber-NK, se venisse lanciato da Mosca potrebbe colpire tutta l'Europa occidentale. Dalla Siberia avrebbe nel raggio la costa occidentale degli Stati Uniti. Le brigate missilistiche Iskander sono schierate nella Transbaikalia, nella regione di Leningrado, nel sud della Russia, in Siria ed a Kaliningrad.

Kaliningrad rappresenta un tassello fondamentale nella difesa perimetrale russa occidentale come parte di un ideale arco protettivo che si estende dall'Artico al Mar Nero. Nella remota ipotesi di un conflitto con la Nato, Kaliningrad è la chiave per il fianco settentrionale poichè Mosca non ha basi in Bielorussia. In tempi di pace, Kaliningrad fornisce una posizione avanzata per la raccolta di informazioni e rappresenta una piattaforma per la deterrenza strategica. Da Kaliningrad, gli Iskander potrebbero colpire la Germania.

Kaliningrad, la fortezza di Mosca in Europa

Kaliningrad, enclave russa tra Polonia e Lituania con accesso diretto al mar Baltico. Isolata dalla Russia se non per via mare (in caso di conflitto i collegamenti ferroviari sarebbero inaffidabili), Kaliningrad è una gigantesca piattaforma di lancio corazzata per missili balistici e strategici. Secondo Mosca, il sistema difensivo predisposto è progettato in risposta all’espansione della Nato ed all’imminente entrata in servizio dello scudo di difesa missilistica degli Stati Uniti in Europa. Teoricamente, l’Aegis Ashore in Europa potrebbe tentare di ingaggiare un vettore balistico russo nella fase iniziale di spinta. Tuttavia anche se l’intercettazione avvenisse con successo sarebbe del tutto irrilevante. Lo scudo non è in alcun modo concepito per affrontare un attacco di saturazione (che certamente avverrebbe nel remoto caso di un attacco russo contro la Nato), ma per tentare di intercettare una manciata di missili balistici a breve e medio raggio provenienti dal Medio Oriente. Sia gli Stati Uniti che la Nato hanno ribadito a più riprese che il sistema non è stato progettato per minare la capacità di deterrenza strategica della Russia. La Russia invece continua a sollevare preoccupazioni sullo scudo missilistico che rappresenterebbe una minaccia per il suo deterrente nucleare strategico. Le postazioni di fuoco europee dello Scudo Spaziale USA/NATO sono in Polonia ed in Romania.

Kaliningrad non è concepita per garantire profondità operativa ad un’ipotetica forza d’invasione. Non è abbastanza grande per sostenere isolate operazioni in profondità che avverrebbero con rinforzi limitati tra paesi della Nato. In caso di conflitto in Europa, le forze di Kaliningrad difenderebbero l’oblast. Kaliningrad è quindi strutturata in via primaria per proteggere il lancio dei missili nucleari contro le strutture di comando in Europa. L’oblast rappresenta un bene strategico per la difesa del teatro occidentale e per contenere l’espansione della Nato.

Trattato INF: La posizione della Russia

La Russia ha ripetutamente espresso preoccupazione per l'istituzione del sistema di difesa degli Stati Uniti in Europa. Secondo Mosca i siti di difesa antimissile terrestri Aegis Ashore in Polonia e Romania costituiscono una violazione americana del Trattato INF. Lo scudo europeo sarebbe in grado di sconvolgere la stabilità strategica: Non si tratterebbe di un sistema difensivo, ma parte di un asset nucleare strategico avanzato in Europa orientale. Per i russi, la natura polifunzionale del Vertical Launching System MK-41 rappresenta una chiara violazione del Trattato sulle forze nucleari a raggio intermedio (INF). Mosca teme che gli Stati Uniti possano utilizzare questi lanciatori per i missili da crociera a raggio intermedio, considerando che possiedono la capacità per tale categoria di sistemi missilistici. In sintesi il VLS può essere utilizzato sia per lanciare intercettatori e sia per i missili da crociera Tomahawk. Lanciando dalla Polonia e dalla Romania, i missili potrebbero colpire alcuni dei principali obiettivi sensibili in territorio russo. La Russia, infine, teme particolarmente il programma Prompt Global Strike in fase di sviluppo negli Stati Uniti. Si tratta di un sistema d’arma convenzionale in grado di colpire obiettivi in tutto il mondo in meno di un'ora con precisione micidiale. Anche se la strategia adottata dagli Stati Uniti nel programma Prompt Global Strike si basa su armi convenzionali, il Trattato INF vieta lo sviluppo di missili con una gittata compresa tra i 500 ed i 5500km.

Come ha affermato lo scorso anno il Presidente Putin “i tubi di lancio dove sono immagazzinati questi missili sono gli stessi utilizzati sulle navi militari per trasportare i Tomahawk. Puoi sostituire i missili intercettori con i Tomahawk in poche ore. Tutto ciò di cui hanno bisogno è cambiare il software”. Da rilevare che il VLS, concepito come "sistema di lancio per intercettare oggetti non situati sulla superficie della terra" è consentito dal Trattato INF.

Trattato INF: La posizione degli Stati Uniti

Nel 2014, il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti ha dichiarato che la Russia ha violato ripetutamente l'obbligo di non "possedere, produrre o testare i missili" proibiti dal Trattato. I funzionari Usa non hanno mai fornito dettagli sulla natura della presunta violazione. Nel dicembre dello scorso anno il Dipartimento di Stato rileva che il sistema d'arma 9M729 viola il Trattato INF siglato nel 1987. Due battaglioni SSC-8 sarebbero stati schierati nella regione di Kapustin Yar. Ciò che spaventa più la Nato è che Mosca possiede missili a raggio intermedio su imbarcazioni da guerra, così come dimostrato a più riprese durante gli attacchi contro le postazioni dello Stato islamico in Siria. Tradotto significa che dal Mar Caspio, solo per fare un esempio, i paesi della Nato potrebbero essere colpiti in caso di escalation militare direttamente dal mare con testate convenzionali e non. Da rilevare che gli Stati Uniti non sono stati in grado di presentare prove che confermassero tali violazioni poichè classificate. Il due ottobre scorso il Segretario della NATO Jens Stoltenberg ha confermato che l'Alleanza crede che il sistema russo violi l'accordo INF.

Se Trump esce dal Trattato INF, dove saranno schierati i nuovi missili?

Bolton ha sempre criticato ogni tipo di accordo percepito come una violazione alla sovranità degli Stati Uniti

Domani, secondo programma diramato dal Cremlino, il Presidente russo Vladimir Putin incontrerà John Bolton, consigliere per la sicurezza nazionale della Casa Bianca. Bolton dovrebbe comunicare la decisione assunta dal Presidente Trump di uscire dal trattato INF. Ad oggi il Trattato sull'eliminazione dei missili a medio e corto raggio resta in vigore. La diplomazia è al lavoro sebbene John Bolton non abbia mai particolarmente apprezzato le disposizioni contemplate nei due trattati INF e New START. Quest'ultimo, che riguarda la limitazione delle armi nucleari per Russia e Stati Uniti, scadrà nel 2021. La decisione sul Trattato INF avrà certamente ripercussioni sulla estensione o rinnovo del New START. Da rilevare che né il Dipartimento di Stato né il Pentagono hanno ancora rilasciato dichiarazioni sul ritiro degli Stati Uniti dal Trattato INF. La decisione di uscire dal Trattato INF non proviene dal Dipartimento di Stato (che normalmente ha giurisdizione sugli accordi), ma dal Consiglio di sicurezza nazionale di Bolton

Dove saranno schierati i nuovi euromissili?

Gli Stati Uniti hanno svolto un lavoro preliminare su un nuovo missile nucleare a raggio intermedio, ma qualora Washington decidesse di porre fine al Trattato INF quale sarà la reazione degli alleati della Nato? Per intenderci: Quali paesi (tra amici ed alleati degli Stati Uniti) ospiteranno i nuovi sistemi d’arma equipaggiati con testate termonucleari? E quale potrebbe essere la reazione della Casa Bianca qualora alleati ed amici non dovessero garantire la loro disponibilità?

Trentacinque anni fa, in risposta agli SS-20 Saber puntati contro le capitali europee, Italia, Regno Unito, Belgio, la Germania occidentale ed i Paesi Bassi accettarono di schierare 572 missili statunitensi armati con testate termonucleari. Oggi sembra altamente improbabile che uno di questi Paesi possa essere disposto ad ospitare i nuovi “euromissili”. Sul fronte cinese è improbabile che Corea del Sud, Filippine, Giappone e Vietnam possano ospitare asset strategici puntati contro Pechino. Oltre alla Russia, gli Stati Uniti temono le scorte dei missili a raggio INF della Cina schierati in prevalenza nell'altopiano del Tibet. Secondo il Pentagono "se la Cina facesse parte del Trattato INF, il 95% dei suoi circa duemila missili balistici e da crociera sarebbero in violazione". La Cina non ha espresso alcun interesse nell'aderire al Trattato INF: Pechino non prenderà mai in considerazione tale possibilità. Esclusa l’India che crede profondamente nella sua autonomia strategica, Washington potrebbe schierare i missili a Guam. Per quest'ultima ipotesi, i missili sarebbero in grado di raggiungere obiettivi in ​​Cina molto più velocemente delle armi aviolanciate. Sarebbero comunque più lenti delle opzioni strategiche basate sul mare.

Trattato INF: Se nessun paese alleato o amico dovesse ospitare i missili Usa

Le armi nucleari sono per natura indiscriminate e ogni loro utilizzo comporta il rischio di un'escalation incontrollata. Il requisito primario della sicurezza nazionale statunitense è la protezione del proprio popolo, ma l’ombrello nucleare e convenzionale Usa si estende per oltre trenta stati in tutto il mondo. Il concetto di deterrenza estesa significa semplicemente che uno Stato fornirà la sicurezza ad secondo Stato paventando la ritorsione contro un terzo che potrebbe desiderare di attaccarlo. È un’estrapolazione logica della teoria della deterrenza. La deterrenza estesa impegna gli Stati Uniti ad entrare in guerra con un’altra grande potenza per proteggere uno Stato più vulnerabile. Quando gli Stati Uniti scelgono di garantire la deterrenza estesa ad un altro Stato, tale impegno include tutte le misure previste, comprese quelle nucleari. La deterrenza è essenzialmente un’arma psicologica attiva sulle percezioni del potenziale avversario, ma perderebbe la sua efficacia senza una capacità credibile. I giudizi non possono essere determinati dalla moda, ma l’unica utilità positiva delle armi nucleari è il loro non impiego. Il concetto Dial-a-yield è puramente teorico e si basa sulla facilità di impiego a causa delle resa esplosiva relativamente piccola. La deterrenza è però efficace poichè significa chiarire le minacce. Ed è proprio compito della diplomazia "rassicurare". Senza una chiara rassicurazione, la deterrenza aumenterà il rischio di un'escalation nucleare incontrollata.

La postura strategica statunitense

La deterrenza statunitense si basa su un arsenale in grado di scongiurare qualsiasi ricorso al nucleare: è il concetto della Distruzione Mutua Assicurata. Non è concepito in linea teorica per essere utilizzato per prevenire o durante un attacco convenzionale o in presenza di impiego di armi chimiche e biologiche sul campo. Il principio di base di questa postura è che nessun avversario avrebbe alcuna ragionevole possibilità di azzerare l'intero arsenale nucleare americano e sfuggire ad un apocalittico attacco di rappresaglia. L’infallibilità del ruolo di Presidente degli Stati Uniti gli conferisce questa precisa capacità di discernimento. Come parte vitale della deterrenza nucleare Usa, Donald Trump può autorizzare senza la dichiarazione di guerra del Congresso un attacco preventivo (First Strike) e di rappresaglia (Second Strike) in risposta alla rilevazione di testate nucleari nemiche in volo o pericolo imminente per sopravvivenza stessa della nazione. In sintesi: non esiste limite al potenziale uso della forza nucleare.

La garanzia politica USA

Lo scopo finale delle armi nucleari è il medesimo elaborato alla fine degli anni ’40: scoraggiare un attacco armato contro gli Stati Uniti e proteggere i suoi alleati. Per definizione, “gli asset nucleri sono uno strumento per impedire l’aggressione di qualsiasi tipo contro gli interessi nazionali e vitali dell’America”. E’ il concetto della garanzia politica. E’ il medesimo che si applica, ad esempio, per la bomba nucleare tattica guidata B-61 in Europa. Le B-61 dovrebbero rappresentare un deterrente strategico ritenuto in grado di dissuadere anche gli stessi alleati dallo sviluppare armi nucleari fatte in casa. Vanno quindi intese come una garanzia politica degli Stati Uniti, che ne detengono la proprietà e la discrezionalità, a protezione dell’Europa. L’Organizzazione del Trattato dell’Atlantico del Nord è stata concepita per supportare logisticamente la presenza in Europa degli Stati Uniti. Parliamo di una strategia che proviene direttamente dalla guerra fredda. La responsabilità condivisa per le armi nucleari si basa sulla solidarietà degli alleati della Nato e l’unità di intenti a protezione dell’integrità territoriale. Ma è ancora valido il concetto di arma nucleare tattica o arma nucleare non strategica? No. Non esiste alcuna arma nucleare tattica

TLAM-N: Il missile che potrebbe essere schierato in Europa

E' anche la seconda opzione a basso rendimento prevista nella Nuclear Posture Review

L’idea sarebbe quella di armare l'ultima versione dei missili da crociera Tomahawk con testate nucleari e schierarli sui sottomarini della Marina al largo delle coste europee. La mossa rafforzerebbe la deterrenza estesa sul continente ed avverrebbe in risposta alla presunta violazione russa del Trattato sulle forze nucleari intermedie. L'ultima volta che la Casa Bianca ha perseguito tale strategia è stata negli anni '80, quando Stati Uniti ed Unione Sovietica schierarono centinaia di armi nucleari in Europa, sollevando i timori di una guerra termonucleare globale e scatenando massicce proteste. La crisi si è conclusa solo nel 1987 quando Ronald Reagan ed il presidente dell'Unione Sovietica Mikhail Gorbachev siglarono il Trattato INF portando all'eliminazione di tutti i missili terrestri con un'autonomia compresa tra i 500 ed i 5500 km. Il Presidente George H.W. Bush ha continuato lo smantellamento degli obsoleti arsenali della guerra fredda ritirando tutte le armi nucleari dalle navi della Marina. Il processo storico è stato concluso durante l'amministrazione Obama, con lo smantellamento dei missili da crociera nucleari Tomahawk.

L’efficacia del TLAM-N: lo squilibrio in Europa

Secondo i sostenitori del Tomahawk Land Attack Missile-Nuclear ritirato nel 2013, quest'arma nucleare sarebbe utile nell'attuale clima globale come un'opzione aggiuntiva nel negare le minacce in evoluzione. Tatticamente parlando, in Europa vi è un chiaro squilibrio tattico nucleare tra gli Stati Uniti (NATO) e la Russia. Non vi è alcun accordo internazionale tra Mosca e Washington sull’aspetto qualitativo e quantitativo delle testate nucleari tattiche. Il trattato START, attualmente in vigore, si rivolge specificatamente alle testate strategiche ed ai loro lanciatori. Tuttavia quelle 150 bombe nucleari tattiche B61 a potenza scalare possiedono una resa esplosiva indifferente se paragonata alle 1850 testate che la Russia, secondo gli Stati Uniti, avrebbe a disposizione solo in quel teatro. Più che una forza di reazione rapida (non sarebbero sufficientemente potenti per decapitare la linea di comando nemica, mentre il concetto scalare è prettamente letterale), le B61 dovrebbero rappresentare un deterrente strategico ritenuto in grado di dissuadere anche gli stessi alleati dallo sviluppare armi nucleari fatte in casa. Vanno quindi intese come una garanzia politica degli Stati Uniti, che ne detengono la proprietà e la discrezionalità, a protezione dell’Europa. L’Organizzazione del Trattato dell’Atlantico del Nord è stata concepita per supportare logisticamente la presenza in Europa degli Stati Uniti. Parliamo di una strategia che proviene direttamente dalla guerra fredda. La responsabilità condivisa per le armi nucleari si basa sulla solidarietà degli alleati della Nato e l’unità di intenti a protezione dell’integrità territoriale.

Da un punto di vista tattico, ridistribuire il TLAM-N in un numero selezionato di unità navali potrebbe colmare questa lacuna senza violare il trattato INF. Il TLAM-N fornirebbe alla Nato un'opzione di attacco praticabile, a differenza della B61-12, anche in caso di invasione russa degli Stati Baltici. Secondo i sostenitori della nuova Nuclear Post Review, la ridistribuzione del TLAM-N fornirebbe una chiara rassicurazione agli alleati degli Stati Uniti, come opzione superiore a quella convenzionale. La ridistribuzione del Tomahawk nucleare (TLAM-N) offrirebbe agli Stati Uniti nuove opzioni per affrontare le sfide che le armi convenzionali potrebbero non essere in grado di contrastare. A livello strategico, il TLAM-N potrebbe avere un maggiore effetto deterrente per i potenziali avversari ed un effetto rassicurante per gli alleati. I Tomahawk nucleari verrebbero probabilmente posizionati solo a bordo dei sottomarini. Qualsiasi sottomarino d'attacco può trasportare questi missili così come i boomer. Proprio i sottomarini d'attacco entrerebbero a far parte della ridondanza strategica e dovrebbero essere armati in numero credibile. La testata necessaria potrebbe sfruttare il programma di estensione della B61 o per il sistema LRSO. Tale capacità fornirebbe un'opzione credibile e duratura per un'estesa deterrenza in Europa e nel Pacifico.

TLAM-N: conclusioni

I militari statunitensi puntano per reintrodurre nei Tomahawk la capacità nucleare, ma le armi tattiche nucleari non sono l'unica cosa che si frappone tra la NATO e la sconfitta convenzionale contro le preponderanti forze russe (che non sono quelle dell'Unione Sovietica) in Europa. Gli Stati Uniti mantengono un ampio margine convenzionale sull'esercito russo e potrebbero infliggere ingenti danni a Mosca in caso di conflitto convenzionale. Per i sostenitori del ripristino delle capacità nucleari del Tomahawk, tale asset darebbe maggiore credibilità alla Nato, colmando il divario tra armi convenzionali e strategiche. Tuttavia, esiste una guerra nucleare limitata? Esiste la proporzionalità avviati lanci di asset con testate nucleari? La risposta è no poiché le armi nucleari sono per natura indiscriminate e ogni loro utilizzo comporta il rischio di un'escalation incontrollata. Se la NATO vuole dissuadere la Russia deve concentrarsi sul costruire reali capacità che gli permettano di prevalere in un conflitto armato. Ciò non significa nuove capacità nucleari, ma piuttosto il continuo potenziamento delle capacità convenzionali della Nato. Reintrodurre asset solo perchè un avversario mantiene qualcosa di simile è assolutamente controproducente. I Tomahawk nucleari non sono fondamentali per soddisfare i nuovi requisiti strategici.

Se la NATO non dovesse schierarsi con Trump

Le divergenze della Nato nella percezione della minaccia

Stati Baltici, Polonia e Romania considerano la Russia come una immediata minaccia esistenziale. Tuttavia tale percezione cambia in Europa meridionale, dove la Russia non rappresenta una minaccia esistenziale. Sarebbe opportuno ricordare i rapporti commerciali tra Turchia (potente alleato della Nato) e Mosca o il massiccio acquisto tedesco di gas russo. E' così che si combatte un avversario? In realtà Francia e Germania non ritengono la Russia una minaccia diretta, sebbene osservino con attenzione l'impatto negativo del Cremlino sull'ordine europeo. Allo stesso tempo, entrambi propongono un approccio a doppio binario, abbracciando sia la deterrenza che l'impegno in relazioni commerciali produttive con la Russia. Per Norvegia e Regno Unito, la Russia è una minaccia, ma anche un partner economico significativo. La Russia non è un principio organizzativo centrale per la politica estera degli Stati Uniti mentre gran parte dell'attenzione tende ad essere episodica, piuttosto che una preoccupazione fondamentale per la sicurezza. I termini della partnership devono essere rinegoziati e ridefinito il terreno comune. Se la Russia è un nemico, la Nato deve prepararsi alla guerra e per vincerla. Se la Russia non è un avversario, la Nato deve cambiare la sua postura, la medesima dalla guerra fredda e plasmare le sue capacità. Prima ancora del burden sharing, la Nato deve identificare all'unanimità i suoi nemici e plasmare di conseguenza le sue difese.

Attualmente gli Stati Uniti mantengono una forza permanente di 32 mila soldati in Germania. Il punto non riguarda soltanto le forze Nato schierate in Europa (irrilevanti senza gli Usa), ma sul costo qualora scoppiasse un conflitto con la Russia (che non ci sarà). Il costo di una guerra convenzionale in Europa sarebbe immenso (concetto ampio). Il costo di una guerra nucleare inimmaginabile poiché le testate termonucleari russe colpirebbero con certezza assoluta le citta americane. Durante la Guerra Fredda, gli Stati Uniti riconobbero ad accettarono il costo dell’enorme sistema militare allestito in Europa, pronto ad ammortizzare l’invasione dell’Unione Sovietica. Dopo la fine della guerra fredda, gli alleati diedero per scontato che gli Stati Uniti mantenessero i medesimi impegni strategici. Se i principali paesi della Nato non dovessero ospitare i nuovi missili, gli Stati Uniti potrebbero rivedere il proprio ruolo di supporto nell'Alleanza e decidere di lasciare la difesa dell'Europa agli europei.

Nella Dottrina Trump (una Dottrina Nixon 2.0) il futuro impegno degli Stati Uniti ai sensi dell'articolo 5 è subordinato alla performance europea. Per Trump e gli americani i membri della Nato in Europa sono pienamente in grado di provvedere alla propria difesa.

Trattato INF: Cosa accadra?

Si rischia una nuova corsa agli armamenti. L'architettura dei trattati sul controllo degli asset nucleari è oggi piuttosto traballante, basti pensare che non si prevedono colloqui sull'estensione del Nuovo START (a meno che Trump e Putin non decidano di prolungarlo di cinque anni così come previsto dall'articolo XIV dell'accordo). L'attuale quadro generale è frutto di una nuova e rinvigorita rivalità geopolitica tra Russia e Stati Uniti da una parte e Cina e Stati Uniti dall'altra. Il deterioramento delle relazioni tra gli Stati Uniti ed i suoi rivali probabilmente provocherà ulteriori pressioni per aumentare le spese militari e sviluppare nuove armi. In ogni caso nessuna delle risposte avverrà velocemente. Soltanto tra qualche anno i TLAM-N potrebbero essere schierati.

L'idea di Bolton per un nuovo trattato che possa limitare solo il numero di testate dispiegate senza alcuna verifica non sarà mai accettata dalla Russia.

E' invece imperativo portare a termine un serio confronto sul controllo degli armamenti nucleari, rilanciando il dialogo sulla stabilità strategica. Il primo passo dovrebbe essere un accordo preliminare per estendere il Nuovo START al 2026: Solo in questo modo le parti potranno proseguire i negoziati in buona fede e su misure legalmente vincolanti.

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