L'Italia e l'Europa vogliono tagliare i ponti con i gas russo e la Russia vuole tagliare le forniture all'Europa: fin qua è tutto chiaro e non sappiamo cosa ci riserverà nelle prossime settimane il conflitto in Ucraina. Il problema, però, non è solamente della dipendenza dal gas di Putin ma anche con il suo petrolio. Gli Stati Uniti e gli alleati europei stanno valutando il divieto delle importazioni del greggio russo come ha affermato il segretario di Stato americano, Antony Blinken, e la Casa Bianca si è coordinata con i principali comitati del Congresso portando avanti il proprio divieto.
Quanto greggio produce Mosca
La Russia produce quasi 11 milioni di barili al giorno di greggio utilizza circa la metà di questa produzione per la propria domanda interna, presumibilmente aumentata a causa dell'aumento del fabbisogno del carburante militare ed esporta tra 5 milioni e 6 milioni di barili al giorno. Ad oggi, la Russia è il secondo produttore mondiale di greggio dietro agli Stati Uniti e davanti all'Arabia Saudita con un ordine intercambiabile tra queste tre super potenze. Finora, circa la metà del petrolio esportato dalla Russia (2,5 milioni di barili al giorno) viene spedito ai paesi europei tra cui Germania, Italia, Paesi Bassi, Polonia, Finlandia, Lituania, Grecia, Romania e Bulgaria. Quasi un terzo arriva in Europa dall'oleodotto Druzhba che attraversa la Bielorussia.
Cosa può cambiare con la guerra
Il timore di sanzioni sul greggio russo sta facendo lievitare i costi dei barili (126 dollari attuali) ma non è nulla secondo quanto prospettato dagli analisti se tutte le esportazioni di petrolio della Russia fossero bloccate: a quel punto, i prezzi potrebbero salire fino a 200 dollari al barile mentre il vice primo ministro russo, Alexander Novak, ha affermato che il prezzo potrebbe decollare fino a oltre 300 dollari. "Al momento non c'è capacità al mondo in grado di sostituire 7 milioni di barili" di greggio russo, ha affermato il segretario generale Opec, Mohammad Barkindo. Soltanto gli Stati Uniti riuscirebbero a farcela da soli, non di certo l'Europa, che già nel 2019 aveva smesso di accettare per diversi mesi le consegne dalla "linea Druzhba" perché il greggio che la attraversava era stato contaminato da cloruri organici che avrebbero potuto danneggiare le raffinerie di petrolio durante la lavorazione.
L'alternativa delle nazioni europee
Per garantire la disponibilità di barili sostitutivi, l'Europa e gli Stati Uniti potrebbero aumentare contemporaneamente le vendite di greggio dalle loro scorte strategiche nazionali per ridurre il colpo di qualsiasi restrizione sulle importazioni di greggio russo al G-7. Gli Stati Uniti stanno già vendendo 1,3 milioni di barili al giorno dalla loro Strategic Petroleum Reserve e potrebbero aumentare questi flussi. "Gli Stati Uniti e altri membri del G-7 chiederebbero probabilmente ai paesi del Medio Oriente di allentare le restrizioni sulla destinazione delle loro spedizioni di petrolio greggio e spingerebbero paesi come Cina e India a reindirizzare altri oli di qualità simile al petrolio russo in Europa se e quando aumenteranno i loro acquisti da Mosca", ha affermato Amy Myers Jaffe, una delle principali esperte di politica energetica globale, rischio geopolitico, energia e sostenibilità. In questo caso, le misure ridurrebbero le possibilità che le restrizioni dell'Europa sulle importazioni di petrolio russe aumentino i prezzi globali.
Le ripercussioni sulle importazioni
Le spedizioni di petrolio dalla Russia in Europa avvengon principalmente via mari tramite navi e porti. Ma come sarebbe colpita la Russia se altre nazioni riducessero le importazioni del suo petrolio? Come si legge su The Conversation, le sanzioni contro l'industria petrolifera russa avrebbero un impatto maggiore rispetto alla limitazione dei flussi di gas naturale perché le entrate petrolifere russe sono più elevate e più critiche per il suo bilancio statale. La Russia ha guadagnato oltre 110 miliardi di dollari nel 2021 dalle esportazioni di petrolio, il doppio dei suoi guadagni dalle vendite di gas naturale all'estero.
La "sporcizia" del petrolio russo
Secondo gli esperti, poiché il petrolio è una merce globale facilmente scambiabile, gran parte delle esportazioni di greggio della Russia verso l'Europa e altri paesi partecipanti al G-7 potrebbero finire per essere inviate da qualche altra parte: questo libererebbe le forniture da fonti come Norvegia e Arabia Saudita da reindirizzare in Europa. Il petrolio russo ha un alto contenuto di zolfo e altre impurità, la sua raffinazione richiede attrezzature specializzate: non può essere venduto ovunque. Ma altri acquirenti asiatici potrebbero accettarlo, tra cui India e Thailandia, e la Russia ha accordi di fornitura speciali con paesi come Cuba e Venezuela. "È già chiaro, tuttavia, che la Russia ha difficoltà a reindirizzare le sue vendite di greggio. All'inizio dell'invasione dell'Ucraina, le raffinerie europee hanno iniziato a evitare i carichi spot per paura che potessero arrivare sanzioni", ha affermato la Jaffe.
"I mercati risponderebbero probabilmente a un tetto petrolifero del G-7 scontando ulteriormente il greggio russo. Abbiamo visto lo stesso schema in passato quando i paesi hanno sanzionato il petrolio venezuelano e iraniano:quelle nazioni hanno ancora trovato acquirenti, ma a prezzi ridotti", ha concluso.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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