"Autosabotaggi": cosa succede ai tank russi

Pur di non combattere e disobbedire agli ordini, alcuni soldati russi stanno mettendo fuori uso i loro carri armati: ecco le intercettazioni del Servizio di Sicurezza ucraino

"Autosabotaggi": cosa succede ai tank russi

Doveva essere un momento favorevole all'esercito di Putin che, dopo aver raggruppato i suoi uomini e concentrato gli sforzi in Donbass, avrebbe dovuto avere la strada spianata verso quella che era annunciata come una sicura vittoria. E invece no, perché i russi stanno incontrando nuove difficoltà non solo come dimostra l'affondamento di due navi militari importanti, sul Mar Nero, nelle ultime 24 ore, ma per l'opera di sabotaggio dei carri armati da una parte dello stesso esercito. Questa clamorosa novità è stata rivelata da alcune intercettazioni del Servizio di Sicurezza ucraino che ha pubblicato alcune conversazioni dei soldati intenzionati a mettere fuori uso i tank ma anche le armi.

"Non eseguo, mi rifiuto"

Non si tratta di casi isolati ma le storie sono le più disparate. Ad esempio, in una conversazione tra commilitoni, uno dei due vuole mettere fuori uso i sistemi di alimentazione dei carri armati mettendo della sabbia per non farli ripartire. "Non seguo ordini stupidi, semplicemente mi rifiuto - avrebbe affermato un soldato russo come riporta IlMessaggero - Ho rovinato tutto e basta". Quando si è scoperto che Mosca non ha mai punito i colpevoli del gesto, un altro soldato ha deciso di fare allo stesso modo "divulgandola" ai colleghi del suo reggimento. In un'altra situazione ancora, le intercettazioni ucraine hanno captato un altro uomo di Putin raccontare alla propria famiglia che, insieme ai propri compagni, aveva già messo fuori uso l'ultimo carro armato rimasto a loro disposizione per disobbedire agli ordini dello zar. "Abbiamo un solo carro armato rimasto nel reggimento. In breve, abbiamo rotto noi il serbatoio al mattino, per non andare".

Cosa succede ai russi

Un esercito che sta per vincere una guerra o dove tutto fila liscio, certamente, non commette azioni del genere. Quanto scoperto dal Servizio di Sicurezza di Kiev mette in luce, ancora una volta, l'enorme difficoltà in cui da due e mesi e mezzo si trovano i soldati russi ma soprattutto l'andamento della guerra, con risultati molto al di sotto delle iniziali aspettative. Come abbiamo scritto sul Giornale.it, furono clamorose le indiscrezioni secondo le quali, a fine marzo, pur di rientrare a casa, migliaia di russi si sarebbero sparati alle gambe secondo quanto mostrato da alcune intercettazioni choc pubblicate da Nexta, media d'opposizione bielorusso. In questo modo, non avrebbero potuto più combattere una guerra spesso non voluta neanche dagli stessi uomini e, con questo escamotage, fare finta di essere stati feriti sul campo di battaglia e costretti a fermarsi. Insomma, un'escalation negativa culminata adesso con il discorso dei carri armati.

I problemi principali che ha incontrato l'esercito di Putin finora sono stati logistici, organizzativi e tecnologici oltre ad aver sottovalutato la resistenza degli uomini di Zelensky. Molte truppe, poi, non avrebbero interpretato al megio gli ordini tant'é che molti generali si sono spinti in prima linea rimettendoci, spesso, la vita.

Questi segnali di debolezza sono invece linfa vitale per gli ucraini che, dopo una fase di logica diffoltà e stallo, stanno riprendendo nuovo vigore anche grazie agli incessanti aiuti occidentali che continuano ad arrivare.

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