Chi riesce a prevedere cosa accadrà non tra un anno ma tra un mese in Brasile meriterebbe, a scelta, la presidenza degli Stati Uniti, il Nobel per la fisica o la presidenza della commissione permanente del gruppo Bilderberg. Ogni giorno che passa, infatti, ci sono novità che stravolgono le previsioni del giorno precedente e, dunque, non resta che l’ironia per analizzare questo pazzo paese, al tempo stesso 'bambino' e crudele.
Lo sanno bene i mercati finanziari, dalla City di Londra a Wall Street che, a seconda delle notizie che accorcerebbero la crisi (politica, di scontro tra istituzioni ed economica) portando all’uscita dalla presidenza di Dilma Vana Rousseff, fanno schizzare in su l’indice Bovespa – la Piazza Affari verde-oro - e calare il dollaro. Stanno per arrestare Lula? La borsa va su. Un ministro del Supremo Tribunale Federale si pronuncia a favore del governo Rousseff e del suo mentore Luiz Inácio da Silva? Bovespa crolla ed il dollaro si rafforza sul real, la moneta del paese del samba.
Questo oramai l’hanno capito tutti.
Peccato che nessuno sappia come andrà a finire e, soprattutto, quando si porrà fine a questo strazio che ha trasformato i giornalisti di qui in tanti piccoli e stremati Paoli Brosio. E se come sembra emergere dall’inchiesta Lava Jato – la Mani Pulite che ha scoperchiato il verminaio politico-affaristico brasileiro – non solo Dilma si è macchiata di crimini fiscali falsificando per 106 miliardi i conti dello stato ma anche il suo vice Michel Temer è coinvolto (è stato tirato in ballo da alcuni collaboratori di giustizia), allora in caso di doppio impeachment, ad insediarsi secondo la Costituzione sarà il presidente della Camera, Eduardo Cunha e, a seguire nella linea di successione, quello del Senato, Renan Calheiros.
Purtroppo per loro, però, i due sopramenzionati hanno più processi a loro carico di Al Capone e, non avessero l’immunità parlamentare, starebbero già guardando da tempo il cielo a scacchi da qualche cella.
E allora, vi chiederete, se tra meno di 10 giorni la Camera voterà per la cassazione (perché questo vuol dire impeachment) di Rousseff e, a stretto giro di posta, anche il trio Temer-Cunha-Calheiros sarà come sembra messo “fuori combattimento” dalla Mani Pulite verde-oro, chi diventerà il prossimo presidente del Brasile?
La risposta è scritta a chiare lettere nella Magna Carta brasiliana del 1988: l’attuale presidente del Supremo Tribunale, ovvero Ricardo Lewandowski, non un politico bensì un magistrato sconosciuto ai più ed assai poco amato dal popolo. Ed allora ecco che, da mesi oramai, in Brasile circola insistente la voce che ad assumere la presidenza dovrebbe essere il deputato più votato. In teoria Celso Russomanno, che però è coinvolto (anche lui!) nei finanziamenti elettorali illegali fatti dalla multinazionale Odebrecht da una lista in cui appare il suo nome, a differenza del secondo più votato, ovvero il celeberrimo ex pagliaccio Tiririca, capace di portare a casa nell’ultima elezione del 2014 oltre un milione di preferenze grazie al suo azzeccatissimo slogan “pior do que tá não fica, vote Tiririca!", ovvero “peggio di quelli che abbiamo non ce n’è, votate me!”.
La notizia nata come 'vox populi' ha iniziato a diffondersi lo scorso dicembre su Internet e, nonostante le smentite ufficiali dei costituzionalisti, ancora oggi molti in Brasile vedono in Tiririca il presidente migliore per 'fare ripartire' il paese del samba.
“Scegliere lui sarebbe senz'altro il karma più adatto per un paese come il Brasile contemporaneo – spiega Alexandre, una laurea in finanza ma da gennaio autista di Uber perché, causa crisi, lo scorso novembre ha perso il lavoro. "Tiririca sarebbe perfetto, sa parlare alla povera gente, la sua è sempre stata un’ironia popolare ed è uno dei pochi che guadagnava il suo già prima, grazie alla sua arte. "Di certo non farebbe peggio di Dilma, Temer, Cunha, Renan, Russomanno e compagnia - gli fa eco José da Silva, un altro disoccupato anch'egli trasformatosi in autista di Uber per sbarcare il lunario.
Insomma, la soluzione per il Brasile - a detta di molti brasiliani stanchi di una questa crisi causata in massima parte
dalle ruberie dei politici - è una sola: provare con un pagliaccio professionista alla presidenza. "Tanto di clown dilettanti al potere ne abbiamo sperimentati già sin troppi", chiosa con un sorriso disincantato Alexandre.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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