Un ictus fulminante. Poi il buio. George Pickering III era stato dichiarato in stato di “morte cerebrale” e i medici stavano per “staccare la spina” dei macchinari che ancora lo tenevano in vita. Tutte le procedure erano state espletate: ottenuto il consenso dei familiari, l'ospedale Tomball regional medical centre di Houston, in Texas, aveva già allertato un centro di donazione di organi.
Solo il padre, George II, non si era rassegnato all'idea che il figlio dovesse volare via a soli 27 anni: "Sapevo che se avessi avuto tre o quattro ore in più, quella notte, sarei riuscito a sapere se era davvero cerebralmente morto. Si stavano muovendo tutti troppo in fretta: l'ospedale, gli infermieri, i dottori". Ha deciso di dire no a un passo dalla fine ha impugnato la pistola, ha minacciato di sparare ai medici che stavano per staccare quella maledetta spina e ha tenuto lontani polizia e personale ospedaliero per tre ore. Il tempo giusto per sentire, per ben quattro volte, che dietro sollecitazione il figlio riusciva a stringergli la mano. Il tempo giusto per capire che George III non era morto: la parola “fine” poteva essere rimandata a un lontano futuro.
Il gesto violento andava aperò e risutalto azzeccato. L'uomo ha ammesso di essere stato aggressivo e in stato di ubriachezza, ma era quello che andava fatto. Ora, a quasi un anno di distanza, suo figlio ha pienamente recuperato e lui, incarcerato per aggressione armata dopo quel disperato blitz, è stato da poco rilasciato. "E' stata infranta la legge, lo so ma è stato fatto per un buona ragione. E' solo grazie a questo che io sono ancora qui: è stato amore, solo amore.
E' dovere di un genitore proteggere I propri figli, e questo è quello che ha fatto mio padre. L'unica cosa che conta è che sono vivo e vegeto, che mio padre è tornato a casa e che siamo di nuovo insieme" ha detto George II.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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