La strage di Dacca costò 92mila euro ai jihadisti

L'antiterrorismo del Bangladesh ha individuato i tre finanziatori dell'attentato all'Holey Artisan Bakery: tra di loro un medico che donò 8 milioni di tak prima di raggiungere la Siria

La strage di Dacca costò 92mila euro ai jihadisti

La strage degli italiani a Dacca costò 92mila euro: l’antiterrorismo bengalese ha individuato i tre finanziatori del raid dell’Holey Artisan Bakery che costò la vita, tra gli altri, ai nostri connazionali Nadia Benedetti, Cristiano Rossi, Marco Tondat, Claudio Cappelli, Vincenzo D’Allestro, Simona Monti, Adele Puglisi, Maria Riboi e Claudia D’Antona.

Le persone che secondo gli investigatori bengalesi hanno finanziato l’orrendo attentato sarebbero state legate direttamente agli emissari dell’Isis. Si tratta di Rokon Uddin, Tanveer Quaderi e il “maggiore” Zahid. Di questi, sarebbe rimasto in vita il solo Rokon Uddin che nel frattempo è riuscito ad abbandonare il Bangladesh per unirsi alle milizie delle bandiere nere in Siria. Tanveer Quaderi e Zahid, invece, sono stati uccisi durante due confilitti a fuoco con la polizia, il primo nel quartiere di Azimpur a Dacca durante un blitz avvenuto all’inizio del mese di settembre scorso in cui rimasero feriti altri otto jihadisti e cinque poliziotti. Il secondo, invece, che si era autoattribuito il nome di battaglia di “maggiore Murad” , è stato eliminato in un altro blitz avvenuto nel sobbordo di Rupnagar una decina di giorni prima di quello costato la vita a Quaderi.

Secondo le ricostruzioni degli inquirenti, riportate dal Dhaka Tribune, Rokor Uddin – medico che era stato uno dei dirigenti della sanità locale della città bengalese – aveva messo a disposizione degli “scissionisti” di Nuova Jama’atul Mujahideen Bangladesh (esplulsi dalla ‘casa madre’ di Jmb perché troppo legati al Califfato) la somma di otto milioni di taka bengalesi.

Una cifra di tutto rispetto che, al cambio con l’euro, raggiunge e sfiora la somma di 92mila euro. Altri fondi all’organizzazione sarebbero giunti dalla vendita di un appartamento ad Uttara, da parte di Tanveer e dalla donazione dell’intera liquidazione dal lavoro da parte del “maggiore Murad”.

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