Dietro la filiera del climaticamente corretto e del fenomeno Greta Thunberg c'è un sottobosco di lobby "green" che condiziona pesantemente le scelte politiche di Bruxelles e dell'Unione europea. Oltre all'approvazione del Green New Deal, infatti, lo scorso novembre Consiglio e il Parlamento europeo hanno raggiunto l'accordo sul bilancio dell'Ue per il 2020 che prevede di investire il 20% delle spese a favore dell'ambiente e al contrasto ai cambiamenti climatici. Come spiega il sito web dell'Ue, il parlamento e il Consiglio hanno deciso "di concentrarsi maggiormente sulle azioni legate al clima in diversi settori come la ricerca e lo sviluppo (Orizzonte 2020)", le "infrastrutture dei trasporti e dell'energia (meccanismo per collegare l'Europa) e l'azione esterna dell'Ue". Ulteriori fondi, si legge, "sono stati inoltre assegnati al programma Life dell'Ue, che riceverà 590 milioni di euro, e all'Agenzia europea dell'ambiente per l'assunzione di nuovo personale (+6) per sostenere la lotta ai cambiamenti climatici".
Da dove arrivano tutte queste risorse? Da un'intensa e costante attività di lobbying. Come riporta La Verità, dal primo dicembre 2014 ad oggi, si sono tenuti in media 13 incontri al giorno, più di due all'ora, tra un euroburocrate e un lobbista. Parliamo di 25.000 colloqui nell'arco di poco più di cinque anni. Perché le decisioni che davvero contano vengono prese in queste occasioni, lontano dagli occhi del pubblico: altro che Consiglio europeo. Se pensiamo al clima e all'ambiente, negli ultimi cinque anni, quasi un incontro su 10 (2.400 su 25.000, di cui oltre 600 tenuti dalle Ong) verteva proprio su questo. Complessivamente, la lobby del clima e dell' ambiente può fare leva su 800 soggetti coinvolti, per 3.120 lobbisti e 2.206 pass al Parlamento europeo. Sul podio dei soggetti più attivi, scrive La Verità, troviamo il Wwf (64 meeting), seguito da Greenpeace (46) e dal Climate action network (41). Queste tre organizzazioni, da sole, spendono più di 5 milioni di euro l' anno per attività di lobbying a Bruxelles.
Come spiega euronews, i lobbisti si aggirano per i corridoi degli edifici europei per incontrare gli alti funzionari. Oppure possono incontrarli per un drink, per una cena informale o in eleganti hotel. Sono decine i bar che popolano il quartiere euroepo. Qui i professionisti si incontrano, si stringono la mano e fanno affari. Ma la trasparenza non è di casa a Bruxelles, come spiega Raphaël Kergueno di Transparency International. "L'attuale regolamento sulle lobby a Bruxelles è incompleto. Se vogliamo conoscere l'influenza di un'organizzazione come Google sulla legislazione europea possiamo solo fare affidamento sui dati della Commissione e in parte del Parlamento europeo, ma non possiamo avere un'immagine completa della loro attività".
La fitta rete delle lobby green a Bruxelles
La Climate Action Network (Can) è riconosciuta come la principale rete europea che lavora su questioni climatiche ed energetiche. Con oltre 150 organizzazioni aderenti in oltre 35 paesi europei, che rappresentano oltre 1700 Ong e circa 47 milioni di cittadini, Can Europe dal 2009 lavora per imporre la propria agenda sul clima e promuovere politiche sostenibili in materia di energia e ambiente in Europa. Fa parte di uan rete mondiale a cui aderiscono circa 1000 organizzazioni in tutto il mondo. In un solo anno (1° gennaio - 31 dicembre 2018) ha investito in lobbying circa 2.255.005 euro, il doppio rispetto all'anno precedente.
Secondo il Corporate Europe Observatory, un "watchdog" che fa campagne per una maggiore trasparenza, ci sono almeno 30mila lobbisti a Bruxelles, quasi corrispondenti ai 31mila dipendenti impiegati dalla Commissione europea e secondi solo a quelli presenti a Washington Dc. I lobbisti firmano un registro per la trasparenza gestito dal parlamento e dalla commissione, sebbene non sia obbligatorio. L'energia, il lavoro e la crescita, l'economia digitale, i mercati finanziari, i trasporti ma sopratutto il clima sono i settori che attraggono di più i lobbisti di Bruxelles.
In cima alla lista di questa fitta rete di lobby c'è l'influente Ong European federation for transport and environment (T&E). Di che cosa si occupa? Basta cliccare sul sito: "I trasporti rappresentano il principale problema climatico dell'Europa, rappresentando il 27% delle emissioni di gas serra dell'Unione. I trasporti sono l'unico settore principale in cui le emissioni sono aumentate dal 1990, determinando un aumento delle emissioni complessive dell'UE nel 2017. Se l'Ue vuole mantenere gli impegni climatici assunti con l'accordo di Parigi, l'Europa ha bisogno di politiche dei trasporti più intelligenti e più ambiziose".
E ancora: "Riteniamo che l'Europa dovrebbe avere i livelli più bassi di emissioni di gas serra e di inquinamento atmosferico e acustico dei trasporti". Insomma, forse ci sarà anche la volontà di salvare il mondo dall'Apocalisse climatica imminente: certo che, però, i cambiamenti climatici stanno diventando un bell'affare per molti lobbyisti.
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