Gruppo Nike nella bufera. Teatro dello scandalo: il Sudafrica. In tale Paese, l’azienda è stata accusata di coltivare “pregiudizi razziali”. La polemica è esplosa in seguito ai commenti discriminatori nei confronti delle persone di colore pronunciati dal marito di una dirigente della compagnia. La popolazione nera ha subito reagito proclamando il boicottaggio dei prodotti della multinazionale americana.
Adam Catzavelos, imprenditore sposato con la responsabile del merchandising di Nike Africa, ha postato sui social un video che lo ritrae in vacanza in una località balneare del Paese. Egli, una volta decantate la bellezza e la tranquillità del posto, individua il motivo alla base di tali qualità nell’“assenza di persone di colore” nei dintorni. L’imprenditore, riferendosi alla popolazione nera, usa il termine dispregiativo “kaffir”, di origine semitica ma in voga ai tempi dell’apartheid. Il vocabolo, nei secoli, pur mantenendo una valenza discriminatoria, ha assunto diversi significati, fino a divenire recentemente sinonimo di “nigger”, ossia “negro”. Il video è presto divenuto virale e ha scatenato una tempesta di polemiche nel Paese.
Nike ha subito precisato: “Il signor Adam Catzavelos non è un dipendente dell’azienda. Egli è semplicemente il marito di Kelly Catzavelos, brand merchandise manager per Nike Africa. Noi rigettiamo le ideologie razziste e condanniamo ogni forma di discriminazione. L’azienda sostiene con convinzione principi come il rispetto della diversità, l’inclusione e la tolleranza.” La compagnia ha disposto la chiusura di diversi store nel Paese, obbligando i dipendenti a seguire appositi corsi di “educazione alla diversità e all’antirazzismo”. L’autore del video è stato immediatamente estromesso dalla azienda di famiglia, la St George’s Fine Foods. Importanti catene nel campo della ristorazione quali The Butcher Shop e The Baron Group hanno annunciato di non volere più essere rifornite di alimenti dalla ditta di proprietà dei Catzavelos.
Nonostante la condanna pronunciata da Nike nei confronti delle esternazioni di Catzavelos, la popolazione nera continua a manifestare il proprio risentimento nei riguardi del brand statunitense. Atti vandalici contro gli store della multinazionale americana (vetrine infrante, aggressioni ai danni dei commessi, attacchi incendiari) si stanno verificando nelle principali metropoli del Paese. Il presidente sudafricano, Cyril Ramaphosa, ha invitato i cittadini a “isolare i facinorosi”. Il partito Economic Freedom Fighters, formazione politica di estrema sinistra, ha invece esortato gli individui di colore a “boicottare i prodotti Nike” e a “costringere alla fame un marchio che guadagna miliardi sposando filosofie abominevoli”. Lo stesso partito, all’inizio di quest’anno, aveva mobilitato i propri iscritti contro l’azienda di abbigliamento H&M. Quest’ultima era stata accusata di “razzismo” per avere diffuso manifesti pubblicitari che ritraevano un bambino nero con indosso una felpa con cappuccio. Sui manifesti campeggiava la scritta: “La scimmia più elegante della giungla”.
Anche allora il Sudafrica fu attraversato da violente manifestazioni di protesta organizzate dalle persone di colore. La vicenda si sarebbe rapidamente chiusa con le scuse ufficiali da parte di H&M e con l’interruzione della campagna pubblicitaria incriminata.
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