Sui moduli per la registrazione del matrimonio in Bangladesh le donne non sposate non saranno più definite “vergini” ma “nubili”.
È una sentenza che segna una vera e propria svolta nel campo dei diritti civili quella con cui l’alta corte di Dacca ha proibito l’utilizzo del termine “kumari” dai documenti prematrimoniali. In bengalese può significare “donna non sposata”, ma anche “vergine”. Un’accezione che, secondo gli avvocati di alcune associazioni per i diritti delle donne che nel 2014 hanno fatto ricorso ai giudici, sarebbe “umiliante” e “lesiva della privacy”. Nel Paese a maggioranza musulmana, infatti, i matrimoni forzati per le ragazze, anche giovanissime, sono ancora molto diffusi.
“È un verdetto storico”, ha commentato, sentita dalla Reuters, Aynun Nahar Siddiqua, uno dei due avvocati che hanno lanciato una petizione scritta per modificare la legge del 1974 sul matrimonio musulmano e il divorzio. Il legale ha auspicato che la sentenza possa costituire un passo avanti per i diritti delle donne in Bangladesh, oltre che dare forza agli attivisti che da anni si battono per le pari opportunità.
D’ora in poi, quindi, ad essere utilizzata nei documenti ufficiali sarà la parola "obibahita", che significa letteralmente “nubile”. Resteranno invariate, invece, le altre due opzioni: “vedova” e “divorziata”. Inoltre, toccherà anche agli uomini dichiarare il proprio stato civile, optando tra le diciture “celibe”, “vedovo” o “divorziato”.
Le nuove norme dovrebbero diventare operative tra pochi mesi, quando le motivazioni della sentenza verranno rese pubbliche.
Toccherà poi alle autorità competenti informare i pubblici ufficiali dei cambiamenti. Nessuno degli esponenti del governo, però, interpellato dall'agenzia di stampa americana, ha saputo fornire dettagli sull'entrata in vigore della decisione dei giudici.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.