Attenti perchè la paura è morta. «Il popolo ora è pronto. L'Iran è capace di dire basta al regime che porta via i suoi figli uno a uno». Nahid Persson Sarvestani è la regista iraniana di «Be my voice», coraggioso e commuovente documentario del 2021 in cui racconta la storia di Masih Alinejad, giornalista e attivista per i diritti civili, fuggita a New York. Insieme le due donne sono diventate la voce delle iraniane oppresse, le esortano a ribellarsi contro l'hijab forzato. Un appello all'azione diventato uno dei più grandi atti di disobbedienza civile, con oltre sei milioni di follower solo su Instagram. E intanto, anche grazie a loro, qualcosa a Teheran è cambiato: Mahsa Amini, la ragazza uccisa a 22 anni, per il velo indossato male, ha smosso una rabbia che rischia di diventare incontenibile.
«Le donne iraniane sono l'avanguardia e hanno preso il comando delle proteste. Mi manca il mio Paese, la mia terra. Stare lontano è un dolore straziante. Ma sento che tornerò». Nahid parla dallo studio di casa sua, in Svezia, dove vive da rifugiata politica. «Sono fuggita ai tempi della rivoluzione, quando mia figlia aveva appena un anno. È stato terribile. Avevano ucciso mio fratello dopo esser stato rapito dai Khomeinisti. Io stavo per assere acciuffata quando il mio aereo è decollato. Se fossi rimasta in Iran sarei morta». Gli occhi si fanno più lucidi e si batte il petto mentre lo racconta.
Oggi la voce delle donne è più forte?
«Non c'è dubbio. La voce delle donne ma anche degli uomini. Di tutto il popolo iraniano che ne ha abbastanza di tanta violenza e soprusi».
Perché questa volta dovrebbe essere diverso?
«Basta vedere cosa sta succedendo di giorno in giorno. Le proteste si sono allargate in 15 città dell'Iran, bloccando il traffico, incendiando cassonetti e veicoli della polizia, le donne si sono tolte l'hijab e lo hanno bruciato per protesta. I video sono stati postati on line e rimbalzano ovunque come schegge impazzite. L'onda dell'indignazione è troppo forte per essere arginata. Un tempo venivano incarcerati e uccisi i dissidenti politici. Oggi anche la gente comune. Basta avere un ciuffo fuori dal velo che vieni arrestato e ucciso. Le autorità hanno raccontato che Mahsa soffriva di cuore, che il suo cervello si era fermato quando è stata portata in ospedale. Invece le hanno battuto a terra la testa così forte e così tante volte da ucciderla per un ciuffo di capelli che usciva dal velo. Le loro bugie non reggono più».
Perché è così importante il velo per le autorità iraniane?
«La repubblica islamica dell'Iran ha usato il velo per controllare l'intera popolazione. Una volta eliminato il velo non ci sarà più una repubblica islamica».
Ci sono differenze tra Rohani e Raisi?
«Non c'è nessuna differenza, sono facce della stessa medaglia dal punto di vista del rispetto dei diritti umani. Da quando Ebrahim Raisi è diventato presidente del regime iraniano, le violazioni dei diritti umani e gli atti di repressione sono cresciuti, insieme all'aumento delle esecuzioni in Iran. In ogni protesta il popolo ha scoperto il suo vero volto».
Quanto hanno influito le voci delle donne fuori dal Paese?
«Moltissimo. Noi attiviste che abbiamo la libertà di poter parlare abbiamo l'obbligo morale di farlo. E continueremo a farlo in tutti i modi possibili».
Chi sono le donne che protestano?
«Non c'è differenza di età, tra loro ci
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