Lo scorso settembre l’Alta Corte di Londra stabilì che il testamento del principe Filippo sarebbe rimasto sigillato per 90 anni, in modo da tutelare il futuro della monarchia e non alimentare eventuali polemiche che avrebbero potuto danneggiare la Regina e i Windsor. Neppure il ricorso del Guardian è riuscito a smuovere i giudici dalle loro posizioni. Le ultime volontà del marito di Sua Maestà britannica non possono essere divulgate, a meno di non rischiare una “tempesta mediatica”.
Il testamento segreto
Quasi un anno fa Sir Andrew McFarlane, il giudice più anziano dell’Alta Corte di Londra e Presidente della Family Division of the High Court, incaricato di conservare i testamenti reali, spiegò il motivo per cui le ultime volontà del duca di Edimburgo non sarebbero state rese note per ben 90 anni: “Ho ritenuto che, a causa della posizione costituzionale della Sovrana sia appropriato avere una prassi speciale relativa alle ultime volontà reali. C’è bisogno di rafforzare la tutela garantita agli aspetti davvero privati delle vite di questo ristretto gruppo di individui per mantenere la dignità della Sovrana e dei membri della royal family”. Una scelta risultata abbastanza impopolare ma, spiegò McFarlane, dettata dall’incredibile quantità di "congetture" sul contenuto del testamento del principe consorte: “Benché ci possa essere la curiosità pubblica nei confronti delle disposizioni private che un membro della royal family può scegliere di inserire nelle ultime volontà, non vi è alcun interesse pubblico nel conoscere informazioni assolutamente private”.
Tra quasi un secolo, dunque, il notaio del futuro re d’Inghilterra e il custode degli Archivi Reali potrebbero rendere finalmente pubblico il testamento del principe consorte nella sua versione integrale, o selezionandone solo alcuni stralci. O, ancora, preferire il riserbo assoluto per chissà quanti anni ancora. L’unico rammarico è che, purtroppo, molti di noi non saranno qui per assistere all’epilogo della vicenda. In gioco c’è un patrimonio da 35 milioni milioni di euro su cui i giornali formulano ipotesi ormai da circa 15 mesi.
Ricorso respinto
Proprio per evitare un’attesa tanto lunga il Guardian ha presentato un ricorso alla Corte d’Appello, contestando la decisione di escludere i media dall’udienza del luglio 2021, durante la quale si stabilì il destino del testamento del principe Filippo. Il giornale definì quanto accaduto “una grave ingerenza rispetto al principio della giustizia trasparente”. Una questione da non sottovalutare, visto che in Gran Bretagna è tuttora aperto il dibattito sulla liceità della segretezza dei testamenti reali. Una riservatezza non applicabile alle ultime volontà dei normali cittadini. I giudici inglesi, però, non hanno voluto sentire ragioni: come riporta il Mirror, il 29 luglio 2022 hanno ribadito “l’eccezionalità” delle circostanze, precisando che le ultime volontà del principe Filippo dovranno rimanere segrete per evitare “una tempesta mediatica”. Il caso “non richiedeva che i media fossero informati dell’udienza” o che avessero voce in capitolo sull’intera vicenda.
I giudici hanno anche sottolineato: “L’udienza si è tenuta in un momento molto delicato per la Sovrana e la sua famiglia e quegli interessi non sarebbero stati tutelati se ci fossero state udienze protratte nel tempo e riportate dalla stampa, invece di una singola occasione in cui venivano pubblicate tutte le ragioni di quanto stabilito”, aggiungendo: “Ѐ vero che anche la legge va equamente applicata anche alla royal family, ma ciò non significa che la legge produca gli stessi esiti in tutte le situazioni. Le circostanze sono, come abbiamo detto, eccezionali. Non siamo convinti che vi sia uno specifico interesse pubblico a conoscere in che modo vengono distruibuiti i beni della royal family”.
Dunque nulla è cambiato rispetto alla decisione presa dall’Alta Corte di Londra lo scorso anno. Inoltre, anche quando i 90 anni saranno trascorsi, la royal family potrà scegliere di aprire il testamento in privato.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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