Dalla Tunisia è partito il maggior numero dei 15mila miliziani stranieri entrati a far parte dello Stato islamico (Is) in Iraq e in Siria. Sarebbero infatti almeno 2.400 i tunisini, in gran parte diplomati e disoccupati, andati in Iraq e in Siria per entrare a far parte
del gruppo jihadista, mentre migliaia sono stati fermati dalle autorità. Stime ufficiali del governo di Tunisi indicano che circa tremila tunisini, la maggior parte di età inferiore ai 30 anni, sono andati a combattere in Siria e l’80 per cento di loro ha aderito al gruppo guidato da Abu Bakr al-Baghdadi. Di questi, circa 450 sarebbero stati uccisi e una sessantina si ritiene che siano nelle carceri del regime di Bashar al-Assad.
Inoltre novemila tunisini sarebbero stati fermati dalle autorità di Tunisi nell’intento di andare a combattere in Siria. Di questi, secondo il ministro degli Interni Lofti Ben Jeddou, tra i 400 e i 500 sono rientrati in patria. Si tratta soprattutto di diplomati e disoccupati, in un Paese, la Tunisia, che è tra quelli arabi maggiormente istruiti con una popolazione di 11 milioni di persone, dove la disoccupazione resta alta.
Ma le nuove libertà ed elezioni, lamentano i giovani, hanno di poco migliorato la vita quotidiana. Molti si sentono poco liberi di esprimere il dissenso e si ritrovano scettici, tanto da cercare nell’ideologia retorica ed estremista dello Stato islamico una alternativa. Sebbene solo una minoranza dei tunisini abbia espresso pubblicamente il suo sostegno all’Is, tutti coloro che hanno meno di trent’anni conosco qualcuno che è partito per la Siria o l’Iraq per unirsi al gruppo, o qualcuno che è morto combattendo. Aderire all’Is è infatti vista come un’opzione per elevare il proprio standard di vita o eliminare i confini arbitrari che per un secolo hanno diviso il mondo arabo.
In un Paese dove il 99 per cento della popolazione è musulmana, il governo ha messo al bando più di 150 organizzazioni civili musulmane, chiuso moschee e arrestato almeno duemila giovani con accuse legate al terrorismo. Attivisti per i diritti umani denunciano arresti arbitrari e torture sui detenuti alla pari di quelle perpetrate sotto il regime Ben Ali rimasto in carica dal 1987 e fino al gennaio 2011 quando è stato deposto dalla Rivoluzione dei Gelsomini.
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