Turchia, confermato arresto di Deniz Yücel, giornalista del Die Welt

Yücel, che ha doppia cittadinanza tedesca e turca, è accusato di "propaganda al terrorismo" per i suoi articoli

Turchia, confermato arresto di Deniz Yücel, giornalista del Die Welt

È di "propaganda al terrorismo" l'accusa per cui è stato confermato l'arresto di Deniz Yücel, corrispondente in Turchia per Die Welt, fermato lo scorso 14 febbraio, dopo essersi presentato spontaneamente alla polizia a Istanbul per essere ascoltato dagli inquirenti e trattenuto fino a oggi grazie alle leggi speciali in vigore per via dello stato d'emergenza imposto dopo il golpe fallito di luglio.

Una decisione che dà ragione all'accusa, che oggi durante l'udienza ha avanzato la domanda di custodia cautelare per il giornalista, a cui ha chiesto conto di una serie di suoi articoli, dall'intervista a Cemil Bayık, tra i fondatori del Pkk, al racconto sulla situazione di Cizre, località della Turchia orientale teatro di durissimi scontri con l'esercito già nel 2015, quando i militanti curdi avevano dichiarato l'auto-governo e lo Stato aveva imposto per giorni il coprifuoco.

Ma c'è anche un terzo tema tra le accuse mosse a Yücel, il lavoro giornalistico da lui svolto su una serie di mail trafugate dal gruppo di sinistra RedHack dall'account di Berat Albayrak, ministro dell'Energia turco e genero del presidente Erdoğan, e poi pubblicate da WikiLeaks.

Con l'arresto di Yücel, un altro giornalista si aggiunge all'elenco di quanti, per il loro lavoro, si trovano attualmente in cella in Turchia. Sono 155 secondo la piattaforma P24, che monitora lo stato di salute della stampa. Ottantuno secondo numeri più cauti forniti dal Comitato per la protezione dei giornalisti. Comunque abbastanza per fare del Paese il primo nella classifica di quanti chiudono la libertà d'espressione dietro le sbarre.

Ha doppia cittadinanza, tedesca e turca, Yücel. Per questo Can Dündar, ex direttore del quotidiano di sinistra Cumhuriyet, ora in Germania dopo avere scontato mesi di carcere in patria, ha scritto dal suo account twitter che "la morsa sulla stampa ora è anche una questione dei tedeschi", sostenendo che la sorte del giornalista aprirà "una nuova crisi diplomatica" tra Ankara e Berlino.

Quello che è certo, al momento, è che non sono serviti a molto i timidi rimproveri avanzati dalla Merkel, che di recente è stata in visita ad Ankara, dove ha anche auspicato che la Turchia dia agli osservatori internazionali la possibilità di monitorare il referendum del 16 aprile, in cui il Paese sarà chiamato a scegliere se trasformare la repubblica in un sistema presidenziale - e concentrare ancora più poteri nelle mani di Erdoğan - o rimanere un sistema parlamentare.

"Ci impegneremo ancora affinché a Deniz Yucel venga riservato un procedimento equo e rispettoso dello stato di diritto", ha commentato la cancelliera Merkel dopo l'ufficializzazione dell'arresto. "Una decisione troppo dura, eccessiva", ha aggiunto il ministro degli Esteri, Sigmar Gabriel, assicurando da parte sua che la Germania si spenderà per ottenere la libertà del giornalista del Die Welt, il primo con documenti tedeschi a essere arrestato, ma non il primo ad avere problemi. Già Hasnain Kazim, dello Spiegel, era stato costretto a marzo a lasciare il Paese, dopo che la tessera stampa non gli era più stata rinnovata.

Quella della libertà di stampa è soltanto l'ultima di una serie di questioni aperte tra i due Paesi, che da sempre intrattengono relazioni importanti, anche per via del gran numero di cittadini turchi residenti nel Paese europeo.

Un milione e mezzo i residenti che sono iscritti nei registri elettorali in Turchia, ragion per cui il primo ministro, Binali Yıldırım, ha già tenuto un comizio a Oberhausen, in occasione di una visita ufficiale. Secondo indiscrezioni della Bild anche Erdoğan avrebbe in mente un grande raduno pubblico, nel Nord Reno-Westfalia.

Nello stesso Land le autorità hanno chiesto pochi giorni fa alla procura di indagare sull'accusa che le rappresentanze diplomatiche turche in Germania abbiano invitato le famiglie a usare i figli in età scolare per "spiare" le opinioni sul loro Paese d'origine dei docenti locali, mentre alcuni imam sono stati richiamati ad Ankara, anch'essi accusati di spionaggio.

Dal canto suo, Erdoğan rinfaccia ai tedeschi una caccia alle streghe, mentre la stampa più vicina all'Akp fa da megafono alle opinioni del partito di maggioranza e accusa la Merkel

di fare scudo a membri di gruppi come il Pkk, considerato ad Ankara - ma anche a Berlino - un'organizzazione terroristica. Sarebbero intanto 136 i diplomatici e militari turchi sospesi che hanno chiesto asilo in Germania.

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