Uno dei presunti assassini di Luca Attanasio sarebbe stato ucciso dalla popolazione inferocita di una località di Goma, capoluogo del North Kivu. Il suo nome era Maunguniko e a gennaio era comparso in un video della polizia locale che lo ritraeva tra i sei sospettati arrestati per l'omicidio dell'ambasciatore italiano.
A ricostruire la vicenda è stato il giornalista congolese Justin Kabumba. Poche frasi scritte su Twitter che però hanno permesso di capire ancora qualcosa in più del contesto in cui si è svolta (e si sta svolgendo) la vicenda relativa alle indagini sulla morte di Attanasio.
“Presentato dalle forze dell'ordine congolesi come uno degli autori dell'omicidio di Attanasio – si legge sul canale Twitter di Kabumba – Maunguniko è stato ucciso domenica scorsa dalla popolazione di Sake, nei pressi di Goma. Questa popolazione lo ha accusato degli atti di rapimento degli abitanti sulla Sake Road”.
#RDCPrésenté en janvier dernier par la #PNC comme l'un des présumés assassins de l'ambassadeur italien Lucas #Attanasio, #Maunguniko a été tué c dimanche par la populat° de #Sake près de #Goma.
— Justin KABUMBA (@kabumba_justin) July 17, 2022
Cette populat° l'indexe ds les actes de kidnapping de habitants sur la Route Sake pic.twitter.com/R8AkKla8RZ
La notizia della morte del ragazzo è arrivata a pochi giorni dai nuovi sviluppi dell'indagine portata avanti dalla procura di Roma e dagli uomini del Ros dei Carabinieri. In particolare, i militari dell'arma avrebbero sentito almeno quattro dei sospettati. Tra questi non c'era Maunguniko. Il loro racconto è stato importante per scorgere luci e ombre sull'inchiesta congolese.
Per Kinshasa infatti il caso è chiuso. Attanasio, assieme al carabiniere Vittorio Iacovacci e all'autista Mustapha Milambo, è stati vittima di un tentativo di rapimento lungo la N2, la strada che collega Goma a Rutshuru, operato da una banda di criminali che volevano chiedere un riscatto. Qualcosa è andato storto e un componente del gruppo, tale Marco Prince Nshimimana, ha ucciso il nostro ambasciatore, il carabiniere di scorta e l'autista.
Questa la versione congolese. A Roma però si vorrebbe vedere con maggior nitidezza l'intera vicenda. Sia perché, una volta interrogati dagli italiani, alcuni sospettati avrebbero in parte ritrattato le loro confessioni rese agli inquirenti congolesi. E sia perché sono ancora diversi gli aspetti da chiarire, a partire dal discorso relativo alla gestione non proprio lungimirante della sicurezza.
La morte di Maunguniko potrebbe aver aggiunto un altro tassello. Perché testimonierebbe l'esistenza di una banda operativa nella zona di Goma e dedita al rapimento di cittadini. Non che prima questa circostanza fosse un mistero. Il North Kivu è martoriato dalla presenza di bande comuni e gruppi terroristici che lo rendono uno dei mosti meno sicuri dell'intero continente africano.
Il fatto però che uno degli arrestati dalla polizia congolese fosse effettivamente implicato in rapine lungo le strade della regione, potrebbe dare un piccolo importante indizio anche agli investigatori italiani. Resta da capire però se realmente Maunguniko faceva parte della banda accusata dell'uccisione di Attanasio e se la mattina del 22 febbraio il ragazzo si trovava effettivamente nel lungo dell'agguato.
La banda, per la cronaca, secondo la
polizia congolese era composta da sette persone. Sei arrestate, tra queste Maunguniko ucciso domenica a Sake. Poi risulta latitante il presunto capo del gruppo, soprannominato “Aspirant” e tuttora introvabile.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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