La morte a Kiev di Arkadi Babchenko una "messa in scena"

Giornalista, ha combattuto in Cecenia. Kiev: "Abbiamo smascherato agenti russi"

La morte a Kiev di Arkadi Babchenko una "messa in scena"

È un colpo di teatro quello con cui le autorità ucraine hanno annunciato nel pomeriggio in conferenza stampa che il giornalista Arkadi Babchenko, dato per morto, è in realtà vivo e vegeto e che l'uomo che aveva progettato la sua uccisione è stato arrestato.

Stupore e applausi hanno accolto la comparsa in conferenza stampa di Babchenko, forte critico delle posizioni del Cremlino che aveva lasciato la Russia nel febbraio 2017, sostenendo di "non sentirsi più al sicuro" in patria. Secondo le prime informazioni che arrivano dall'Ucraina la sua morte sarebbe stata inscenata per esporre quelli che Kiev ha definito "agenti russi".

Dopo la notizia della morte di Babchenko, le autorità avevano diffuso un identikit, che mostrava un uomo con la barba e un cappellino da baseball in testa. Secondo la versione dei fatti riportata da tutti i media internazionali un sicario avrebbe aspettato che il giornalista tornasse a casa dopo avere comprato del pane in un vicino negozio per sparargli tre colpi alla schiena sulle scale del palazzo dove abitava. Il giornalista avevano aggiunto le autorità, era morto mentre veniva trasportato in ospedale.

La messa in scena era parte di un'operazione segreta pensata per far uscire allo scoperto un uomo che realmente stava progettando l'omicidio, un cittadino ucraino che - sostengono a Kiev - "era stato reclutato dall'intelligence russa" e aveva offerto 40mila euro a un veterano dell'anti-terrorismo per fargli da sicario.

Babchenko, 41 anni, ha alle spalle un passato da militare e ha combattuto in entrambe le guerre in Cecenia. In seguito ha però scritto un memoir, pubblicato in Italia come La guerra di un soldato in Cecenia, raccontando la sua esperienza ed è diventato giornalista, raccontando le guerre in Georgia e nel Sudest dell'Ucraina.

Nel 2014 è scampato a un incidente nel quale quattordici persone erano morte, quando un elicottero militare ucraino che volava nella zona interessata dagli scontri è stato abbattuto. Babchenko, che doveva viaggiare con i soldati, non era stato ammesso a bordo perché il velivolo era sovraccarico.

Di recente si è espresso con parole molto critiche sulla questione dell'annessione della Crimea alla Federazione russa, criticando il presidente Vladimir Putin e i separatisti ucraini, e sull'intervento in Siria.

Nel dicembre 2016 in un post su Facebook aveva detto di non provare "nessuna simpatia e nessuna pietà" per le 92 persone morte quando un aereo militare diretto verso il Paese di Assad era precipitato nel Mar Nero. In quell'occasione erano rimasti uccisi anche molto membri del coro dell'Armata russa, diretti alla base di Khmeimim per un concerto di Capodanno.

Lo scampato pericolo per Babchenko non toglie nulla al passato di sangue della capitale ucraina.

Nel luglio del 2016 Pavel Sheremet, che scriveva sul quotidiano Ukrainsaya Pravda, ha perso la vita quando l'automobile di cui era alla guida, la Subaru XV della compagna, è esplosa mentre il giornalista investigativo stava raggiungendo un radio locale per lo show che conduceva al mattino.

Nel marzo 2017 un oppositore politico di Vladimir Putin, l'ex parlamentare Denis Voronenkov, fu ucciso all'ingresso di un hotel in città.

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