Negli Stati Uniti, Bernie Sanders, uno dei candidati democratici alla Casa Bianca, è divenuto ultimamente oggetto di feroci critiche da parte dei media per avere pronunciato "dichiarazioni a sostegno di Maduro".
In una recente intervista alla Cnn, il senatore dem, di ispirazione "socialista", ha infatti affermato che il capo dello Stato sudamericano non sarebbe "affatto un dittatore", bensì un presidente "regolarmente eletto". Ad avviso dell'esponente "progressista", il successore di Chávez sarebbe infatti asceso al vertice del governo bolivariano "grazie soltanto a una straordinaria mobilitazione popolare" e "senza commettere brogli". Il candidato alla Casa Bianca ha quindi dichiarato che sarebbe Donald Trump un "vero dittatore, non Maduro".
Sanders ha in seguito sostenuto che il "delfino" di Chávez non avrebbe "mai adottato" provvedimenti intesi a sospendere la democrazia nella nazione sudamericana. L'esponente democratico ha poi puntualizzato che la "cattiva immagine" di cui gode attualmente il leader di Caracas sarebbe esclusivamente frutto di una "continua campagna denigratoria" promossa dai "network conservatori".
Il senatore ha concluso l'intervista esortando l'amministrazione Trump a "non intromettersi" nelle questioni interne della repubblica bolivariana e a evitare qualsiasi presa di posizione suscettibile di "esasperare il clima politico venezuelano".
I media statunitensi hanno subito etichettato le parole del politico "progressista" come "inaccettabili".
Essi hanno quindi evidenziato il fatto che, poco dopo l'"appassionata difesa del chavismo" compiuta da Sanders, Maduro avrebbe ordinato l'arresto di un'"intera troupe giornalistica americana". I cronisti incarcerati con l'accusa di "spionaggio" sarebbero tutti inviati di Univision, emittente Usa in lingua spagnola.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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