Una donna bianca può scrivere un libro che parla delle donne nere? Non negli Stati Uniti della cultura woke imperante e della politica dell'identità. Sta facendo discutere la vicenda relativa a Bad and Boujee: Toward a Trap Femminist Theology, libro pubblicato dalla casa editrice Wipf and Stock Publishers e scritto dalla docente di teologia, Jennifer M. Buck. Il libro racconta "la sovrapposizione tra l’esperienza dei neri, la musica hip-hop, l’etica e il femminismo per concentrarsi su un aspetto di quest’ultimo conosciuto come femminismo trap" ma come accennato poc'anzi, c'è un problema di fondo: Jennifer M. Buck è una donna bianca, docente di un'università cristiana. E questo aspetto ha aperto un acceso dibattito negli Usa e addirittura polemiche sulla copertina del libro - che ritrae una donna afroamericana - definita "razzista" e fuorviante secondo i critici. E c'è chi parla di "colonizzazione" e di appropriazione culturale.
Una donna bianca può parlare delle donne nere? Non negli Usa
"Perché parla per voce delle donne nere? Chi ha le dato l'ok per fare questo? Non ha mai vissuto le nostre vite!" si legge in una delle tante recensioni del libro apparse su internet, scritte perlopiù da persone e utenti che il libro non lo hanno nemmeno letto o sfogliato. "Non avrebbe dovuto scrivere questo libro" osserva un altro utente. "Non sono sicuro di come una donna bianca possa scrivere un libro sulle esperienze delle minoranze e tanto meno capire le esperienze che non avrà mai". Come riporta il New York Times, a seguito delle tante critiche ricevute, l'editore del libro, Wipf e Stock Publishers, ha deciso di ritirare il titolo dalla circolazione. In una dichiarazione hanno affermato che i detrattori del saggio avevano espresso obiezioni "serie e valide". "Riconosciamo umilmente di aver deluso in particolare le donne nere e ci assumiamo la piena responsabilità", hanno affermato Wipf e Stock. "I nostri critici hanno ragione". È davvero così oppure la piccola casa editrice dell'Oregon temeva possibili ripercussioni ben più gravi come campagne social e boicottaggi?
L'utima follia woke: il femminismo "trap"
Fra i detrattori del libro c'è l'autrice Sesali Bowen, che anni fa ha coniato il concetto di "femminismo trap". Trap, ricorda il Los Angeles Times, è uno slang che indica una casa dove si vende droga e la musica fa riferimento alla vita di strada, alla violenza, alla povertà e a molte delle esperienze che gli afroamericani affrontano nel sud degli Stati Uniti. Un genere molto in voga fra i più giovani che esalta droga, violenza, e soldi facili, e mette la musica decisamente in secondo piano. Chissà come convinve il "femminismo" con tutto questo e con un machismo che trasuda in ogni videoclip "trap".
Bowen è autrice di Bad Fat Black Girl: Notes From a Trap Feminist, saggio in cui l'autrice riflette su sessismo, "fatphobia" - paura dei grassi - e "capitalismo" nel contesto dell'hip-pop. Uno dei mille rivoli della cultura woke americana che riflette l'ossessione per le minoranze di una società sempre più atomizzata.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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