I professori hanno paura: sempre più testamenti per il rientro a scuola

I timori dei professori sono dovuti al fatto che, in delle scuole appena riaperte, sono emersi focolai di Covid, a causa dell’indisciplina degli alunni

I professori hanno paura: sempre più testamenti per il rientro a scuola

Negli Stati Uniti, con il graduale ritorno dei professori al lavoro nelle scuole, sempre più operatori dell’educazione stanno decidendo, per paura di contagi letali all’interno delle aule, di fare testamento. Con la riapertura degli edifici scolastici nella fase post-confinamento, si sta infatti registrando un vero e proprio boom di richieste di redazione di testamenti da parte di migliaia di insegnanti, timorosi che il loro rientro sul luogo di lavoro possa coincidere con il venire colpiti dal letale coronavirus e con il cadere vittime del servizio. Il tema della riapertura delle scuole americane ha finora infiammato il dibattito politico, con il presidente Trump schieratosi apertamente a favore del ritorno degli studenti sui banchi. A detta del tycoon e di molti altri politici, se non si torna a scuola, i genitori non possono tornare a lavorare perché non hanno le disponibilità finanziarie per prendere una baby sitter. E se non si torna a lavorare, l’economia non si rimette in moto. Gli esperti sanitari, al contrario, consigliano di posticipare di almeno due mesi il riavvio delle lezioni frontali in classe, così da evitare per un po’ la comparsa di focolai di Covid nelle strutture didattiche.

Sul nodo-riaperture spetta comunque decidere ai governatori dei singoli Stati, ma migliaia di docenti si sono nel frattempo già premuniti contro eventuali loro decessi sul lavoro facendo redigere anticipatamente le proprie ultime volontà.

Insegnanti su insegnanti di tutto il Paese, temendo di ammalarsi e di morire di coronavirus una volta tornati a fare lezione in classi affollate e piene di studenti poco avvezzi al rispetto delle regole igieniche, si stanno di conseguenza rivolgendo a studi legali e sindacati per fare testamento.

L’avvocato Teddy Rivera, attivo in Florida proprio in un sindacato impegnato a fornire il macabro servizio, ha calcolato che l’aumento di richieste di redazione dei documenti citati avanzate da professori sarebbe pari al 1000%. Egli ha a tale proposito rimarcato: “Sono avvocato del sindacato da sei anni, in genere facciamo di tutto, ma da varie settimane non facciamo altro che testamenti, testamenti, testamenti. Direi che c’è stato un aumento del mille per cento!”.

In altri Stati, la percentuale di incremento sarebbe addirittura maggiore. A rivelarlo è stata Alicia Priest, sindacalista dell’Oklahoma: “La richiesta di testamenti è cresciuta del 3 mila per cento. E’ terribile che i nostri membri debbano temere di morire solo perché tornano in cattedra!”.

Il fatto che sempre più docenti, spinti dalla paura di contagiarsi e di morire di Covid una volta rientrati a scuola, stiano chiedendo di fare stendere anticipatamente le loro ultime volontà sta rappresentando una grossa occasione di guadagno per gli studi legali specializzati in tale genere di prestazione. Questi ultimi stanno infatti approfittando della crisi offrendo grossi sconti per gli insegnanti che vogliano scrivere le ultime volontà.

Rhanda, ultraquarantenne insegnante di matematica alle medie, è una di quelle migliaia di docenti che hanno fatto la scelta in questione e l’ha giustificata con le seguenti parole: “Lo so che insegnare è un mestiere nobile, un servizio per la .E sono sempre stata pronta a fare dei sacrifici. Ma nessuno mi aveva detto che dovevo essere anche pronta a immolarmi come se fossi un soldato. Confesso di aver paura di rimetterci le penne. E ho fatto testamento”.

Altri professori, invece di scrivere il documento citato, hanno optato per la sottoscrizione di una polizza assicurativa sulla vita. Così ha ad esempio deciso la ventiquattrenne Maggie, insegnante nel New Jersey in una classe di bambini con disabilità intellettive: “Non ho nulla da lasciare, e quindi invece del testamento ho fatto un’assicurazione sulla vita, così se mi dovesse succedere il peggio potrò aiutare i miei genitori. Ho scelto questo mestiere proprio perché voglio aiutare i bambini con difficoltà, ma se avessi saputo che avrei dovuto rischiare la vita a 24 anni, quando ancora non ho finito di pagare i miei debiti con la banca per le tasse universitarie, ci avrei ripensato”.

Altri operatori dell’educazione ancora hanno perfino già vergato di loro pugno il proprio necrologio. Tra questi vi è la trentatreenne Whitney Reddick, che ha pubblicato su Facebook un messaggio che recita: “Witney ci ha lasciato dopo essersi arresa all'ignoranza di quelli al potere ed essere tornata al lavoro”.

Ulteriori docenti, principalmente quelli anziani o che vivono soli, avrebbero inoltre già provveduto a pagare il loro funerale.

La paura degli insegnanti di essere colpiti dal Covid al momento del ritorno al lavoro in aula sembra essere avvalorata dalle ultime notizie sugli effetti delle riaperture degli istituti scolastici negli Stati che le hanno autorizzate. In molte strutture tornate a ripopolarsi di alunni e professori sono appunto comparsi focolai del morbo, con conseguente richiusura dei complessi educativi. Un caso del genere si è verificato in Georgia, ossia uno Stato che aveva dato il via libera alla riapertura delle scuole.

In un liceo locale sono state ultimamente

scattate delle foto che ritraevano gli studenti tutti assembrati nei corridoi, senza indossare le mascherine e senza rispettare le distanze di sicurezza. Risultato: otto casi di coronavirus confermati nell’istituto incriminato.

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