E’ scoppiata la guerra civile in Venezuela. Carri armati, uomini delle forze speciali, bombe molotov e rivoltosi pronti a tutto. Ecco la situazione reale e cruda che si vive in queste ore per le vie di Caracas, la capitale del paese sudamericano. Le barricate lungo le strade della città e i bossoli esplosi per terra lasciano poco spazio all’immaginazione. E’ arrivato il momento della verità: Maduro o Guaidό?
Un bollettino di guerra arrivato immediatamente alle agenzie di stampa estere che hanno fatto girare la notizia della presa finale di Caracas da parte dei sostenitori del presidente dell’Assemblea nazionale venezuelana, Juan Guaidό, in prima linea nell’esortazione delle manifestazioni in tutto il paese contro “il nemico della libertà del popolo venezuelano”, il presidente in carica Nicolas Maduro.
Gli scontri lanciati dal presidente ad interim Juan Guaidό, che gode dell’appoggio politico della comunità internazionale, non sono riusciti a strappare la capitale al rivale dittatore Maduro, che in un discorso televisivo ieri sera ha descritto gli attacchi come una "schermaglia golpista" e ha promesso un procedimento penale contro i responsabili, esaltando la fedeltà dell’alto comando militare e i nervi saldi mantenuti dal suo governo, capace di controllare la grave situazione in atto.
I contestatori di Caracas si sono uniti ad un gruppo di soldati pro Guaidό e insieme hanno assaltato le forze di polizia dislocate lungo le vie cittadine. I violenti scontri hanno provocato oltre 70 feriti e la morte di un manifestante, in seguito ad un colpo di arma da fuoco sparato dalle forze filo chaviste di Maduro.
Sempre ieri mattina, sono scoppiati altri focolai di guerra armata tra le due fazioni avversarie vicino la base militare di La Carlota, dove un veicolo blindato ha investito volontariamente un gruppo di manifestanti dell'opposizione, lasciando diverse persone a terra, come trasmesso da un servizio messo in onda dalla televisione locale.
Nonostante il fallimento del golpe insurrezionale di poche ore fa, Juan Guaidό ha lanciato un messaggio video tramite i suoi social network invitando le forze armate ad unirsi alla maggioranza del paese "per continuare ad avanzare nella fase finale di #OperationLiberty" per mettere fine all’usurpazione del potere di Nicolas Maduro.
“Oggi abbiamo iniziato la fase finale di # Operation Freedom. E domani continueremo, con più spirito che mai. - ha dichiarato Guaidό - Sapevamo che l'inizio non sarebbe stato facile, ma abbiamo dimostrato che ci sono soldati disposti a difendere la Costituzione, e molti altri ancora. Ogni volta in più luoghi del Venezuela cominciamo a vedere che sono le stesse forze dell'ordine che proteggono la gente per la strada. L'informazione è vera, l'Usurpatore aveva tutto pronto per andare, e sono state le forze straniere che lo hanno costretto a rimanere. Oggi non ha fatto altro che nascondersi, senza che noi vediamo quella maggioranza di persone che si vanta. Domani andremo forte per il coraggio che oggi, in poche ore, il Popolo ha mostrato di uscire in massa. In tutto il paese abbiamo visto la nostra gente per la strada e continueremo a vederli fino alla fine. Quando si parla di libertà, non lasciamo il lavoro a metà. Siamo impegnati con tutti: con i nostri figli, con quelli che hanno attaccato oggi, con quelli delle nostre Forze Armate che hanno fatto il passo per un Venezuela migliore e quelli che stanno per darlo. La fase finale di # OperationLiberty è iniziata e continueremo ad essere organizzati, uniti e determinati dal nostro futuro.”
L’Operazione Libertà lanciata da Guaidό ha scatenato anche altre proteste armate in diverse città del paese, tra cui Maracaibo, San Cristobal, Barquisimeto (ovest) e Valencia (nord), come riportano le testimonianze di alcuni civili.
La situazione è sempre più incrinata e anche Maduro inizia a tentennare, nonostante l'uomo forte di Caracas cerchi di apparire tranquillo e fermo sulle sue posizioni in pubblico. Sono infatti trapelate poche ore fa delle informazioni top secret riguardo ad un’eventuale fuga del dittatore venezuelano a Cuba, salvo poi essere dissuaso da uno dei suoi alleati storici, la Russia di Vladimir Putin. Ad affermare ciò, è stato il Segretario di Stato americano Mike Pompeo in prima persona, che non ha perso tempo per screditare la fragilità del potere di Maduro e assicurare nuovamente l’appoggio del presidente Donald Trump e di tutti gli Stati Uniti al fianco del popolo venezuelano e del neoleader Juan Guaidό.
Caracas sta vivendo un clima avvolto in una spirale di tensione e terrore. Di fronte all'accelerazione degli eventi accaduti nelle ultime ore in Venezuela, le reazioni si sono moltiplicate. Gli alleati di Caracas, in primis Cuba, Bolivia, Turchia, seguiti da Cina e Russia, hanno condannato il tentativo di colpo di stato ad opera dei ribelli venezuelani, denunciato il movimento golpista di Guaidό. Dalla parte opposta, invece, Stati Uniti, Nazioni Unite e Unione europea hanno esortato un cessate il fuoco, invitando le parti a trovare “una soluzione politica, pacifica e democratica” , come dichiarato dall’Alto rappresentante dell’Unione europea per gli affari esteri, Federica Mogherini, in una dichiarazione a mezzo stampa.
La pressione sul governo di Nicolas Maduro, rieletto a luglio 2017 tramite un’elezione farlocca e non democratica, si fa sempre più pesante. Le severe sanzioni imposte dagli Stati Uniti a Caracas hanno messo in ginocchio l’intero paese sudamericano, che vanta la più grande riserva di petrolio al mondo e all’epoca utilizzata dall’ex presidente Hugo Chavez per finanziare enormi investimenti pubblici per ammodernare e sviluppare lo stato.
La continua lotta interna nel paese ha catapultato la popolazione in uno stato di assoluta emergenza, caratterizzato da forti carenze di beni di prima necessità e di medicinali, situazione insostenibile che ha prodotto un esodo inarrestabile di venezuelani. Secondo le cifre riportate dall’Onu, dal 2015 ad oggi quasi 3 milioni di persone sarebbero fuggite dal Venezuela.
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