Dal vertice Nato all'incontro con Putin: i sei giorni di Trump

La chiave del successo dei tre vertici, inestricabilmente intrecciati, sarà l’atteggiamento del Presidente Trump

Dal vertice Nato all'incontro con Putin: i sei giorni di Trump

Il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump è in volo verso Bruxelles dove da domani parteciperà al vertice di due giorni dell'Organizzazione del Trattato dell'Atlantico del Nord. Venerdì prossimo Trump si recherà nel Regno Unito per incontrare il Primo Ministro Theresa May. Il 15 luglio, infine, il Presidente USA volerà a Helsinki, capitale della Finlandia, dove il giorno successivo incontrerà il Presidente della Federazione Russia Vladimir Putin.

La chiave del successo dei tre vertici, inestricabilmente intrecciati, sarà l’atteggiamento del Presidente Trump

La dottrina Trump

Bruxelles, 11/12 luglio: tra disciplina ed improvvisazione

Donald Trump non è il primo Presidente degli Stati Uniti a chiedersi il motivo per cui perché l'America spenda oltre il 3,1 per cento del PIL nella Difesa mentre l'UE nel suo complesso solo l'1,5 per cento (Germania 1,2%). È tuttavia il primo Presidente che nel prossimo vertice della Nato potrebbe richiedere delle risposte agli alleati ed agire qualora non le ottenesse o fossero non convincenti. Fin dalla creazione della Nato, gli Stati Uniti hanno dominato il processo decisionale, investendo la maggior parte delle risorse e delle forze a protezione della sicurezza continentale su asset convenzionali e nucleari. Francia e Gran Bretagna hanno creato le proprie forze nucleari, ma probabilmente sarebbero state riluttanti a lanciare testate termonucleari contro l’Unione Sovietica, lasciando agli Stati Uniti tale prerogativa.

La struttura di base della Nato non è cambiata dal crollo dell’Unione Sovietica nel 1991. E’ semplicemente cresciuta fino ad includere gli ex stati satelliti sovietici e gli Stati baltici. Il motivo dietro l’espansione era quello di inglobare questi paesi nel quadro del sistema di difesa occidentale, al fine di dare loro fiducia nella loro indipendenza, così da contribuire a sostenere lo sviluppo delle democrazie. L’Europa di oggi non sta lottando per riprendersi dalla seconda guerra mondiale, mentre le sue capacità militari complessive dovrebbero essere alla stregua degli Stati Uniti. L’area di responsabilità della Nato è principalmente focalizzata sull’Europa, ma non vi sono guerre (nel senso stretto del termine) in questa zona. L’intervento russo in Ucraina avrebbe dovuto innescare un’inversione di tendenza per la Nato, ma la costante preoccupazione espressa dai paesi membri dell’Alleanza non si è riflessa nella spesa per la Difesa. In realtà, sia l’Ucraina con lo spauracchio di scenario bellico moderno, ma convenzionale, sia lo Stato islamico ed il suo contesto prettamente asimmetrico che la cyber difesa, rappresentano minacce reali per la sicurezza europea e per la Nato. La Nato non può più definire come sua ragion d’essere la protezione dell’Europa dall’invasione russa.

Se la Russia è un nemico, la Nato deve prepararsi seriamente alla guerra

Se la Russia non è un nemico, la Nato deve riallineare la sua postura

Attualmente gli Stati Uniti mantengono una forza permanente di 32 mila soldati in Germania. Il punto non riguarda soltanto le forze Nato schierate in Europa (irrilevanti senza gli Usa), ma sul costo qualora scoppiasse un conflitto con la Russia (che non ci sarà). Il burden sharing, cioè l’equa divisione degli oneri tra gli alleati sarà uno dei temi principali affrontati a Bruxelles. Il costo di una guerra convenzionale in Europa sarebbe immenso (concetto ampio). Il costo di una guerra nucleare inimmaginabile poiché le testate termonucleari russe colpirebbero con certezza assoluta le citta americane. Durante la Guerra Fredda, gli Stati Uniti riconobbero ad accettarono il costo dell’enorme sistema militare allestito in Europa, pronto ad ammortizzare l’invasione dell’Unione Sovietica. Dopo la fine della guerra fredda, gli alleati diedero per scontato che gli Stati Uniti mantenessero i medesimi impegni strategici.

La risposta degli Alleati

Trump vorrà sapere dagli Alleati perché gli interessi degli Stati Uniti nella sicurezza dell'Europa sono così importanti da giustificare il costo delle forze USA schierate nel Vecchio continente. Gli alleati potrebbero rispondere affermando che la sicurezza americana in patria dipende dalla protezione dell'Europa da minacce che gli europei semplicemente non possono affrontare da soli, così come avvenuto nelle due guerre mondiali. Tuttavia se cosi fosse la Russia di oggi sarebbe considerata alla stregua di Stalin e Hitler e tutti gli alleati dovrebbero riconoscerla come minaccia esistenziale. La teoria della solidarietà euro-atlantica sulla questione russa è utopia poichè le preoccupazioni e le prospettive di un gruppo di membri non diventeranno mai posizioni dell'Alleanza nel suo complesso ed accettata da tutti i membri.

Le Crescenti divergenze della Nato nella percezione della minaccia

Stati Baltici, Polonia e Romania considerano la Russia come una immediata minaccia esistenziale. Tuttavia tale percezione cambia in Europa meridionale, dove la Russia non rappresenta una minaccia esistenziale. Sarebbe opportuno ricordare i rapporti commerciali tra Turchia (potente alleato della Nato) e la Russia. Francia e Germania non ritengono la Russia una minaccia diretta, sebbene osservino con attenzione l'impatto negativo del Cremlino sull'ordine europeo. Allo stesso tempo, entrambi propongono un approccio a doppio binario, abbracciando sia la deterrenza che l'impegno in relazioni commerciali produttive con la Russia. Per Norvegia e Regno Unito, la Russia è una minaccia, ma anche un partner economico significativo. La Russia non è un principio organizzativo centrale per la politica estera degli Stati Uniti mentre gran parte dell'attenzione tende ad essere episodica, piuttosto che una preoccupazione fondamentale per la sicurezza.

Quale sarà la tattica di Trump?

La percezione reciproca degli interlocutori

Al vertice Nato in Galles del 2014, dopo anni di declino, i leader decisero di investire il 2% del PIL nella Difesa. Nel 2014, soltanto Stati Uniti (che da soli rappresentano oltre la metà delle spese militari della Nato) Regno Unito e Grecia spendevano il 2% o più nella Difesa. Quest'anno otto alleati raggiungeranno l'obiettivo. Entro il 2024 almeno 15 alleati dovrebbero spendere il 2% del PIL o più nella Difesa. Negli ultimi tre anni gli alleati europei ed il Canada hanno aggiunto 46 miliardi di dollari ai bilanci della Difesa ed investito 19 miliardi di dollari in più nelle principali attrezzature militari. Entro il 2024, si prevede che 22 dei 29 alleati investiranno il 20% dei loro bilanci della Difesa nelle principali attrezzature militari per migliorare le nostre forze e la loro prontezza operativa.

Un vertice Nato controverso, con fratture nella solidarietà euro-atlantica, non servirà agli interessi della sicurezza occidentale. Trump potrebbe riconoscere che la condivisione degli oneri non è un problema transatlantico, ma europeo. La storia dimostra che la moderata ma decisa pressione esercitata dal Presidente degli Stati Uniti al summit di Bruxelles potrebbe avere un impatto positivo sulla condivisione degli oneri, alla stregua di quanto avvenuto negli anni ’70. In realtà l’Europa riconosce la necessità di spendere di più nella spesa militare, ma il punto è capire che tipo di messaggio Trump avrà calibrato per le ventotto controparti Nato. Capire cioè fino a dove Trump deciderà di spingersi qualora alla disciplina subentrasse l'improvvisazione. E se quel messaggio agli alleati fosse troppo duro, sarebbe difficile per i leader europei ottenere il sostegno pubblico per aumentare la spesa per la difesa. Qualora il discorso di Trump, infine, fosse incentrato soltanto sulla condivisione degli oneri, il vertice potrebbe sconvolgere l’unità e la coesione dell’Alleanza.

Il vertice Nato monitorato dall'intelligence russa e cinese

Studiare l’uomo, plasmare la tattica

Le agenzie di intelligence studiano le figure di spicco dei governi stranieri ed i loro leader stilando delle valutazioni utili per coloro che partecipano agli incontri di stato di alto livello. Ciò che accadrà e non si verificherà a Bruxelles sarà monitorato, annotato e studiato dall'intelligence cinese e russa. Atmosfera, umori e capacità percepite in seno al summit della Nato serviranno per plasmare la strategia, la tattica di comunicazione e la posizione negoziale di Putin.

Londra, 13 luglio: probabile indifferenza

Anche in questo caso l’esito dell’incontro con il primo ministro May dipenderà dalla postura che adotterà il Presidente degli Stati Uniti. Non è un segreto che Trump ammiri le figure forti ed autoritarie mentre il leader inglese May è oggi appeso ad un filo dopo le dimissioni del Segretario alla Brexit David Davis e del Segretario agli Esteri Boris Johnson. Nel vertice di Londra si teme che Trump possa mostrare scarso interesse per una figura politica che a breve potrebbe essere costretta a dimettersi.

Helsinki, 16 luglio: probabile ammirazione

Trump probabilmente mostrerà al leader russo molto più rispetto di quanto ne riserverà agli alleati della Nato

Ad Helsinki l’ufficiale dell'intelligence incontrerà l’uomo d’affari. I due si sono già incontrati nel luglio dello scorso anno ad Amburgo durante il G-20 e quattro mesi dopo in Vietnam per il vertice economico Asia-Pacifico. Il successo per i due presidenti sarà determinato sostanzialmente da tre fattori: dalla percezione che l’uno avrà dell’altro in base allo studio del profilo stilato dai rispettivi servizi segreti (Trump rimane in disaccordo con la sua comunità di intelligence sulle interferenze russe durante le elezioni), dalla fiducia che avranno nelle proprie capacità diplomatiche di influenzarsi a vicenda e dalle concessioni ottenute. Sullo sfondo del vertice di Helsinki gli alleati europei che ignorano il quadro strategico del Presidente Usa che si incontrerà a porte chiuse con il loro diretto avversario (definizione e percezione non condivisa da tutti i paesi membri).

Tuttavia quello di Helsinki sarà il loro primo incontro a due. Tra gli argomenti che probabilmente affronteranno la guerra in Siria, l'Iran, le relazioni tra i due paesi, il controllo degli armamenti e le questioni sulla sicurezza nazionale. Trump raggiungerà Helsinki dopo il vertice della NATO a Bruxelles: questo è ritenuto un vantaggio per lo staff di Putin. Le posizioni espresse del Presidente degli Stati Uniti, già in contrasto con gli alleati europei sulla politica commerciale, l'Iran, il cambiamento climatico e le risorse militari, saranno utili per plasmare l’approccio di Putin. Quest’ultimo, memore dell’incontro tra Kim Jong Un e Trump, potrebbe “mettere a suo agio” il Presidente degli Stati Uniti, magari ottenendo in cambio risultati imprevisti.

La concessioni a Kim Jong Un

L’incontro con Kim Jong Un ha dimostrato che Trump, particolarmente sensibile alle lusinghe, tende a fare promesse e concessioni quando si sente felice e soddisfatto. Alla nebulosa promessa sine die di Pyongyang sulla denuclearizzazione della penisola, Trump ha sospeso le esercitazioni militari con la Corea del Sud. Trump è stato il primo Presidente degli Stati Uniti in carica ad incontrare un leader della Corea del Nord, ma l’incontro di Singapore è stato un successo per la dinastia Kim che ha sempre cercato il rispetto internazionale e, soprattutto, di sopravvivere. Quel rispetto internazionale (come avvenuto con il Pakistan ad esempio) basato sul riconoscimento a potenza nucleare così da reimpostare le relazioni con i diretti antagonisti come la Corea del Sud e gli Stati Uniti. I Kim non hanno mai voluto dichiarare guerra agli Stati Uniti, ma speravano e sono riusciti nel loro intento di impedire a Washington un attacco preventivo a protezione della dinastia regnante. A Singapore, il criminale Kim Jong Un è stato riconosciuto come un membro legittimo della comunità internazionale. Trump avrebbe dovuto ridimensionarlo: quel vertice non ha cambiato l'orribile natura della tirannia nordcoreana.

Putin non è Kim Jong Un

Trump ha un'innata simpatia per gli uomini forti ed autoritari. Putin può essere molto affascinante: è intelligente, addestrato, razionale e ha già trattato con diversi presidenti Usa. Durante la campagna elettorale Donald Trump non ha mai nascosto il suo desiderio di stringere un accordo con la Russia che, come lui stesso ha affermato, "merita un posto al tavolo per tutte le decisioni internazionali importanti". E' certamente un'affermazione condivisibile, tuttavia Trump vuole dimostrare al mondo che a differenza di Barack Obama, sarà in grado di instaurare un prolifico rapporto con Putin. E ad Helsinki cosa vorrà Trump? In effetti anche la missione del Consigliere per la sicurezza nazionale John Bolton a Mosca non è chiara. E cosa potrebbe concedere Trump? Gli europei temono l'imprevedibilità del Presidente degli Stati Uniti ed il suo temuto tweet. Sul piatto della bilancia le esercitazioni militari della Nato in Polonia e negli Stati baltici, mai gradite da Mosca e la legittimazione americana sulla questione Ucraina.

Il summit di Helsinki sarà considerato un successo da entrambi i presidenti e certamente lo staff

della Casa Bianca cercherà di prevenire qualsiasi incontro tra Putin e Trump in assenza dei funzionari statunitensi di alto profilo. Sarà una "semplice" contromisura per evitare di stravolgere 75 anni di diplomazia americana.

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