“Ci siamo fatti beffe di tutti, compresi i servizi segreti britannici”. È stata pubblicata poche ore fa sulla rivista online prodotta dallo Stato Islamico, Dar al-Islam, la presunta storia di come Mohammed Emwazi, passato alla storia con il nome di John il boia, sia riuscito a sfuggire ai servizi segreti dei diversi paesi, eludendo facilmente la sicurezza prima di raggiungere la Siria. La storia è raccontata dal compagno di viaggio di Emwazi, il 31 enne terrorista di origine somale Ibrahim Magag, già oggetto di misure restrittive dal governo di Londra.
“La nostra preoccupazione principale era riuscire a lasciare la Gran Bretagna, sfuggendo ai controlli della polizia di frontiera. I nostri nomi erano noti e ci avrebbero immediatamente arrestati. Decidemmo di evitare tutte le principali vie di fuga, così come gli aeroporti e le stazioni ferroviarie. Alla fine decidemmo di nasconderci in un piccolo camioncino. Sapete, i controlli nel Regno Unito sono molto più severi in entrata che in uscita. Nascosti nel retro di quel piccolo camion, portammo con noi anche 30 mila sterline. Raggiungemmo con facilità prima la Francia e poco dopo il Belgio ed andammo subito in una casa sicura. Ci tagliammo i capelli ed acquistammo degli abiti nuovi per mimetizzarci. Riuscimmo senza problemi a prenotare due biglietti per l’Albania, ma eravamo sereni: sapevamo, infatti, che l'intelligence britannica non avrebbe mai condiviso i propri dati con le autorità belghe".
Nel dicembre del 2012 sia Mohammed Emwazi che Ibrahim Magag erano già stati segnalati come vicini alle organizzazioni terroristiche islamiche dai servizi segreti inglesi.
"Giunti all’aeroporto esibimmo i nostri passaporti e passammo senza problemi. Ci godemmo il volo ed arrivammo in Albania. Presentammo i nostri nuovi passaporti falsi e superammo i controlli senza problemi. Alla dogana mi chiesero il motivo del viaggio: risposi che ero solo in transito verso la Grecia e mi lasciarono andare. Raggiungere la Grecia fu molto semplice grazie all’aiuto dei nostri fratelli che ci aspettavano a bordo di un veicolo all’uscita dell’aeroporto. Riuscirono anche procurarci una barca. A bordo di quest’ultima, raggiungemmo la Turchia. In poche ore attraversammo il confine, arrivando in Siria”.
Ibrahim Magag, è scomparso da Camden, a nord di Londra, il 26 dicembre del 2012 a bordo di un taxi. Oggetto di misure restrittive secondo quanto previsto dal Terrorism Prevention and Investigation Measure, riuscì a far perdere le proprie tracce strappando la sua etichetta elettronica che avrebbe sempre dovuto portare al polso.
Il boia dello Stato Islamico è stato eliminato alle 23:41 di giovedì 12 novembre, nei pressi del tribunale islamico della città di Raqqa, capitale dello Stato islamico, da tre droni durante una missione di sorveglianza armata. L'uomo si trovava a bordo di un mezzo con altre tre persone. Nell’area si sono udite almeno quattordici esplosioni. USA e Gran Bretagna hanno inviato in zona tre Reaper MQ-9, ognuno dei quali armato con 12 missili hellfire. I droni americani sono decollati dalla base aerea di Incirlik, in Turchia. Il mezzo di Mohammed Emwazi è stato colpito da due missili anticarro. I quattro all’interno del mezzo non blindato, tra cui il boia, non hanno avuto scampo. I missili sono stati lanciati da un Reaper USA, comandato in remoto dalla Creech Air Force Base, in Nevada.
Era un reclutatore, non di certo un tattico. Mohammed Emwazi è nato il 17 agosto del 1988 in Kuwait. Si trasferisce nella zona ovest di Londra nel 1994 dove cresce con un fratello e due sorelle. Di famiglia benestante (di origini irachene), frequenta prima la “St Mary Magdalene Church of England” e successivamente la Quintin Kynaston School prima di laurearsi presso l'Università di Westminster nel 2009, con una tesi in programmazione informatica. Mohammed Emwazi ha raggiunto la Siria nel gennaio del 2013 per l’indottrinamento sul campo. Pochi mesi dopo sarebbe diventato il boia. La sua prima apparizione risale all’agosto dello 2013, quando decapita il giornalista americano James Foley. Emwazi avrebbe poi giustiziato il giornalista americano Steven Sotloff, l’operatore umanitario britannico David Haines, il tassista inglese Alan Henning e l’operatore umanitario americano Peter Kassig. In ogni video, l'uomo appariva vestito con un abito e con un passamontagna nero che lo ricoprivano integralmente.
Non i suoi occhi, così come la parte superiore del naso. Fin dal primo video, il boia ha svelato alcuni indizi. Il suo marcato accento britannico, nei video in cui scherniva le potenze Occidentali prima di trucidare gli ostaggi, è stato il primo tassello del mosaico.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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