Charlie Hebdo ha colpito ancora. Ma stavolta non se l’è presa né con Maometto, né con la Trinità, e nemmeno con i terroristi dell’Isis. La satira macabra - è proprio il caso di dirlo - del settimanale parigino si è scagliata infatti, sui 224 passeggeri rimasti vittime dell’esplosione in volo sul Sinai del Metrojet Airbus A321 russo, partito da Sharm el-Sheik e diretto a San Pietroburgo.
Le vignette incriminate, che hanno fatto correre lo sdegno dei russi sui social network e non solo, sono due. Pubblicate entrambe nell'ultima pagina dell’edizione di giovedì, tra le vignette scelte come possibili copertine ma respinte in riunione di redazione, la prima ritrae una serie di rottami, e addirittura un corpo, che cadono dall’alto su di un jihadista dell’Isis, con su scritto: “Daesh: l’aviazione russa ha intensificato i suoi bombardamenti”. Mentre la seconda, che nelle intenzioni dei disegnatori doveva essere riferita all’affare “Air Cocaïne” – la vicenda dei due piloti francesi accusati di aver trasportato in aereo circa 680Kg di cocaina in Francia dalla Repubblica Domenicana – raffigura un teschio con gli occhiali da sole, per metà fusi dall’incendio dell’airbus che si vede bruciare sullo sfondo, circondato da brandelli di resti umani, che pensa, appunto, “avrei dovuto prendere l’Air Cocaïne”. Sopra al disegno campeggia la frase: “la pericolosità delle low cost russe”.
Di nuovo quindi, lo stile controverso e scioccante che abbiamo imparato ad apprezzare o disprezzare, a seconda dei casi, sulle pagine del settimanale satirico francese, riapre il dibattito sulla libertà di espressione. “A nessun mass media dovrebbe essere consentito di fare una cosa del genere, a prescindere dal settore in cui opera”, è stato infatti il duro commento di Igor Marozov, parlamentare russo e membro della commissione Affari Esteri della Duma, che ha definito “blasfema e irrispettosa delle vittime della tragedia” la vignetta.
Anche Maria Zakharova, la portavoce del Ministero degli Affari Esteri di Mosca, è intervenuta sulla vicenda commentando sul suo profilo Facebook: “qualcuno è ancora Charlie?”, riferendosi, chiaramente alla campagna promossa in seguito all’attentato che colpì, lo scorso 7 gennaio, la redazione del giornale satirico a rue Nicolas-Appert, nell’undicesimo arrondissement parigino, dove un commando di due uomini legati all’Islam radicale uccisero dodici vignettisti. “Mosca è in attesa di una spiegazione”, “perché non hanno fatto vignette sulle loro vittime”, sono solo alcune delle frasi di sdegno che stanno circolando in queste ore sui profili Twitter degli utenti russi.
Sulla vicenda è intervenuto pochi minuti fa anche il portavoce del Cremlino, Dmitrij Peskov. "Nel nostro Paese”, ha detto Peskov, “questo si chiama sacrilegio, e non ha niente a che vedere con la democrazia o la libertà di espressione”.
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