Il debito da 200 miliardi di euro con cui il governo tedesco intende finanziare lo Scudo di difesa contro la crisi dell'energia viola la Costituzione della Germania? Sì, perlomeno secondo il "guardiano" dei conti tedeschi. Se quanto riporta la "Bild" circa la presa di posizione della Corte dei conti federale (Brh) in una lettera inviata alla commissione Bilancio del Bundestag sarà confermato, per Olaf Scholz e il suo governo si aprirà una difficile fase di trattativa per portare all'incasso il piano da 200 miliardi promosso contro la crisi.
Come riferisce il noto tabloid, che ha visionato la missiva, la magistratura contabile si è duramente espressa in merito al piano del ministro delle Finanze, Christian Lindner, per gli aiuti a famiglie e imprese contro il rincaro di gas ed elettricità da erogare fino al 2024. Ironia della sorte, lo stesso Lindner è stato tra i primi scettici sul piano, essendo favorevole a ripristinare nel 2023 il "freno al debito" che impone a Berlino un deficit massimo dello 0,35% del Pil. In particolare, il Brh ha evidenziato che il pacchetto da 200 miliardi di euro verrà in larga parte emesso dal Fondo per la stabilizzazione dell'economia (Wsf), al di fuori del bilancio ordinario, e questo può creare imbarazzo e distorsioni sull'effettivo deficit della Germania.
"Il prestito programmato in anticipò viola il principio costituzionale dell'annualità", scrive la Corte. Il principio stabilisce che il bilancio dello Stato viene redatto per un anno, quindi i prestiti contratti devono essere utilizzati per pareggiare il deficit di bilancio nello stesso periodo.
Tegola per il falco pro austerità
L'altolà della Corte potrebbe imporre lo stop al piano che dopo aver trovato la quadra tra Spd, Liberali e Verdi Scholz ha, in consenso con il vicecancelliere verde Robert Habeck, affidato allo stesso Christian Lindner, falco dell'austerity a Bruxelles e keynesiano a Berlino. Pro-austerità, pro-rigore, intransigente quando l'oggetto sono i debiti e le spese dei Paesi mediterranei; spendaccione e attento ad allargare i cordoni della borsa quando si parla del rilancio della spesa militare tedesca, delle infrastrutture digitali, dei sussidi pubblici alle bollette e, in ultima istanza, del maxi-piano varato da Scholz dopo l'attentato a Nord Stream di fine settembre. Ora la Corte dei Conti colpisce proprio Lindner, il "Catone il Censore" del debito altrui, per violazione di un principio costituzionale da lui stesso reclamato.
Lo scontro tra apparati di Stato in Germania
Dopo la Corte di Karslruhe che ha ritardato il via libero tedesco al quantitative easing un'altra burocrazia nazionale tedesca frena dunque i piani del governo di Berlino. Il quale stava già delineando in linea di massima gli scenari, tirando dritto anche rispetto alle critiche europee: la Germania aveva già delineato investimenti per quasi la metà del pacchetto e complessivi 91 miliardi di euro, cantierando spese di 66 miliardi di euro per coprire il costo delle bollette private del gas per le famiglie e le piccole imprese e 25 miliardi di euro per i sussidi all’industria.
La presidente del gruppo di esperti nominati dal governo come consulenti per il maxi-pacchetto, l’economista della Friedrich-Alexander-Universität Erlangen-Nürnberg di Norimberga Veronika Grimm, ha affermato che i prezzi sovvenzionati fornirebbero una “nuova normalità” ai cittadini tedeschi.
Ma ora torna tutto in discussione: nel modello tedesco il vincolo costituzionale, che in questa occasione riflette i timori della Corte per un piano capace di infiammare ulteriormente l'inflazione, è sacro e un'opposizione di questo tipo può far naufragare l'intera strategia di Scholz, ora costretto con ogni probabilità a cercare il dialogo con un apparato dello Stato arrivato al muro contro muro.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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