Xi studia le reazioni dell'occidente. In caso di linea morbida affila le armi

Xi studia le reazioni dell'occidente. In caso di linea morbida affila le armi

Tre fatti nuovi emergono dalle ragioni oscure di questa guerra e delle sue possibili soluzioni. La prima: il professore cinese Wang Yiwei, dello stretto circolo degli intellettuali vicini al presidente Xi Jinping, ha rivelato in articolo pubblicato dieci giorni fa in cinese e inglese che Vladimir Putin il 4 febbraio quando andò a Pechino per l'apertura delle Olimpiadi non comunicò affatto a Xi l'intenzione di invadere l'Ucraina ricevendone per di più la benedizione. Questa, ha scritto Wang d'accordo con i Think-Tank di Pechino, è stata un'abile manovra per millantare l'inesistente appoggio cinese mentre, dopo un primo momento di malumore, la Cina ha deciso di non smentire Putin e di stare al suo gioco, ma soltanto a parole e senza alcun atto concreto. Che sia vera o no, la rivelazione ha un significato: la Cina non intende sostenere la Russia al di là delle consuete e generiche dichiarazioni antiamericane ma senza farsi dettare l'agenda dalla Russia. Wang ha anche ricordato che nel 1958 accadde un fatto simmetrico: il leader sovietico Nikita Krusciov fu invitato a Pechino e, non appena partito, il leader cinese Mao Zedong scatenò un violentissimo attacco contro l'isola di Taiwan contando sul fatto che gli americani sarebbero stati riluttanti a rispondere, visto che l'Unione Sovietica sembrava sostenere la Cina. E infatti andò così: gli americani non replicarono. Oggi Xi Jinping affronta la situazione con la massima calma. Il secondo elemento è un reportage della rivista Foreign Affairs in cui si dimostra che l'Ucraina russofona del Donbass è per lo più schierata con Kiev e che i russi arrestano o fucilano i sindaci russofoni perché non collaborano e cita diversi casi sostenendo che l'Ucraina ha sviluppato una democrazia territoriale che unisce russofoni e ucraini indipendentemente da Kiev: e nessuno in realtà ha mai accolto i russi con baci e fiori. Terzo elemento: la valutazione dell'analista americano Francis Fukuyama (quello che dopo la dissoluzione dell'Urss aveva predetto «la fine della Storia») di cui ieri il Giornale ha pubblicato una intervista in cui sostiene che il vero nemico è la Cina, non la Russia. Ma, sostiene Fukuyama, la Cina sta monitorando l'avventura russa in Ucraina come un test per valutare come reagisce l'Occidente: se consentirà alla Russia di incassare un bottino ucraino, la Cina concluderà che l'Occidente non combatterà neanche contro la Cina.

Di conseguenza, dice Fukuyama, bisogna che la Russia sia sconfitta militarmente e duramente affinché la Cina riceva un messaggio forte e chiaro secondo quella che finora è stata la posizione del primo ministro inglese Boris Johnson secondo cui non si deve trattare con la Russia, ma farla ritirare dall'Ucraina senza concederle nulla.

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