Xinjiang, la guerra della Cina al Movimento islamico del Turkistan orientale

Un documentario fa luce sulla sfida cinese al terrorismo islamico. Nello Xinjiang Pechino sta combattendo una guerra silenziosa contro l’East Turkistan Islamic Movement (Etim)

Xinjiang, la guerra della Cina al Movimento islamico del Turkistan orientale

Lo Xinjiang è minacciato dalla strategia separatista del Movimento islamico del Turkistan orientale (Etim).

Considerata un'organizzazione terroristica dalle Nazioni Unite, l'Etim - che vanta pure profondi legami con gli altri gruppi terroristici internazionali - nel corso degli anni ha causato innumerevoli attentati nella regione più occidentale della Cina con l’obiettivo di separarla dal resto del Paese. A fare luce su questo aspetto, totalmente ignorato dall’opinione pubblica occidentale, ci sta pensando l’emittente televisiva Cgtn, che ha mandato in onda un nuovo documentario di denuncia sul terrorismo a Urumqi e dintorni. Si intitola "The Black Hand" ed è utilissimo per approfondire una questione trattata con fin troppa superficialità dai media mainstream.

Che cos’è il Movimento islamico del Turkistan

Il Movimento islamico del Turkistan orientale ha cercato più volte di destabilizzare l’armonia sociale dello Xinjiang reclutando innumerevoli persone tra la minoranza etnica turcofona e musulmana degli uiguri. Le idee diffuse da questi terroristi abbracciano la stessa ideologia radicale ed estrema che continua tutt’ora a generare il caos in molti Stati del mondo. È per questo motivo, dunque, che il governo cinese è stato costretto ad attuare una serie di misure di emergenza per controllare capillarmente un territorio situato in una zona altamente sensibile. I terroristi dell’Etim, infatti, non solo rappresentano una minaccia per gli uiguri, ma anche per la Cina intera, che ha messo al vertice della propria agenda politica la sicurezza e la stabilità del Paese.

Il documentario offre una prospettiva inedita che consente al pubblico di analizzare quanto sta accadendo nello Xinjiang seguendo una prospettiva diversa dal solito. Il Dragone è stato attaccato a più riprese per aver limitato la libertà degli uiguri e violato i loro diritti, eppure nessuno di quelli che hanno puntato il dito contro Pechino ha mai provato a scavare in profondità, cercando di capire quanto sia reale, pericolosa e concreta la minaccia del Movimento islamico del Turkistan.

Una seria minaccia

L’Etim non è attiva in Cina ma, grazie a un complesso reticolato che unisce i suoi membri ad alcuni cittadini uiguri reclutati dallo stesso gruppo terroristico, riesce ad agire indisturbata in tutto lo Xinjiang. Come spiega una fonte di polizia “l’Etim è un’organizzazione terroristica che ha radici al di fuori del nostro Paese ma dall’esterno riesce comunque a dare ordini su come colpire la Cina”. Pechino è presto venuta a conoscenza dei trucchi del Movimento islamico del Turkistan orientale, ha preso le adeguate contromosse e ha imparato a fare i conti con nuove forme di terrorismo, come la pianificazione delle azioni terroristiche online.

Il portavoce del ministero degli Esteri cinese, Geng Shuang, è stato chiarissimo nell’esplicare la situazione: “Lo diciamo ormai da molto tempo.

Le forze dell’Etim sono una seria minaccia per la sicurezza della Cina e siamo disposti a lavorare con la comunità internazionale per annientare i separatisti dell’Etim che le forze terroristiche”. In fin dei conti il messaggio lanciato dalla Cina all’Occidente è chiaro: abbiamo un problema comune, cioè il terrorismo. Aiutiamoci a vicenda per vincere questa importante sfida.

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