Montecarlo - Gratta gratta, anche in questo strano «non luogo» chiamato Montecarlo, dove la regola ferrea del mutismo di fronte a qualsivoglia domanda fa sembrare perfino la Sicilia una terra di loquacissimi testimoni volontari, si viene a sapere prima o poi qualcosa. In questo caso è una conferma in più, rispetto alle prove già raccolte e pubblicate nelle settimane scorse dal Giornale, del fatto che il presidente della Camera Gianfranco Fini non può «non conoscere» l’identità del vero proprietario dell’appartamento al civico 14 di Boulevard Princesse Charlotte. Non può perché in quella casa e in quell’appartamento lui c’è stato. E nel quartiere lo hanno visto in molti, anche se quasi tutti quei molti adesso non lo dicono.
«Ovviamente vado a memoria sulla data, direi il dicembre scorso, sotto Natale», racconta l’ingegner Giorgio Mereto, un genovese residente da 25 anni nel Principato e titolare della Mgm Marine Gasoil, società di trading petrolifero che ha i propri uffici nella stessa villona giallognola in stile anni Venti. «Ricordo però bene l’episodio perché quel giorno, da un momento all’altro, si era scatenata una gran confusione fuori dal palazzo, in strada, e subito dopo fin dentro, nell’androne e sulle scale, con un notevole spiegamento della polizia monegasca a sirene accese». Sia per regolare il traffico, sia per scortare un illustre ospite italiano. Era Gianfranco Fini. «Lo accompagnava quella bella signora bionda, con i capelli mossi, che si vede sui giornali (Elisabetta Tulliani, ndr). Io, come altri coinquilini, gli ho anche fatto un cenno di saluto, ma non gli ho parlato», dice l’imprenditore. Poi, a sirene finalmente spente, la cosa era finita lì.
Sirene che si sarebbero però riaccese davanti al civico 14 soltanto qualche giorno fa. Quando altri gendarmi del principe Alberto hanno fatto da premuroso usbergo a Giancarlo Tulliani, il cognatino (o per dirla alla francese il quasi beau frère di Fini) in occasione del suo precipitoso e forse temporaneo addio al quartierino monegasco. «“Fermo, dove va?”, pensi che hanno fermato anche me che lavoro in questo stabile da un quarto di secolo», se la ride l’imprenditore italiano.
Comunque, tra gli abitanti del Palais Milton, quell’improvvisa apparizione natalizia del fondatore di An non aveva destato gran sorpresa. Tutti sapevano già, infatti, che l’appartamento di hall, deux pieces, servizi, cucina e balcone per complessivi almeno 70 metri quadri, era stato lasciato in eredità agli ex camerati della Fiamma tricolore dalla pasionaria missina Anna Maria Colleoni. Ed erano state dieci anni fa proprio le proteste di molti inquilini, per via dello stato di abbandono dell’appartamento (lasciato andare e con le persiane ormai avvolte dall’edera fin quasi al piano superiore), proteste raccolte dall’amministratore dello stabile Michel Dotta, a provocare l’arrivo a Montecarlo dell’onorevole Donato Lamorte in rappresentanza di An, la nuova proprietà. «Questa circostanza la ricordo bene per via del cognome, uno di quelli che non si dimenticano, ma anche per la vistosa gestualità del parlamentare, forse ben più difficile da scordare», rievoca Mereto.
Lamorte aveva insomma placato gli animi, annunciando interventi di manutenzione tempestivi e diffondendo al tempo stesso la voce che se qualcuno fosse stato intenzionato ad acquistare… beh, che si facesse avanti. «Io ci avevo fatto un pensiero. Del resto ho ufficio qui e poteva essere interessante. Poi però avevo rinunciato». E se l’ingegnere non ricorda quale fosse all’epoca la valutazione di mercato, ha idee ben chiare dove potrebbe essere schizzato oggi il prezzo in questa zona centrale del Principato, pur se senza vista mare: ovvero verso i 30mila euro al metro quadro. Che porterebbero la valutazione dell’appartamento - pagato dalla Printemps Limited la risibile miseria di 300mila euro - a 2,4 milioni in valuta europea. Fatto è che il real estate monegasco è stato stravolto, con una crescita delle quotazioni del 30% in tre anni, in seguito all’arrivo a Montecarlo di orde di ricconi russi con adolescenti dalla coscia chilometrica al seguito (si riconoscono in base alla regola del 20: i ricconi sono vent’anni più vecchi, le gnocche venti centimetri più alte). «Di fatto non c’è immobile che possa resistergli. Arrivano con le valigie piene di soldi e se vogliono qualcosa se la comprano. A qualunque prezzo», dice Mereto.
Intanto, la processione degli italiani in vacanza sta portando altro ossigeno alle casse del Principato.
È il turismo della curiosità. Arrivano, leggono il nome Tulliani sul citofono, si scattano foto in posa con il cellulare e se ne vanno commentando. Testimoni a modo loro, almeno così credono, della storia. Una gran brutta storia.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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