Montemarano indaga dove ci porta la follia

La «spifferata» giunge attraverso i fratelli Pedrotti, amici d'infanzia, mentre ancora sudati straparlano nella palestra di Giovanni, il protagonista dell'ultimo romanzo di Marco Montemarano, In questa vita no

Montemarano indaga dove ci porta la follia
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La «spifferata» giunge attraverso i fratelli Pedrotti, amici d'infanzia, mentre ancora sudati straparlano nella palestra di Giovanni, il protagonista dell'ultimo romanzo di Marco Montemarano, In questa vita no (Fazi, pagg. 285, euro 18). L'uomo che vive e lavora a Roma, ma vanta trascorsi da piazzista di successo in mezza Europa ignorava che la compagna Alessandra, con la quale ha una relazione da due anni, avesse annegato il figlio di otto mesi nell'Adriatico, mentre trascorreva le vacanze assieme al marito Saverio (dal quale ora è separata) e ai figli più grandi, Isabella e Stefano. Il processo che ne è seguito, archiviato da un decennio, si è concluso con l'assoluzione per incapacità di intendere e di volere: la depressione puerperale può essere devastante anche se a subirla è un'avvocato che dirige uno studio legale in un quartiere-bene della capitale. Assolta «in quanto pazza», Alessandra superficialmente è anche guarita; eppure la terribile scoperta, suffragata dalla tardiva, frenetica lettura di una quantità di articoli di cronaca nera, mette in crisi un rapporto già instabile. Giovanni, infatti, si dimostra incapace di gestire la situazione in modo non offensivo, spingendosi fino a occultare un coltellaccio sotto il cuscino della poltrona, nel caso l'assassina fosse ancora pericolosa. «Ero terrorizzato all'idea che quella donna molto più piccola di me potesse farmi del male».

Il romanzo si sviluppa seguendo una linea di inchiesta e recupero del passato che riesce a tenere a bada l'inevitabile morbosità del tema, senza peraltro perdere di vista la frequentatissima palestra gestita dal protagonista, sorta di imbuto spazio-temporale dove convergono le variegate vite dei personaggi; occhio del ciclone e luogo neutro, vi si incontrano ex compagni di liceo, amici di famiglia, figure più o meno domestiche con le quali si intrattengono relazioni mai del tutto impersonali. Una sorta di sistema concentrazionario al quadrato, visto che l'intreccio è a sua volta oggetto di una seconda narrazione: Giovanni, infatti, ha pubblicato un romanzo che drammatizza le esistenze dei suoi amici tanto da suscitare le loro proteste, un po' come accade nella seconda parte del Don Chisciotte.

Alla fine, il garbuglio sarà sciolto con una soluzione accettabile che non oscura il fondo riflessivo del romanzo, impegnato a indagare la mutevolezza della personalità e il rapporto, che non è mai di semplice causa ed effetto, che la lega alle nostre azioni.

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