Monti dice una cosa di destra "Il posto fisso? Che noia" E fa infuriare tutta la sinistra

Il premier ai giovani: "Devono abituarsi all'idea che non avranno il posto fisso". Sindacati e sinistra insorgono: "Monti va licenziato per giusta causa"

Monti dice una cosa di destra "Il posto fisso? Che noia" E fa infuriare tutta la sinistra

Una polemica scontata perché non appena parli di mobilità, di lavoro e di articolo 18 scoppia subito la bagarre. Con quel "che monotonia" riferito al mito italiano del posto fisso, il premier Mario Monti lancia la sfida a superare tutta l'ideologia con cui viene caricato il mercato del lavoro, ma raccoglie numerose polemiche e violenti attacchi dai sindacati e dalla sinistra. "Il posto fisso diventa monotono quando uno ce l’ha, e ti puoi guardare intorno - ribatte il leader del Pd Pierluigi Bersani - quando non ce l’hai è desiderabile". Mentre il centrodestra accoglie positivamente la "provocazione" del Professore, il centrosinistra inizia a mostrare una certa insofferenza nei confronti del governo tecnico dimostrando tutta l'ideologia con cui da sempre affronta le tematiche del lavoro.

Il posto fisso? "Che monotonia", dice il professore in una intervista a Matrix ribadendo che "i giovani devono abituarsi all’idea che non avranno il posto fisso". Una presa di posizione decisa e coraggiosa fatta scivolare nel corso della conversazione con Alessio Vinci, che si va a saldare a quella per cui l’articolo 18 non può e non deve essere un tabù: "Può essere pernicioso per lo sviluppo dell’Italia e dei giovani, in certi contesti e abbastanza accettabile in altri contesti". Secondo il presidente del Consiglio, infatti, "bisogna modificare il sistema di flessibilità in entrata e in uscita" e "ovviamente ci vuole una riforma degli ammortizzatori sociali che vada nel senso di tutelare il singolo lavoratore quando deve cambiare lavoro senza negare la tutela del lavoratore a un posto che diventa obsoleto".

La presa di posizione del Professore piace al centrodestra. Il centrista Pier Ferdinando Casini plaude al premier facendo presente che la sua "provocazione mira ad aprire un grande dibattito su questo tema nel Paese". Secondo il leader dell’Udc, infatti, "sarebbe da provinciali non accoglierlo capendo che cosa c’è dietro". Secondo l'ex ministro del Lavoro Maurizio Sacconi, Monti ha solo constatato che nelle economie moderne i modi di produrre e organizzare i beni e i servizi cambiano velocemente, così come cambiano i rapporti di lavoro. "Le insicurezze possono essere rovesciate in sicurezze attraverso la possibilità e la volontà di accedere alle competenze", ha fatto notare Sacconi secondo cui la tutela del lavoro non è più affidabile a istituti giuridico difensivi ma nell’integrazione tra apprendimento e nel continuo aggiornamento del saper fare.

Immediata la reazione della sinistra e dei sindacati che vanno subito all'attacco. In una intervista ad Avvenire, il leader della Cisl, Raffaele Bonanni, ha lanciato un chiaro avvertimento al premier invitandolo a non andare allo scontro: "Perderà l’Italia". Il sindacalista sottolinea che "cancellare l’incantesimo" delle contrapposizioni cessate con l’avvento del nuovo governo "sarebbe folle, assurdo, imperdonabile" e avverte che quando si è trattato di mettere mano alle pensioni era ancora la fase "della luna di miele" ma che "un nuovo strappo non sarebbe tollerato". Molto dura anche la leader della Cgil Susanna Camusso che, al termine dell'incontro col governo sulla riforma del lavoro, invita il premier a guardare alle "persone che non possono annoiarsi perché stanno disperatamente cercando un lavoro". La sindacalista sottolinea la "disperazione di tante migliaia di persone" e dice: "Più che fare delle battute bisognerebbe indicare loro quale strada il Paese intende intraprendere".

Il tam tam è immediato. Dure critiche anche dal vicepresidente dei senatori del Pd Nicola Latorre intervistato da Agorà. "È stata una delle peggiori performance televisive di Monti. Teorizzare che la società non è dinamica perché c’è l’articolo 18 e perché c’è il posto fisso è una sciocchezza". La Federazione della Sinistra propone di "licenziare Monti per giusta causa". Il vicecapogruppo dell’Idv, Antonio Borghesi, entra a gamba tesa: "Monti ha sbagliato profondamente e dovrebbe chiedere scusa a tutti quegli italiani che in questo momento vivono un momento estremamente difficile". E lo invita a chiedere scusa a tutti gli italiani che sono disoccupati. Il presidente della Provincia di Roma, Nicola Zingaretti, parla di "battuta infelice" e rimane convinto che "la vera tragedia in Italia sia la disoccupazione e il lavoro precario". Paolo Ferrero accusa il Professore di essere un "invasato irresponsabile", Oliviero Diliberto lo invita ad andare a spiegare la monotonia ai precari.

L'ex ministro della Gioventù, Giorgia Meloni, fa notare che la flessibilità è un elemento del mondo del lavoro con cui i giovani fanno i conti da diverso tempo. "Chi sembra invece non averlo capito sono le banche e gli istituti di credito che, senza busta paga e, appunto la garanzia di un lavoro a tempo indeterminato, non fanno nulla e non concedono mutui per l’acquisto della prima casa - commenta la Meloni - il nodo quindi non la mobilità, ma il precariato e l’instabilità del posto di lavoro, che rendono la maggior parte dei ragazzi e delle ragazze al primo impiego".

Proprio per questo, il governo Berlusconi aveva costituito un fondo di 50 milioni di euro destinati alle giovani coppie che, pur avendo un impiego a tempo determinato, potessero accedere a un finanziamento agevolato per l’acquisto della casa.

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