Moratoria per Pannella

Ancora una volta il Vecchio Corvaccio Bianco ne ha fregati molti. Leggete le agenzie, guardate i telegiornali, che il Vecchio radicale contesta ogni giorno, accusandoli di ignorarlo: parlano ancora una volta di lui e della grottesca cerimonia messa in piedi, perché per qualcosa bisogna pur digiunare, se altre idee non ne hai, e più provochi meglio ottieni. Ieri mattina la conferenza stampa l’hanno celebrata nella storica sede al centro di Roma, dove digiunano, e poi digiunano ancora, Hanno premiato il rapporto annuale della dottoressa Elisabetta Zamparutti, la quale, appena laureata, già giurista veniva definita, mentre in realtà metteva in fila un po’ di numeri, e ora è pure deputato e come ogni anno ci consegna un inutile rapporto sulla pena di morte nel mondo. Hanno premiato Romano Prodi, ricomparso in società come una debuttante diciottenne riluttante eppur vogliosa, l’hanno premiato in quanto abolizionista dell’anno. Intorno al premiato il suo vecchio staff presidenziale, Parisi, Siriana e Santagata, ma anche Elettra Deiana e Giovanni Salvi. I liberali, liberisti, libertari si sono ridotti così, a convocare la sinistra estrema e sconfitta, antiamericana e leninista.
La cosa interessa qualcuno, cambia qualcosa, serve? Naturalmente no, ma a Marco Pannella and company interessa esclusivamente perpetuare se stessi e le proprie associazioni, che un bel po’ di soldini li ottengono sempre, pescando tra Radio Radicale, fondi nazionali, fondi europei. Per ottenere questo digiunar bisogna.
Ieri alla conferenza stampa se la sono cantata e se la sono suonata. Siccome alle Nazioni Unite hanno strappato un voto di moratoria, ovvero di interruzione puramente formale delle condanne capitali che nessuno rispetta, si sentono oggi i più fichi del bigoncio, e insieme a Romano Prodi fingono che sia tutto vero: che la moratoria sia qualcosa, per esempio, che gli americani o, peggio, i cinesi, ma anche i giapponesi, conoscano; che quel che le Nazioni Unite proclamano abbia un qualche valore.
Non paghi della vetrina della conferenza stampa, ieri sera, a partire dalle ore 19,30, i Radicali hanno indetto una manifestazione di fronte a Palazzo Chigi, in occasione della visita in Italia del Presidente dell’Irak Nuri Al Maliki. Il Presidente iracheno è stato ricevuto dal Presidente del Consiglio italiano, Silvio Berlusconi, e oggi incontrerà il Pontefice, Benedetto XVI a Castel Gandolfo. Il Partito Radicale Nonviolento Transnazionale Transpartito, Radicali Italiani e l’associazione Nessuno tocchi Caino, che tutti assieme sono una bella balla da digerire, a sostegno dell’iniziativa non violenta di Marco Pannella, il quale si dichiara in sciopero della fame da oltre 18 giorni, manifestano per chiedere al Governo italiano di fare propria la richiesta di un equo processo per Tareq Aziz e affinché la moratoria della pena di morte valga anche per il vice di Saddam Hussein.
Perché mai la vita di Tareq Aziz dovrebbe interessarci più di quanto non ci siamo occupati della sorte di Bruno Contrada? Ecco qua. Il Segretario di Nessuno tocchi Caino, Sergio D’Elia, ex Prima Linea ed ex deputato del governo di Romano Prodi, ha sottolineato come la campagna per salvare la vita a Tareq Aziz non sia «un mero atto umanitario, quanto piuttosto politico, per garantire il rispetto del diritto e della legalità». D’Elia ha infatti ricordato come ad Aziz sia «stata negata ogni garanzia processuale. Insomma, in Irak non c’è più democrazia, quella che trionfava con Saddam e Tareq. Rincara la dose l’ex Presidente del Consiglio Romano Prodi, che ha ricevuto da Nessuno tocchi Caino il premio “L’Abolizionista dell’anno 2008”: «La campagna per Aziz ha un fortissimo valore simbolico, a indicare la disponibilità al rispetto della vita umana».
Siccome a lui non gli basta mai, come diceva il Gastone di Petrolini, Marco Pannella aggiunge qualche altro elemento di «gialla» confusione. Sostiene che a fine febbraio 2003 sembrava possibile un rinvio dell’inizio della guerra; e che il presidente americano George W. Bush, preso atto che l’esilio di Saddam si stava configurando come possibile, per questo scatena la guerra: «Noi lo dicevamo prima delle rivelazioni diffuse da El Pais sul fatto che Saddam avrebbe chiesto un milione di dollari per lasciare il Paese. Ricordo che il 18 gennaio del 2003 dissi da Radio Radicale, avendo evidentemente raggranellato notizie, che occorreva dare forza politica alla possibilità che ci fosse davvero una alternativa, con le dimissioni o l’esilio di Saddam.

C’eravamo riusciti a tal punto che probabilmente il presidente degli Stati Uniti ha anticipato la data della guerra perché la pace stava scoppiando...». Ragazzi, Pannella è così, un cappuccino in meno e cambiano le sorti del mondo.
Maria Giovanna Maglie

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