La Moratti prova a copiare Alemanno "Anche a qui quartieri da abbattere"

Il sindaco interviene sulla questione lanciata dal primo cittadino di Roma: "Possibili interventi in aree degradate"

La Moratti prova a copiare Alemanno 
"Anche a qui quartieri da abbattere"

Abbattere le case degli orrori per ricostruirle. Perchè costa meno disfare e rifare da capo che mettere le toppe. L’idea è rivoluzionaria, ma rischia anche di scatenare la rivolta dei residenti, per questo a Palazzo Marino ci vanno con i piedi di piombo. Almeno con le parole. Quella del sindaco di Roma Gianni Alemanno nei giorni scorsi è sembrata una boutade estiva, "vogliamo radere al suolo i palazzoni di Tor Bella Monaca" ha dichiarato. A Milano si dovrebbe passare già nel 2011 dalle parole ai fatti, perchè sull’abbattimento del quartiere popolare dell’Aler tra via Giambellino e il Lorenteggio i tecnici degli assessorati all’Urbanistica e alla Casa lavorano in concreto da qualche mese e contano di presentare nei prossimi progetto e piano di "micromobilità". Cioè traslochi temporanei in alloggi all’interno dello stesso quartiere, per non scombinare la vita delle famiglie. Il sindaco Letizia Moratti ieri si è sbilanciata: "Ci sono situazioni che potrebbero richiedere interventi di questo tipo, le stiamo esaminando con gli assessori competenti". Poi ha frenato e fatto diffondere una nota per precisare che "non c’è alcun progetto allo studio che prevede una simile eventualità". Cautela è la parola d’ordine, ribadiscono fonti interne all’assessorato all’Urbanistica. Perchè svelare il progetto su cui il Comune lavora prima che ad ogni alloggio da sgomberare corrisponda una soluzione vicina rischia di alzare un polverone e far saltare tutto. Il trasloco temporaneo richiederà un’opera di lunga mediazione con gli inquilini e i sindacati, il Comune pensa di demolire e costruire ex novo in tempo record per rendere più breve possibile il disagio, assicurerà a tutte le famiglie il rientro e anche la metratura già a disposizione, non un alloggio più piccolo. Semmai, più confortevole. Anzi, per rendere meno "indolore" il trasferimento temporaneo potrebbe offrire anche gli alloggi comunali nuovi di zecca, quelli realizzati con il progetto Abitare 1 e Abitare 2, in via Giambellino ad esempio, o via del Ricordo e via degli Appennini. L’assessore alla Casa Gianni Verga, dell’Udc, precisa che non tutti i palazzi del Giambellino potrebbero essere abbattuti, "stiamo esaminando quanti e quanti alloggi demolire, ma la struttura è molto fatiscente e costa meno realizzare ex novo". Una strada, ricorda, già scelta per due torri di via Tofano 5 o per i sessanta alloggi di via Barzoni, le "casette" tutte da abbattere, perché hanno tanti problemi, tra cui l'amianto, che ristrutturarle costerebbe di più. Un "esperimento che farà scuola", avevano assicurato l’anno scorso l’assessore Verga e il presidente di Aler Loris Zaffra. E infatti da allora il Comune ha iniziato a pensare in grande. Arrivando a scegliere uno dei ghetti più criticati della città per i livelli di degrado. Dopo, potrebbe toccare a quello di via Mecenate, o al quartiere San Siro.
Nel piano di mobilità il Comune ha in carico il trasloco di ogni famiglia, dall’imbiancatura all’imballaggio degli arredi, fino al montaggio dei mobili nell’alloggio di destinazione, le spese di trasferimento (luce, gas, telefono per esempio) e i costi relativi alle spese contrattuali del nuovo alloggio. Ma il Pd è già spaccato.

Il vicepresidente in consiglio provinciale Roberto Caputo elogia i vantaggi dell’operazione ma "la sostengo da molti anni, la Moratti si accorge con 5 anni di ritardo che esistono questi problemi, assomiglia a una demagogica promessa elettorale". Per il segretario milanese del Pd Roberto Cornelli invece che "è un’idea allarmante" e si augura che sia "l’ennesima imprudente dichiarazione propagandistica".

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