Moresco non ci vede più. Ma ha gli occhi di un Messia

Il mondo sprofonda in un'eterna notte. Nessuno sa spiegare come mai. Ci pensa l'autore, noto visionario

Moresco non ci vede più. Ma ha gli occhi di un Messia

Io non saprei come venirne a capo, so solo che Antonio Moresco si offese a morte quando, a un certo punto del suo percorso letterario, gli detti del prete. In seguito, quando intorno a lui si formò una cerchia di moreschiani che sembrava una setta, mi sembrò un guru. Di certo, fra gli scrittori italiani è il più visionario in assoluto, se dovessi paragonarlo a un pittore direi che è l'El Greco della letteratura.

Il problema è che lo avevo sottovalutato: Moresco non è né un prete né un guru né il Papa: è convinto di essere un nuovo messia. È come un Celentano, un Joan Lui con un talento visionario smisurato. Per questo non so come venirne a capo, appena uscito dalle cinquecento pagine del suo ultimo romanzo, Canto del buio e della luce (Feltrinelli). Non so cosa dirvi perché sono uno scrittore e non sono un critico né una crocerossina che vuole staccarlo dalla croce che si è costruito per mettersi in croce.

Vado, piuttosto, al dunque. A un certo punto nel mondo va via la luce. Non la corrente, magari, ma proprio la luce, tutto diventa buio, tutto l'universo diventa buio. Non si sa perché, e tutto il romanzo si svolge nel buio, con personaggi che parlano nel buio, con la voce narrante che parla nel buio, e in mezzo c'è un grande marasma di gente che cerca la luce. Dentro c'è molta scienza, ma mutuata soprattutto da Carlo Rovelli, molta fisica che finisce inevitabilmente nella metafisica di Moresco, e ci sono pure Papa Francesco e la Chiesa, Putin e la guerra in Ucraina, Jeff Bezos che spera che continuino a vendersi le sue merci, e figure fiabesche (purtroppo senza la potenza di Canti del caos) come Tania, una ballerina che balla ormai nel buio, Sbrego, un pornoattore che «non riesce a trovare i buchi dove ficcarlo», e tanti altri che non riescono più a fare niente perché è diventato tutto buio.

Insomma, si è spento il Sole? (...E chi l'hai spento sei tu... forse?). No. A un certo punto si fa avanti l'ipotesi che l'Intelligenza Artificiale abbia ridotto tutto a un minuscolo punto. «Ma nessuno riesce a capire perché tutto il mondo, prima a poco a poco e poi sempre più velocemente, sta diventando buio, come se una cascata di luce stesse diventando una cascata di buio». Il cinema? Finito. «Come è possibile girare di giorno con l'effetto notte, è possibile anche girare di notte con l'effetto buio?». «No, non si può girare di notte con l'effetto buio».

Nonostante tante letture scientifiche, ci sono le proverbiali domande esistenziali di Moresco, lì diventa un Marzullo con talento letterario e visionario. Una per tutte: «Chissà come sono nati gli occhi? Chissà come è nata la luce? Saranno venuti prima gli occhi o sarà venuta prima la luce? Gli occhi per vedere la luce o la luce per essere vista dagli occhi? Sarà stata la luce a suscitare e inventare degli occhi che possano vedere le cose del mondo nella luce o saranno stati gli occhi a suscitare e inventare la luce?». Il punto è che Moresco, si capisce, fa un sacco di fatica per mettere su queste cattedrali di pensiero, fossero cattedrali vere ti crollerebbero in testa, ma campate così per aria da Moresco cosa fai? Leggi. Sperando che non arrivi a chiedersi se è nato prima l'uovo o la gallina, perché Moresco è un grande scrittore, ci si passa sopra.

Quindi, con pazienza, si procede nella lettura per capire che cosa è successo, solo che non lo sa neppure Moresco, perché è un visionario. Non gli sta bene ciò che sappiamo scientificamente, non gli sta bene il capitalismo, non gli sta bene il comunismo, ma che metafora è questa del buio? Dovete andare avanti per scoprirlo, dovete entrare in questo frullatore impazzito e messianico e alla fine... boh. Perché alla fine la voce di Moresco è Gesù, si trasforma in messia, crocifisso da bambino, con il cielo che si riempie di fiori di luce, anche se dura poco. Dopo più di quattrocento pagine siamo ancora a: «Dove posso andare, adesso che non c'è più e non ci sarà mai più la luce nel mondo? Perché è stata fatta risorgere per l'ultima volta la luce? Perché è stata fatta risorgere per poi farla morire di nuovo? Perché anche il mio supplizio è stato trasformato in un fugace fuoco artificiale di luce? Sarebbe questa la mia resurrezione, la mia ascensione?». Antonio, se non lo sai tu.

Credo che ormai solo gli adepti moreschiani stretti riescano a arrivare alla fine, ma è così per ogni misticismo, non mi sento di condannarlo. Tuttavia Moresco ci rassicura, con una postfazione, che il libro ha avuto l'approvazione di un certo numero di persone a cui l'ha fatto leggere prima di pubblicarlo, tra cui l'immancabile Carla Benedetti, Alessandro Piperno, e il fisico Ignazio Licata (io ci avrei messo anche un teologo).

Inoltre Moresco fornisce al lettore anche la sua spiegazione di come deve essere compreso il romanzo per chi non ci avesse capito un tubo: «Questo non è un pastiche mimetico orizzontale, una manipolazione astraente di voci, un puzzle, un collage, ma una messa in forma e in buio di tensioni figurali e conoscitive non distanziate e normalizzate ma prese e travolte dentro un turbine che accoglie e dinamizza una massa autonoma, vorticosa e selvaggia di conoscenze e di voci spinte fino al canto».

A me va benissimo, è sicuramente così, chi sono io per mettermi a contestare un messia. Però poteva anche aggiungere il nome del suo pusher, i segreti importanti li tiene sempre tutti per sé, Antonio.

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